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Tredicesima, altro taglio alle tasse: il piano del governo

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Antonio Rapisarda
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L’impegno è rendere «strutturale» per i redditi medio -bassi ciò che il decreto Lavoro ha appena stabilito, strappando clamorosamente a Cgil e Uil e alle comparse del Pd la narrazione del Primo maggio: quel taglio del cuneo fiscale per i lavoratori, «il più importante degli ultimi decenni», di cui Giorgia Meloni a nome di tutto il governo si è detta «profondamente fiera». Il giorno dopo il varo del dl – su cui l’esecutivo ha scelto di investire tutto lo scostamento di bilancio e le risorse liberate da quelle che ancora la premier, nel suo video-commento, ha definito «scelte coraggiose su superbonus e accise» – è stato il ministro del Lavoro Marina Calderone a ripercorrere il tragitto delle misure anti-inflazione che porteranno fino a 100 euro in più al mese nelle tasche dei lavoratori dipendenti. 

«Siamo arrivati ad un taglio del cuneo fiscale importante – ha rivendicato a Radio24 –. Noi siamo partiti con la manovra di bilancio riconfermando il taglio di due punti poi abbiamo aggiunto un ulteriore taglio di un punto per i redditi più bassi: e oggi con tutte le risorse a disposizione siamo tornati sul tema di come restituire a famiglie, lavoratori e lavoratrici una parte della contribuzione versata». Non sarà un impegno temporaneo, ossia solo fino a dicembre. La promessa è quella di lavorare «per rendere strutturale questo intervento», ha aggiunto Calderone rispondendo alle opposizioni e rilanciando allo stesso tempo l’approccio tenuto dal governo in questi primi sei mesi: «Agire con prudenza, con attenzione ai conti». Ma per rendere strutturale il taglio del cuneo, ha ricordato la titolare del Lavoro, servirebbero 10 miliardi.

 



IL TESORETTO
Taglio che l’esperto fiscale dell’esecutivo, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, quantifica nelle proporzioni illustrate da Meloni: «Il serbatoio sono i 3 miliardi sul 2023 e una parte dei 4 miliardi del 2024», ha confermato nel corso dell’audizione sulla riforma fiscale nelle commissioni Finanze congiunte. Con questo “tesoretto” «possiamo arrivare agli 80-100 euro, di cui si è parlato, in busta paga». Il viceministro Leo ha anche annunciato che è allo studio un abbassamento delle tasse sulle tredicesime. «Per il lavoratore dipendente non escludiamo di pensare che una retribuzione straordinaria - è tutto da valutare in base alle risorse -come ad esempio la tredicesima», ha spiegato, «venga assoggettata ad una tassazione più bassa per mettere più soldi nelle tasche degli italiani nell’ultimo mese dell’anno. È una cosa che già c’è nella delega, che dobbiamo sperimentare e vedere come costruirla».

A confermare che l’operazione sociale dell’esecutivo ha colto nel segno è giunta poi la plateale spaccatura del fronte sindacale. Se per la Cgil di Landini e la Uil Bombardieri resta tutto il disagio per «l’offesa» di un decreto che ha oscurato il “loro” 1° Maggio, di diverso avviso sia l’Ugl di Paolo Capone («Il governo ha sostanzialmente recepito le misure che abbiamo richiesto nei mesi scorsi») che la Cisl per la quale il decreto il Primo maggio «non è stata una provocazione». Pacchetto promosso proprio dal leader Luigi Sbarra, che ha dato semaforo verde pure sui contratti a termine: «È giusta la direzione di affidare durate, proroghe e rinnovi alla contrattazione collettiva». Chi non si dà pace, senza però trovare unità, sono le opposizioni. Matteo Renzi ha preso di mira le parole di Meloni per rivendicare i vecchi fasti: «Questo taglio di tasse, un taglietto, è molto più piccolo di altri interventi. Per esempio vi ricordate gli 80 euro? Giorgia Meloni se li ricorda perché li definiva mancia elettorale. Bene, gli 80 euro valgono 10 miliardi».

Più sfumata la critica di Calenda che pur contestando la realtà dei 100 euro non rinuncia a prendere le distanze dal Pd: «Non mi unisco alla sinistra che dice che è grave tagliare tasse il giorno del lavoro». A proposito di Pd, se Elly Schlein (attaccata dai calendiani per la proposta della patrimoniale) si prepara ad andare al traino della Cgil nelle mobilitazioni previste a maggio, a tuonare ci ha pensato il capogruppo al Senato Francesco Boccia per il quale «c'è una quota che non si ritroverà in tasca dei soldi in più: quelli che perdono il Reddito di cittadinanza, quelli che hanno i voucher, quelli che vedono il contratto a termine prolungarsi visto che è consentito». Versione smentita dal ministro Calderone per la quale la revisione dei contratti a termine «non comporta rischi di precarizzazione» trattandosi di un intervento che resta limitato entro i 24 mesi e che «affida alla contrattazione collettiva la definizione delle causali».

MAGGIORANZA COMPATTA
Grande soddisfazione dal resto della maggioranza. Per il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon è stato fatto «un grande intervento, che era necessario vista anche l'inflazione. Quattro punti sono più soldi in tasca ai lavoratori e lavoriamo per confermare la misura anche per il 2024». Per il ministro delle Politiche del Mare Nello Musumeci si è trattato di un «segnale forte, non solo perché varato nel giorno del Primo Maggio ma anche perché, pur nella ristrettezza delle risorse finanziarie, dà segnali concreti verso gli obiettivi deboli cui guardiamo fin dall'inizio». Più che soddisfatta anche Forza Italia, con Antonio Tajani che rivendica il sostegno ai lavoratori, «soprattutto quelli che guadagnano di meno che troveranno in busta paga aumenti sostanziosi. Direi che abbiamo fatto un buon lavoro, abbiamo investito un tesoretto che si era risparmiato, per aiutarli».

 

 

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