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Dario Nardella? "A chi ha tolto le multe": scandalo per il sindaco Pd

Tommaso Montesano
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Un consigliere comunale di opposizione in catene davanti al comando della Polizia municipale. E cinque multe non pagate a causa di altrettante infrazioni commesse da due autovetture «intestate a un parente di un componente della Giunta del sindaco Dario Nardella». E il «componente» in questione, specifica sibillino davanti ai giornalisti il capogruppo di Fratelli d’Italia a Firenze, Alessandro Draghi, l’uomo che ha sollevato il caso che imbarazza il primo cittadino fiorentino, si trova «più su del consigliere comunale...». A Palazzo Vecchio è esploso il “multa-gate”. Cinque irregolarità in altrettanti posti, per un importo intorno ai 500 euro, i cui relativi verbali vanno dall’8 novembre 2020 al 24 novembre 2021. Cinque infrazioni in capo a due automobili diverse: una Nissan e un veicolo elettrico Piaggio. Irregolarità, così arriva all’orecchio del consigliere Draghi da una segnalazione di alcuni cittadini, che non risulterebbero mai state sanate. E questo mentre «i fiorentini, i pendolari e tutti i viaggiatori che devono attraversare la città, sono martoriati dalle multe». Basti pensare, ricorda Draghi, che «per il 2023 la Giunta Nardella ha messo a bilancio 110 milioni» di sanzioni. Tra queste non ci sono quelle delle due vetture «utilizzate da una figura importante di Palazzo Vecchio». Il guaio, per il Comune, è che l’esponente di Fratelli d’Italia vuole vederci chiaro: fin dal 19 gennaio scorso chiede un accesso agli atti per visionare i verbali relativi alle infrazioni. Vuole capire perché non sono state pagate: Archiviate per autotutela? Per un ricorso al Tar? 

 

 

 

IL NODO PRIVACY 
Niente da fare, il comando della Polizia municipale si trincera dietro la privacy. «Mi hanno risposto che supera il diritto all’accesso del consigliere comunale». Draghi insiste, ma non trova un muro di gomma. Così, ieri, si piazza davanti al portone del Comando, al piazzale della Porta al Prato, con tanto di catena al collo. «Ho chiesto per tre volte, in quattro mesi, di conoscere le motivazioni delle archiviazioni delle multe, ma il mistero è rimasto. E mi è venuto il sospetto...». Le voci, in città, corrono. Una di queste, non confermata, azzarda che sia coinvolto in prima persona lo stesso sindaco Nardella, con le due vetture “incriminate” che sarebbero intestate alla moglie. «I fiorentini devono sapere se c’è qualcuno che fa il furbetto, se qualche dipendente ha voluto fare un piacere al parente del politico, oppure se è tutto regolare, la mia è una richiesta legittima», insiste Draghi. Mezz’ora dopo l’inizio della protesta, il capogruppo di Fratelli d’Italia viene chiamato dal vicecomandante della Polizia municipale. «Ho ricevuto certezza che mi è stata mandata una comunicazione via Pec». Si tratta di una prima, parziale risposta alla richiesta di accesso agli atti. E certifica che le infrazioni sono, appunto, cinque: la prima archiviata da parte dell’«agente accertatore» in quanto il veicolo sanzionato era elettrico e quindi autorizzato al transito; la seconda per un passaggio in una corsia preferenziale; la terza e la quarta per ingressi nella Ztl; la quinta il cui verbale risulta genericamente «non pagato in misura ridotta». Ad eccezione dell’ultima, su cui resta il mistero, e della prima, frutto di un errore, le altre tre infrazioni sarebbero state archiviate perché la targa risulterebbe comunque «autorizzata».

 

 

 

LA BEFFA

Si vedrà se Draghi si accontenterà di queste spiegazioni: «Di una multa non sappiamo nulla, e poi non mi danno i verbali. Sono soddisfatto a metà. Sono pronto a incatenarmi nuovamente se non mi saranno forniti tutti i documenti per dimostrare la fondatezza delle archiviazioni». E poi c’è beffa. Nel senso che l’amministrazione comunale di Firenze, quindi Nardella, replicando a Draghi annuncia sì l’avvio di un’«indagine interna» su quanto accaduto. Ma non per fare luce sulle archiviazioni delle sanzioni, ma per «comprendere come sia possibile che un consigliere comunale possa apprendere informazioni sensibili su privati citadini. Questi dati non possono peraltro essere oggetto di richiesta di accesso agli atti per finalità istituzionali». 

 

 

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