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Meloni e Zelensky, il retroscena: "Di cosa non dovete parlare"

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La strada per la pace in Ucraina, strettissima, per qualche ora passerà anche da Roma. Oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarà nella capitale e incontrerà Papa Francesco, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni in una città blindata. "Siamo e resteremo al fianco di Kiev - ha ribadito la presidente del Consiglio -. Il sostegno al popolo aggredito dall’invasore russo è una scelta convinta e doverosa, in difesa dei valori occidentali e quindi assunta anche nell’interesse nazionale. Si tratta di una scelta che il mio partito ha fatto quando stava all’opposizione e che ha ribadito quando è stato chiamato a governare".

Politicamente, però, non mancano le insidie. L'alleato Matteo Salvini ha chiesto a Zelensky di "non parlare di armi", ma forse non sarà così. Podolyak, consigliere del presidente, in una intervista al Corriere della Sera, ha ringraziato il governo italiano per il sostegno manifestato alla causa ucraina ma anche messo tra i punti in agenda quella dei missili a lungo raggio, conditio sine qua non per la controffensiva di Kiev. "Meloni - scrive Francesco Vederami nel suo retroscena sul Corriere della Sera - vuole assecondare le richieste ucraine e al contempo evitare gli scogli politici e mediatici che le si parano davanti. Così, per soffocare sul nascere la polemica dei neo-pacifisti grillini, ha smentito che userà i fondi del Pnrr per nuovi aiuti militari a Kiev".

I passi della premier saranno dettati probabilmente da quanto emerge dai report delle fonti militari italiane, secondo cui, scrive sempre Verderami, "l’Ucraina deve decidere se puntare su «un paio di obiettivi strategici» posti nel corridoio tra Donbass e Crimea, che se venissero conquistati «potrebbero influire» sull’esito del conflitto: ma la scelta è «molto complicata» perché il risultato «non è scontato»". E qui si torna ai missili a lungo raggio, che Zelensky punta a ottenere anche da Roma. A frenare Meloni, i sondaggi che vedono l'opinione pubblica sempre più restia a concedere altri aiuti economici all'Ucraina (dall'inizio della guerra sono stati stanziati 660 milioni di euro in aiuti militari, 310 in aiuti finanziari e 50 in aiuti umanitari), figurarsi ad armi che potrebbero contribuire ad "allargare" la guerra.

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