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Massimo Giannini smentito da Fitto: "Mai dette quelle parole alla Stampa"

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Il direttore Massimo Giannini colpisce ancora. Sulla Stampa, in prima pagina, campeggia il titolone: "Pnrr da rifare, basta soldi alle infrastrutture". Parola del ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto, "a colloquio" con il quotidiano torinese. Concetti lapidari e piuttosto sorprendenti per la veemenza con cui vengono espressi: il piano "è da smantellare" e i fondi devono essere "girati alle imprese". Sicuramente d'impatto, se non fosse che "nell’articolo apparso oggi sul quotidiano La Stampa, relativo al mio intervento ieri al Festival della giustizia penale a Modena, vengono riportate frasi e sintesi che io non ho pronunciato. A partire dal titolo, che fa riferimento all’inutilità dei fondi alle infrastrutture e allo smantellamento del Pnrr". La rettifica del ministro Fitto segue di qualche giorno l'analoga presa di posizione del collega ministro della Difesa Guido Crosetto, anche lui al centro di un "fantasioso" colloquio con la Stampa. Virgolettati sballati, titoli ben oltre il "giornalismo strillato". Viene quasi il dubbio che in certe redazioni buttare benzina sul fuoco sul dibattito politico stia diventando un modus operandi.

Nell'intervista su cui a questo punto occorre procedere con le molle, Fitto annuncia: "Porteremo in Europa fatti, non chiacchiere, per spiegare perché il Pnrr va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi. Altrimenti ci facciamo molto male". "Abbiamo monitorato l'utilizzo dei fondi Ue 2014-2020 - spiega il ministro -. Su 126 miliardi ne abbiamo speso il 34%. Vogliamo riproporre questo schema con i fondi del Pnrr che sono quasi il doppio, con meno della metà di tempo di spesa, regole e vincoli molto più rigidi? Giugno 2026 sembra lontano, ma è vicinissimo". Si tratterebbe, dunque, di uno "smantellamento con la revisione strutturale anche di alcuni obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi", partendo dalla constatazione che "gran parte del Pnrr non è spendibile. Non si può spendere tanto per spendere. Ciò comporterà il definanziamento di una serie di interventi non strategici, su cui abbiamo acquisito la certezza di non realizzabilità".

In ballo ci sarebbero le infrasttutture: "Quelle grandi non sono tutte realizzabili", ipotizzando poi un taglio del 30% delle medesime grandi opere. Per le piccole il problema invece è "la polverizzazione in decine di migliaia di progetti". "La Commissione - conclude Fitto nel colloquio - sembra formalmente collaborativa", ma resta il blocco da gennaio della terza rata da 19 miliardi: "Stiamo aspettando una risposta. Forse c'è un eccesso di attenzione". E sul resto del governo, gli altri ministri "all'inizio alzavano molte resistenze. Ora stanno collaborando perché hanno capito che così il Pnrr gli scoppierà tra le mani". Un po' come lo scoop a Giannini.

 

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