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Ursula von der Leyen, gaffe (pesante) sui torrenti: cosa ha detto a Venezia

Attilio Barbieri
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Dopo la gaffe di Timmermans all’Europarlamento c’è da registrare un’uscita infelice della numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Mentre il vicepresidente olandese aveva ricattato gli europarlamentari- «se non votate per intero il Green deal niente via libera alle tecniche di evoluzione assistita per i vegetali» - la capa dell’Eurogoverno si è prodotta a sua volta in una gaffe parlando a Venezia, ad un evento organizzato dalla Biennale dedicato al nuovo Bauhaus. Un contesto informale che deve aver indotto la politica tedesca a uscire dal copione ufficiale. «Il nostro piano per la ripresa, Next Generation Eu», ha spiegato, «prevede 6 miliardi di euro per l’Italia, destinati a ridurre i rischi di inondazioni e frane. Per esempio, sarà ripristinato il letto del fiume Po, con interventi di rimozione del cemento e riattivazione del verde lungo le rive, per lasciare spazio alla natura. Dobbiamo fare della natura il nostro partner nella lotta contro i cambiamenti climatici». Peccato che la cementificazione dei corsi d’acqua riguardi soltanto marginalmente il più importante fiume italiano che può contare su argini in materiali naturali e bacini di laminazione sufficienti a sgonfiare le piene. I tratti in cui il Po scorre fra rive cementificate sono quelli in cui lambisce i grandi centri abitati, ad esempio Torino e Cremona. Ma non potrebbe essere altrimenti. Né è immaginabile che si possano sostituire i murazzi nel capoluogo piemontese - fatti di approdi, arcate e rimesse delle barche - con argini di terra. Men che meno ricoperti di vegetazione.

 


E fra l’altro, proprio la vegetazione che si sviluppa rigogliosa e incontrollata sugli argini e perfino nei letti di torrenti e fiumi, è ritenuta fra le cause principali delle alluvioni. Tronchi, arbusti e frasche, sradicate dalla furia delle piene provocano l’effetto-tappo sotto le arcate dei ponti, e sono così all’origine delle esondazioni. Senza contare i danni che possono provocare direttamente a ponti e viadotti: qualora l’ostruzione sia completa non è infrequente assistere al crollo dell’infrastruttura. Il «verde lungo le rive» di cui parla Ursula von der Leyen può essere perfino più pericoloso del cemento cui si deve peraltro una accelerazione della velocità dell’acqua che diventa così più pericolosa, scagliandosi con una velocità maggiore contro gli eventuali ostacoli che potrebbe incontrare la piena. Non è un caso se sugli argini del Po esposti al transito delle acque non sia prevista la crescita di alberi o arbusti. Al contrario le rive vengono tenute le più pulite e sgombere possibili dalla vegetazione e non è infrequente che sulla sommità degli argini si trovino piccole strade che permettono di spostarsi rapidamente, in caso di necessità, nei punti critici. Ad esempio qualora la portata del fiume possa impensierire. A volte il verde non solo non aiuta a prevenire i disastri. Ma può addirittura provocarli, com’è stato evidente per l’alluvione in Romagna

 

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