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Autovelox e monopattini, rivoluzione-Salvini: ecco cosa cambia

Claudia Osmetti
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Stretta sui monopattini. Quei trabiccoli a due ruote, elettrici, che ti sfrecciano accanto sul marciapiede e, se non ci stai attento, finisci pure con la faccia per terra. Che zigzagano tra il traffico, spesso incuranti delle norme stradali, delle auto, dei bimbi a passeggio, dei pedoni. Che, diciamocela tutta, son pure pericolosi: veloci, alle volte persino truccati, imprendibili. A darci un taglio (anzi: a regolamentarli) è il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, Lega, che alla Camera dei deputati, nel corso di un question time che anticipa la “riforma” sul codice della strada, attesa in discussione per questo stesso mese, ieri, lo dice chiaro: per salire su un monopattino servirà il casco (obbligatorio), l’assicurazione (obbligatoria) e un contrassegno identificativo, insomma: una “targa” (anch’essa obbligatoria). Inoltre saranno previste sanzioni pesanti per chi pratica la sosta selvaggia (vedi alla voce di quei maleducati che parcheggiano lungo la via, magari davanti ai portoni d’ingresso dei palazzi, magari di traverso sul passo carrabile) e per chi guida contromano (ché uno pensa “non succede niente”, ma poi succedono gli incidenti, come la donna di 58 anni che, ad aprile, è finita all’ospedale travolta da un segway che procedeva in direzione opposta a quella consentita).

 


LA POLEMICA - Apritici cielo, monta (lo stesso) la polemica. E neanche tanto sui monopattini, quanto sulle biciclette. «L’annuncio di una stretta del governo sulle biciclette è privo di senso», sbotta, per esempio, il deputato dei Verdi Carlo Bonelli, «punisce chi decide di spostarsi in maniera eco-sostenibile». Per il collega dem Mauro Berruto si tratterebbe di «una misura fuori dal tempo che colpevolizza e bullizza gli utenti fragili della strada»; mentre Confindustria Ancma, l’Associazione nazionale dei cicli, motocicli e accessori, aggiunge la sua personale preoccupazione. Va specificato, tuttavia, che nella nota del Mit (il ministero delle infrastrutture e dei trasporti), uscita in serata e subito dopo il passaggio di Salvini a Montecitorio, non c’è alcun riferimento alle biciclette. Si fa accenno solo di monopattini.

 


LE TELECAMERE -  Tant’è. C'è dell'altro nel «pacchetto di misure normative e amministrative finalizzate a migliorare la sicurezza stradale» (che coi suoi 3.120 morti accertati, solo nel 2022, di certo non è un problema di secondo piano). Il segretario del Carroccio parla anche degli autovelox, su cui «stiamo lavorando perché siano uniformati a livello nazionale e siano uno strumento di utilità per salvare vite, non unicamente, come accade in alcune situazioni, un modo per fare cassa e rimpinguare le casse comunali» (tra l’altro l’Italia, in questo campo, detiene addirittura il record europeo: da noi, infatti, sono installati, da nord a sud, 8.073 rilevatori della velocità, contro i 3.813 della Germania o i 2.406 della Francia) e dell’alcol-lock. Tra le priorità del governo Meloni, non a caso, c’è «il contrasto alla giuda dopo aver assunto sostanze stupefacenti»: nel 2019 abbiamo contato, purtroppo, oltre 5mila sinistri dovuti al fatto che almeno uno dei conducenti coinvolti era alterato dal cosiddetto stato di ebbrezza, quasi il 10% del totale degli incidenti. Servono «più regole, più educazione e più sicurezza sulle strade italiane», conferma Salvini. Un modo per garantirla è, appunto, l’alcol-lock, quel dispositivo che impedisce alla macchina di partire se, seduta al volante, si trova una persona che ha bevuto qualche bicchiere di troppo: chi verrà condannato per aver guidato sotto l’effetto dell’alcol, quindi, sarà obbligato a dotare la propria autovettura di questa particolare tecnologia, che è già in uso in doversi altri Paesi europei e che è in grado di rilevare il tasso alcolemico dell’autista. Se è superiore a zero blocca il motore. Il ministro leghista, infine, annuncia attività formative in materia di circolazione stradale, con crediti al rilascio della licenza di guida attraverso corsi di educazione stradale nelle scuole dell’obbligo. Perché si comincia sempre da giovani a imparare le buone abitudini, specie quando sono anche norme di legge.

 

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