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Rachele Mussolini contro la sorella Alessandra: "Cosa penso di lei"

Salvatore Dama
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Mussoliniani, tendenza Alessandra. Così come chi a Parigi, nel ‘68, si definiva “marxista, tendenza Groucho”. La nipote del Duce porta il suo ingombrante cognome in territori politici di frontiera. E subito si scatena il caos “in famiglia”. Non è la prima volta che Alessandra Mussolini si espone sul tema dei diritti, anzi è diventata una consuetudine ricorrente. Ma occhio a liquidarla come una “matta” che parla a titolo personale. Perché Forza Italia, per distinguersi dagli alleati, forse dovrebbe essere proprio questo. L’avanguardia libertaria del centrodestra. Ereditando quelle battaglie pannelliane che avevano trovato casa nel pan-berlusconismo. Successe alla fine degli anni Novanta (e durò poco, per la verità). Ecco: definirsi “mussoliniani” nel 2023 finisce per avere tutto un altro significato. Vuol dire: essere a favore della registrazione dei figli anche se nati con l’utero in affitto; aprire all’adozione delle coppie omo; combattere la burocrazia che non riconosce il genere non binario; lottare contro l’omotransfobia, per non lasciare il monopolio della tutela dei diritti alla sinistra.

 

 

 

 

FLUIDO COME SI VUOLE

I mussoliniani di ultima generazione hanno la camicia arcobaleno, non nera. Sono meno fasci e più fashion. «Ognuno è fluido come vuole, forse lo divento anch’io», è il nuovo mantra di Alessandra, che declina un credo libertario da iniettare nella coalizione di governo. Secondo il principio che lo Stato non solo non si ficca sotto le lenzuola dei cittadini, ma evita anche di legiferare quando in ballo ci sono i sentimenti. O lo fa agevolando (e non osteggiando) le nuove famiglie. Che, oggettivamente, sono diverse rispetto a quelle immortalate nell’album fotografico della nonna. Anche The Times ha colto la transizione mussoliniana. E qualche mese fa le ha dedicato un ritratto titolato così: «La nipote del Duce sventola la bandiera Lgbt».
Nel frattempo Alessandra, che dopo una serie di esperienze televisive è tornata al Parlamento europeo in sostituzione di Antonio Tajani, prepara la “marcia su Bruxelles”. E poi chissà. «Gli Stati membri registrino gli atti di nascita indipendentemente dal modo in cui il figlio è stato concepito o è nato e dal tipo di famiglia da cui proviene, sia esso figlio di un genitore unico, di una coppia di fatto, di una coppia sposata ivi compreso il figlio con due genitori dello stesso sesso o adottato a livello internazionale in uno Stato membro da uno o due genitori».

 

 

 

È questo il testo di un emendamento alla relazione della commissione Libertà civili del Parlamento europeo sui diritti fondamentali presentato da Mussolini, che è la vice capodelegazione di Forza Italia all’Eurocamera. Alessandra, nei giorni scorsi, si era scagliata contro il Tribunale di Padova che aveva negato la registrazione. Presentando il suo emendamento ai giornalisti, Mussolini ha sottolineato come «il diritto può solo lambire l’isola della famiglia, ma non può inserirsi nelle famiglie, i bambini devono essere difesi da tutto e da tutti». Rispondendo a una domanda relativa alla diversa posizione del governo italiano in materia, l’eurodeputata ha risposto sottolineando che «compito dell’Ue è proprio quello di armonizzare le norme tra gli Stati membri e stimolare il raggiungimento di maggiori diritti civili che sono diritti individuali».

 

 

 

PARLAMENTO EUROPEO

A febbraio Mussolini aveva ingaggiato un’altra battaglia sul tema dei diritti. Recandosi all’ufficio del Parlamento Ue dedicato al rilascio dei lasciapassare diplomatici, aveva scoperto che, tra i dati da compilare per ottenerlo, era obbligatorio scegliere la propria identità di genere tra maschio o femmina. E basta: «Lo trovo un atteggiamento discriminatorio, quindi non intendo ricevere il lasciapassare». Non finisce qui. Perché va ricordato che, nell’estate 2021, Alessandra si schierò in favore del ddl Zan: «Oggi più che mai bisogna combattere tutti assieme le tante discriminazioni che, purtroppo, esistono ancora», sostenne. «Dicono che limita la libertà di espressione? Sono dell’idea che, in questo caso specifico, la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri». In quella occasione Mussolini si disse anche favorevole all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Però Alessandra non è l’unica politica che porta “quel” cognome nelle aule elettive. C’è anche Rachele, consigliere comunale a Roma con Fratelli d’Italia. Che si distanzia: «Credo che mia sorella sia arrivata a un punto in cui può dire tutto quello che le pare», ma sulla maternità surrogata «siamo tutti allineati nel centrodestra». 

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