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Fratelli d'Italia, sfregio a Elly Schlein: così prova a metterle le scarpe

Elly Schlein

Elisa Calessi
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I “lanzichenecchi”, per citare Alan Elkann, sono anche in Parlamento. E allora, almeno nel tempio della democrazia, diamoci un taglio. Basta con le scarpe da ginnastica e la cravatta sia obbligatoria per i maschi. Se la richiesta, fatta da tre deputati di FdI, dovesse passare, sarebbe una piccola rivoluzione che interesserebbe persino la comunicazione di alcuni leader. Dovrebbe dire addio alle sue amate sneakers, per esempio, Elly Schlein, la segretaria del Pd, per le quali sono diventatate un segno distintivo del suo look, dettaglio importante della sua immagine.

 

 

E insieme a lei dovrebbero farlo i tanti parlamentari grillini che, dal loro arrivo nel Palazzo, le hanno sdoganate. L’abbigliamento casual, volutamente informale, soprattutto agli inizi dell’arrivo in Parlamento del M5S, era un’appendice della lotta alla casta. Come lo era stato, prima, per qualche parlamentare della sinistra radicale. Ora, però, basta. O almeno è la richiesta contenuta in un ordine del giorno presentato all’ufficio di presidenza di Montecitorio da Salvatore Caiata, ex deputato del M5S ora nel partito di Giorgia Meloni, Fabio Pietrella e Luciano Ciocchetti, anch’essi di FdI. Il documento è stato presentato in occasione della discussione attorno al bilancio della Camera, all’esame dell’Aula in questi giorni. Nell’ordine del giorno si ricorda che nel bilancio di Montecitorio non esiste una voce che faccia esplicito riferimento al «decoro dell’istituzione» e «alla tutela della forma». Ci sono solo «consuetudini» divenute, nel tempo, «norma».

Ma, insomma, un regolamento vero e proprio non c’è. Si ricorda, poi, che l’istituzione Camera è frutto di una «tradizione secolare» che prende le mosse dallo “Statuto Albertino” per arrivare poi nostra Costituzione, carta fondante della democrazia. «Forma e sostanza», osservano i tre, vestendo i panni di professori che si ribellano alla decadenza dei costumi, «sono strettamente collegate», ne va della «credibilità» dello stesso Parlamento. Il problema è stato affrontato, negli anni, in modo occasionale, con delibere che via via hanno affrontato il tema del decoro formale, cercando di stare al passo coi tempi, ma nello stesso tempo difendendo il luogo dove si esercita la democrazia rappresentativa. 

 

 

Con alcune lacune e imbarazzi: per esempio non esiste un dress-code femminile. E sui sandali, spesso, i commessi vanno a discrezione. A volte chi indosse le scarpe aperte, è fermata all’ingresso, a volte si chiude un occhio.

L’odg punta a fissare alcuni punti. Almeno in fatto di scarpe e cravatta. I tre, dunque, invitano l’ufficio di presidenza e il collegio dei questori a «disciplinare anche la formalità dell’esercizio del mandato» e a pensare a «un assetto normativo che preveda» sia «il rispetto del decoro formale». Il tutto tramite «il divieto indistinto per chiunque- parlamentare, collaboratore, dipendente o visitatoredell’utilizzo di scarpe da ginnastica ogni qualvolta acceda nelle sedi della Camera» a cui si aggiunge «l’obbligo per i deputati, collaboratori, dipendenti e visitatore di sesso maschile di indossare sempre la cravatta». La richiesta ha suscitato un dibattito innanzitutto tra i questori. Se favorevoli si sono detti Paolo Trancassini (Fdi) e il leghista Alessandro Paolo Benvenuto, decisamente contrario è stato il parere del cinquestelle Filippo Scerra. L’ufficio di presidenza ha chiesto ai firmatari di riformulare l’ordine del giorno. Poi si vedrà. La battaglia contro le sneakers e per la cravatta è appena all'inizio.

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