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Raffaele Fitto inchioda Conte: "Progetti del 2010 non ancora partiti"

Antonio Rapisarda
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Sulla scia dei due fondamentali «sì» giunti da Bruxelles sullo sblocco della terza e sulle modifiche alla quarta rata del Pnrr, le comunicazioni in Aula del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto si sono rivelate un momento decisivo per due motivi: per un’operazione verità contro gli allarmismi (ossia per smentire le Cassandre delle opposizioni sulla presunta perdita dei fondi). E per un punto sulle precise responsabilità dei predecessori (governo Conte in primis) rivelatisi ostacoli da superare proprio in merito all’attuazione dell’ambizioso Piano europeo.

 


Il primo macigno sulla narrazione dei “gufi” è la soddisfazione di Fitto per «l’apprezzamento» giunto dalla Commissione per il lavoro di revisione del Pnrr: proprio ciò che Pd e 5 Stelle giudicavano impossibile ed esiziale. Ciò dimostra, al contrario, «che il confronto costante» con Bruxelles è la strada giusta «per risolvere le questioni principali che riguardano il Piano». Proprio i risultati raggiunti, questa la tesi, dovrebbero essere sufficienti a dimostrare quanto sia stata fuorviante la polemica sulla terza rata: più complessa perché qui si cominciavano a mettere a terra gli investimenti.

 


 

ITER CORRETTO «Il lavoro fatto sulla terza e quarta rata ci insegna che le questioni vanno risolte preventivamente», ha affermato Fitto indicando come si debbano evitare in futuro situazioni come quelle accadute sul Piano urbano integrato – eredità di Conte e Draghi – che cofinanziava anche i progetti (giudicati poi inammissibili) per gli stadi di Firenze e Venezia. Lavoro complesso andato comunque a buon fine, con la quarta rata che passerà dai 16 ai 16,5 miliardi (recuperando i 500 milioni della terza riguardanti gli alloggi universitari) e con un iter che si concluderà entro quest’anno «consentendoci di ricevere 35 miliardi, l’intera somma prevista». È questo meccanismo che il governo Meloni intende affermare «dalla quinta alla decima rata»: costruire soluzioni e modificare dove necessario «prima che il problema di manifesti».
Centrale, a questo punto, la risposta agli “apocalittici” – ma anche agli amministratori locali – che temono per il definanziamento delle opere escluse dal Piano (che andranno spostati su altre fonti di finanziamento). Niente panico: «Ai sindaci dico che non c’è nessuna interruzione, gli interventi vanno avanti». Stesso discorso per ciò che riguarda il dissesto idrogeologico o sui beni confiscati alla mafia: «Non c’è nessuno che è impazzito: stiamo trovando soluzioni per usare al meglio sia le risorse del Pnrr sia quelle presenti in altri programmi europei di intervento». Proprio sul dissesto idrogeologico Fitto ha fatto notare che molti di quei progetti sono stati inseriti nel Pnrr senza cautela, pur essendo stati formulati diversi anni fa e mai realizzati: «Se un progetto del 2010 che non si è riusciti ancora a fare viene inserito siamo sicuri che si potrà a concludere entro il 2026 o non rischiamo che venga revocato costringendoci a restituire i soldi?». Domanda rivolta indirettamente – e con perfidia placida, vecchia scuola Dc – al premier di allora: Giuseppe Conte.

 


OPPOSIZIONE VELLEITARIA Davanti a questi elementi «oggettivi e fattuali» il ministro non ha nascosto il suo rammarico per il livello delle polemiche: «Non ho ascoltato una sola critica di merito rispetto alle questioni poste, se non “volete definanziare” i progetti: questo è falso». Quanto alle risorse reindirizzate, andranno ad altre voci del programma REPowerEU: un capitolo aggiunto proprio dopo la crisi energetica causata dall’invasione russa in Ucraina. Tra le misure l’Ecobonus da 4 miliardi di euro: «Non ci saranno soldi a pioggia, come fatto in precedenza con gravi rischi per le casse statali, ma risorse mirate a chi necessita realmente un sostegno». Non sono mancate le reazioni delle opposizioni. Il «timore» della grillina Chiara Appendino è che il governo stia «buttando al vento la più grande occasione di rilancio del nostro Paese». Per Elly Schlein, invece, «il Parlamento è stato esautorato: ci avete messo 10 mesi per decidere la cancellazione di progetti per 16 miliardi». A replicare ci ha pensato il capogruppo di FdI a Montecitorio Tommaso Foti: «Fitto ha smontato i pettegolezzi di una sinistra che sparla ma non legge: nessun intervento verrà definanziato e verranno incassati tutti i 35 miliardi. Ringraziamo il governo Meloni per aver rimediato agli errori fatti nel passato e per l’ottimo lavoro portato avanti a Bruxelles». Infine, riferendosi agli interventi «di Schlein e compagni», «le grida dell’opposizione? Sotto il vestito, niente». 

 

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