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Giuseppe Conte, influencer della sciagura: punta sui poveri per avere il loro voto

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Fausto Carioti
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I preparativi per l’autunno caldo iniziano ad agosto. «Mobilitazione» è il grido di battaglia al quale rispondono Giuseppe Conte, Elly Schlein ed i giallorossi assieme alla Cgil. Quello che non sono riusciti a fare nell’ultimo anno, e cioè togliere consensi al centrodestra, provano a farlo adesso aizzando la protesta di chi, pur essendo in condizione di lavorare, vuole continuare a ricevere l’obolo dalla collettività.

Marina Elvira Calderone, ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, ieri alla Camera ha reagito alla narrazione fatta dalla sinistra: quella che invita alla rivolta di piazza raccontando di milioni di italiani ridotti alla fame dalle scelte del governo. Rispondendo al rossoverde Nicola Fratoianni durante il dibattito a Montecitorio, ha detto che mentre l’esecutivo «impiega ogni ora per contrastare e ridurre il disagio sociale», c’è «qualcuno» che su quel disagio «soffia, cercando di costruire dissenso». 

I NUMERI DEL GOVERNO
Poco prima aveva ricordato che i servizi sociali hanno già preso in carico, dai primi giorni di luglio, 88mila persone che vivono in famiglie «in condizione di fragilità particolare», perché hanno disabili o per altri motivi, e che continueranno a percepire il reddito di cittadinanza sino al 31 dicembre, per poi beneficiare da gennaio, «senza alcuna interruzione», dell’assegno di inclusione, che sommato al contributo per l’affitto potrà arrivare a 9.360 euro annui.

 

Rispondendo ad un’interrogazione dei deputati pentastellati spiegherà pure che, dei 159mila individui che hanno ricevuto dall’Inps il messaggio che annuncia la sospensione del reddito di cittadinanza, 112mila possono lavorare ed il 35% di loro risulta iscritto ad una delle «misure di politiche attive» per l’inserimento nel mercato del lavoro. Dal primo settembre questi ultimi godranno del “supporto per la formazione e il lavoro”, che prevede un’indennità di 350 euro al mese in cambio della partecipazione a programmi di formazione: un obiettivo «che è stato trascurato per anni da chi oggi, agitando gli animi, evoca disordini». E in serata, parlando a Sky Tg24, la ministra ribadirà che negli anni scorsi «abbiamo speso 25 miliardi» senza vedere «risultati concreti» nella promozione del lavoro. Nessun motivo per avere ripensamenti o concedere proroghe, quindi. Per queste e altre ragioni, rivolta in aula alla piddina Maria Cecilia Guerra, la Calderone chiede «atteggiamenti responsabili almeno da parte di quelle forze di opposizione», come appunto il Pd, «che hanno pubblicamente espresso non poche critiche sul reddito di cittadinanza». Appello inutile, ovviamente.

 

Marco Furfaro, che la Schlein ha messo in segreteria per occuparsi delle politiche sociali, dice alla ministra che «tutto il Paese ha visto la disperazione di centinaia di migliaia di persone» e che lei e gli altri hanno «deciso di governare con l’algoritmo della cattiveria». Fratoianni scarica sull’esecutivo ogni responsabilità per i disordini che potranno esserci in piazza: «Il fuoco lo avete appiccato voi. Voi avete sparso benzina e ci avete buttato l’accendino». E poi c’è Giuseppe Conte. Il più titolato a cavalcare la protesta di coloro che non vogliono rinunciare alla prebenda incassata sinora senza condizioni, determinato a costuire sulla loro rabbia il consenso per il M5S alle elezioni europee del prossimo giugno. L’ex premier prende la parola nell’emiciclo per dire ai ministri che «c’è un disastro sociale e siete gli unici responsabili». Li accusa di «spaccare consapevolmente il Paese, perché avete illuso queste persone di voler rimpiazzare il reddito di cittadinanza con corsi di formazione per poter lavorare». Fa l’avvocato difensore di chi chiede di restare aggrappato a vita alla mammella dello Stato assistenzialista: «Li avete insultati chiamandoli divanisti. Dopo nove mesi abbiamo scoperto che chi non vuole lavorare è questo governo che non ha fatto nulla. Divanisti siete voi. Mandate un nuovo sms a queste persone e chiedete scusa».

LA CGIL CHIAMA
Insomma, tutto il repertorio di chi vuole fare il pieno di voti al Sud battendo sul tasto della «macelleria sociale». «Conte», gli risponde Lucio Malan, presidente dei senatori di Fdi, «continua a brandire il tema del reddito di cittadinanza anche nel giorno in cui a Napoli i percettori in corteo inneggiano contro il presidente Meloni, augurandosi di vederla “a testa in giù”. Il comportamento di chi è pronto a tutto pur di guadagnare qualche decimale di consenso». Ma è solo l’inizio. La segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi incolpa il governo di avere «un atteggiamento di crudeltà» verso i poveri: per questo il suo sindacato porterà avanti «la mobilitazione per non lasciare soli coloro che stanno peggio». Sotto le bandiere del sindacato di Maurizio Landini e del reddito di cittadinanza sono già pronti a sfilare Conte, la Schlein, Fratoianni e gli altri leader della sinistra: ognuno determinato a non lasciare agli altri il monopolio della protesta di piazza e i voti che potrà portare.

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