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Matteo Salvini alla Versiliana: "Scelgo Le Pen, non Marcon. Spero che gli alleati..."

Fabio Rubini
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Dal palco della Versiliana - camicia bianca, jeans e sneaker scure -, Matteo Salvini lancia il “patto del Centrodestra” verso le elezioni europee che si terranno il prossimo anno. Stimolato dal direttore di Libero Alessandro Sallusti, lo fa con parole che non lasciano dubbi d’interpretazione né per chi era lì ad ascoltarlo, né per gli alleati che con quel patto dovranno presto fare i conti.

Dopo aver elencato tutte le euro-follie, dall’obbligo di acquistare l’auto elettrica dal 2035 («chi sostiene questa misura o è ignorante o è a libro paga della Cina»), alle case green («un affronto al patrimonio italiano»), passando per la farina d’insetti, Salvini parla chiaro: «In tutta Europa la tendenza è quella di dare fiducia al Centrodestra. Per questo io chiederò ai miei alleati di governo di sottoscrivere un patto con un paio di punti molto chiari: nessun accordo post elettorale con i socialisti e la sinistra; e nessun veto verso i partiti di destra che oggi sono al governo nei Paesi di mezza Europa».

Salvini va oltre e chiarisce ulteriormente il concetto: «Per il dopo voto delle europee io vedo due scenari. Quello che piace a me è quello che, numeri permettendo, vede insieme i popolari, i conservatori e tutti gli altri partiti di destra senza eccezioni e senza veti. Perché questo è l’unico modo per cambiare davvero l’Europa. L’altro scenario è il ritorno al papocchio tra popolari, socialisti e macronisti. Ecco io qui lo dico chiaro: un voto alla Lega sarà un voto contro quest’ultima ipotesi». E ancora: «Dire no alla Le Pen vuol dire aprire la strada a un governo con la sinistra. E io tra Macron e Le Pen scelgo Marine. Spero che gli alleati di Centrodestra facciano altrettanto». Un monito, quello del leader della Lega, che sembra più indirizzato a Tajani e Weber che a Meloni.

 

«SUI MIGRANTI, LASCIATI SOLI»
Le invettive di Salvini contro l’Unione Europea non si fermano a casa e auto,, ma si estendono al tema dell’immigrazione: «La Ue è attenta alle sciocchezze, ma non a difendere i suoi confini, come quello di Lampedusa. L’Europa sul tema dell’immigrazione ci ha lasciati da soli. Ci dicono che dobbiamo far sbarcare tutti, ma poi loro - Francia in primis - non vogliono accoglierne nessuno. Così non va. Io mi sono opposto e sono finito a processo per aver difeso il mio Paese. Una scelta che rifarei mille volte». Poi annuncia che «con l’amico Piantedosi stiamo preparando un nuovo decreto sicurezza che verrà presentato a settembre e che inasprirà ulteriormente le misure da prendere».

L’altro tema forte dell’intervento del vice premier è quello che riguarda il suo ministero: le infrastrutture. A partire dal Ponte sullo Stretto: «Un’opera che sarebbe una follia non fare. Mi dicono che anche oggi i “no ponte” hanno manifestato. Bene, ma io non mollo di un centimetro. Chi fa il mio lavoro non può permetterselo. Ogni giorno c’è qualcuno che mi mete in guardia su denunce per abuso d’ufficio, danno erariale. Io tiro dritto. Gli italiani mi pagano lo stipendio per fare le opere, non per bloccarle». E ancora: «In una terra affamata di lavoro come il Sud, dove il tasso di disoccupazione giovanile tocca il 40%, mi chiedo come si possa essere contrari a un’opera che porterà sul territorio almeno 100mila posti di lavoro veri. Non fare il Ponte, poi, sarebbe assurdo nel momento in cui abbiamo programmato investimenti per 18 miliardi sulla viabilità calabrese e 18 su quella siciliana. I Cinquestelle mi dicono che costa troppo. Beh il loro reddito di cittadinanza, che non la lasciato nulla, ci è costato il doppio...». Salvini poi spiega che la priorità del suo mandato è quella di «riaprire tutti i cantieri che sono stati bloccati in questi anni» e ne cita tre come prioritari: «Le varianti di Bologna e Firenze e la Gronda di Genova».

LE RIFORME
Infine gli altri temi caldi. In primis le riforme. Quella sulla giustizia «che deve essere fatta in maniera condivisa e che andrà a favore della maggioranza dei giudici che fanno onestamente il proprio lavoro» e che «dovrà prevedere la separazione delle carriere». Sul 41bis Salvini dice che «non si tocca». Su Autonomia e presidenzialismo annuncia che «la prima sarà fatta entro il 2024, sulla seconda ci vorrà qualche mese in più, ma si farà, perché deve passare il principio che la maggioranza scelta dal popolo non si potrà più cambiare. Basta ribaltoni, se il premier cade si torna a votare».

 

Chiusura su banche e stato di salute del governo: «È giusto tassarle. Non ci fermeremo. In maggioranza andiamo d’accordo e anche la gente che oggi e qui o mi ferma per strada mi dice che si percepisce il cambio di passo. Ci saranno divergenze? Su alcuni temi sarà possibile, ma siamo alleati, ci metteremo attorno a un tavolo e le risolveremo».
I gufi stiano sereni.

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