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Gasparri, "i rapporti con la famiglia Berlusconi": come sarà Forza Italia

Brunella Bolloli
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 «Il mezzo è il messaggio» diceva Marshall McLuhan e il vicepresidente azzurro del Senato, Maurizio Gasparri, fa sue le parole del sociologo canadese per commentare la grande partecipazione di big e giovani alla kermesse di Forza Italia che si chiude oggi a Gaeta, “Azzurra Libertà-Ritorno a Everest”, un appuntamento fortemente voluto dal segretario Antonio Tajani e dallo stesso Gasparri, organizzatore di tutte le precedenti edizioni di Everest. «Qui a Gaeta la presenza compatta, entusiasta e ottimista di tanti ragazzi è il vero contenuto dell’evento», spiega soddisfatto il senatore. «Questi ragazzi sono venuti qui, hanno pagato la quota di 100 euro, hanno preso parte ai dibattiti in riva al mare, si sono divertiti in spiaggia e la sera c’è stato il momento della festa in cui hanno ballato, cantato. Noi dopo quello che è accaduto il 12 giugno eravamo disperati...».

 

 

 

Il giorno della morte del fondatore e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. 
«Sì. Un giorno terribile per tutti noi e per il partito. In cui praticamente per gli altri eravamo finiti. Ci chiedevano: che succederà in Forza Italia?, che destino avrete?, sopravviverete? Nel frattempo si è votato nel Molise e abbiamo vinto con un candidato presidente di Forza Italia e siamo andati bene, abbiamo partecipato a tutte le tornate elettorali, siamo attivi. Abbiamo consapevolezza, certamente, che i numeri sono cambiati senza Berlusconi. Ma noi ci siamo rimessi in moto, abbiamo anche cambiato lo statuto e Tajani è il nostro segretario nazionale. Che dovremmo fare: piangere tutta la vita e chiudere baracca e burattini? Andiamo avanti».
Come nel concreto? 
«Il tentativo politico è fare quello che i gollisti hanno fatto in Francia. Oggi non hanno una stagione di grande gloria, ma dopo De Gaulle hanno avuto Chirac, Sarkozy, presidenti e ministri, largo consenso. Hanno espresso presidenti della Repubblica. E noi saremo capaci di fare del berlusconismo un’esperienza simile al gollismo, anche perché il berlusconismo è decisivo nel centrodestra».

 

 


 

Parliamo prima del centrosinistra. In Liguria una trentina di dirigenti del Pd ha appena lasciato il partito, altri sono in fuga e i riformisti sono a disagio con la Schlein. Siete voi l’alternativa? 
«Noi abbiamo le porte aperte a chi vuole venire da noi e possiamo essere l’alternativa soprattutto per gli elettori riformisti. Penso che uno che ha votato Lorenzo Guerini, faccio nomi e cognomi, che è uno moderato e serio, perché non potrebbe votare Forza Italia? Noi saremo sempre nel centrodestra, ma chi è di area di centro e si riconosce nei valori e negli ideali del Partito popolare europeo deve stare con noi».
Quindi anche i moderati di Maurizio Lupi? 
«Loro sono già nel centrodestra. Poi qua non vorrei fare distinzione tra moderati, scalmanati o moderati dell’ovunque: la lista del Ppe in Italia siamo noi e chi si riconosce nel centrodestra e nel Ppe deve stare con noi».

 

 


 

Non teme che i delusi del Pd vadano con Italia Viva di Renzi o in Azione di Carlo Calenda? 
«No. Forse è sfuggito che Italia Viva ha cambiato nome in Italia viveva e Azione adesso si chiama Inerzia. E chi ha creduto all’illusione del Terzo Polo dovrebbe fare causa a Renzi e Calenda perché è stato preso in giro».
La soglia per le Europee va abbassata al 3%? 
«Casomai va alzata al 5, non certo abbassata. Non si capisce poi da dove sia arrivata questa idea, non da noi».
È vero che c’è un problema di simbolo di Fi per le Europee perché ci vorrebbe l’assenso di Berlusconi? 
«Mi pare una non-questione. Nel senso che faremo tutti i passi che si devono fare, con la famiglia Berlusconi i rapporti sono eccellenti e non ci sarà alcun problema di simbolo. Se avessero avuto qualcosa da dire ce l’avrebbero detto anche prima. Ci presentiamo alle Europee con il nostro simbolo con il nome Berlusconi e il Ppe». 

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