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Caro Antonio Socci, 3 proposte per sconfiggere l'egemonia culturale della sinistra

*Francesco Giubilei
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Caro direttore, ho letto con interesse l’articolo di Antonio Socci Gli errori che la destra non deve fare sulla cultura in cui si cerca di tracciare un bilancio dei risultati del primo anno del governo Meloni sui temi culturali. Condivido molti dei passaggi toccati da Socci, in particolare la necessità di non limitare la battaglia culturale a una mera lotta di poltrone e nomine con la sinistra. Intendiamoci, lo spoils system è necessario e senza le persone giuste nei posti di potere culturale difficilmente si può pensare di incidere ma da solo non è sufficiente se non accompagnato da una progettualità a medio-lungo termine.

Occorre soffermarsi proprio su questo punto e sulla visione che la destra vuole avere della cultura e in quale direzione intende andare nei prossimi anni. Data per assodata l’esistenza di un’egemonia della sinistra che, dal Sessantotto in poi, ha realizzato a tutti i livelli una sistematica occupazione del potere culturale, occorre chiedersi come poter scardinare questo predominio. Pensare di sostituire una forma di egemonia culturale con un’egemonia di segno opposto o con una controegemonia, sarebbe quanto di più sbagliato si possa fare. Riuscire invece a rendere la cultura libera, favorendo un dibattito plurale e non a senso unico, sarebbe un risultato importante, non semplici “quote” da proporre in eventi e manifestazioni culturali, quanto un cambio di paradigma che scardini il predominio del mondo progressista nelle grandi iniziative.

RICAMBIO GENERAZIONALE
Per farlo, come spiega Alessandro Gnocchi e condivide Socci, occorre un ricambio generazionale e il “rinnovamento di certi centri decisionali”, ambiti su cui la politica può e deve intervenire. La sola attività politica in ambito culturale non è però sufficiente se non accompagnata dal lavoro di case editrici, riviste, fondazioni, associazioni, scrittori, sceneggiatori, direttori di musei... Poiché un approccio dirigista, oltre che errato, non porterebbe ai risultati sperati. La forza della sinistra negli ultimi decenni è stata quella di fare sistema garantendo a intellettuali, pensatori e a chiunque operasse in campo culturale provenendo dal mondo progressista, una copertura politica.

 

 

Questo a destra è mancato e, mentre la sinistra difende i suoi uomini a prescindere, non sempre avviene lo stesso da parte del mondo politico conservatore. Per contrastare il politicamente corretto e una cultura woke che si sta diffondendo sempre di più anche in Italia, avere il coraggio di assumere posizioni anche scomode ma in linea con la propria visione valoriale (tralasciando individualismi e un controproducente fuoco amico), diventa una priorità non più rimandabile. A ciò occorre accompagnare proposte concrete, proviamo a suggerirne tre in particolare: 1) Una legge a sostegno della libertà di espressione. Il diritto di parola è uno dei cardini non solo di ogni democrazia ma è anche alla base del concetto stesso di cultura. Sebbene sia sancito dalla nostra Costituzione, troppo spesso negli ultimi anni (in particolare sui social network) è stato messo in discussione in nome della presunta difesa di minoranze radicali e ideologizzate.

 

 

Occorre perciò realizzare una legge che tuteli e garantisca ancor di più la libertà di parola. 2) Realizzare la detrazione fiscale dell’acquisto dei libri scolastici per tutte le famiglie italiane. Già oggi ci sono alcune agevolazioni in tal senso ma sarebbe necessario- come peraltro chiedono l’Associazione editori Italiani e l’Associazione librai Italiani- estenderla a tutte le famiglie. Tale detrazione dovrebbe in prospettiva riguardare l’intero comparto editoriale, sarebbe un sostegno importante al settore culturale oltre che una politica liberale. 3) Una grande mostra itinerante sull’identità italiana. Le giovani generazioni devono essere al centro di una politica culturale conservatrice, per questo è necessario immaginare una grande mostra itinerante che racconti l’identità italiana insieme a un’attività didattica nelle scuole per spiegare la storia e l’identità della nostra nazione. Infine un monito; senza dover ripetere nomi, liste e descrizioni dei pensatori e intellettuali destra (in tal senso si rimanda alla lettura del testo di Giovanni Raboni I grandi scrittori? Tutti di destra), è indubbio che nel corso del Novecento sia esistita (ed esista tutt’oggi) un’importante cultura delle destre (come insegna Giuseppe Prezzolini non esiste una singola destra ma tante destre) rappresentata da personalità di livello. Ciò che è mancata è stata però un’organizzazione della cultura e una politica culturale che invece la sinistra è riuscita a realizzare, oggi il centrodestra ha l’occasione storica di poter incidere in questo ambito, non bisogna perderla.

*Presidente Fondazione Tatarella 

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