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Ken Follett, il partigiano in Rolls Royce che ha paura dei fascisti

Alberto Busacca
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Dal partigiano Johnny al partigiano Ken. Perché la storia si ripete sempre due volte e dalla tragedia si passa inesorabilmente alla farsa. Così, messo su uno scaffale il libro di Beppe Fenoglio, adesso dobbiamo ascoltarci i sermoni di Ken Follett, bestsellerista seriale, che, presentando il suo nuovo capolavoro, spiega di essere molto preoccupato dal ritorno del fascismo... Riavvolgiamo il nastro.

Ken Follett, classe 1949, è uno degli scrittori più ricchi e famosi della Gran Bretagna. Dal 1978, quando uscì “La cruna dell’ago”, ha collezionato un successo editoriale dietro l’altro. Da “I pilastri della Terra” a “Il codice Rebecca”, da “Un letto di leoni” a “Triplo”. Nel tempo libero, poi, gli piace seguire la politica. È di sinistra, Ken, un militante del Partito laburista, che ha sostenuto anche finanziariamente e al quale è tornato a iscriversi dopo essersene allontanato durante la leadership del mai amato (da Follett) Jeremy Corbyn.

 

 

 

L’EVENTO

Bene, ora lo scrittore è alle prese con l’uscita del suo nuovo romanzo. Venerdì, a Londra, lo ha presentato a un evento piuttosto esclusivo. A raccontare tutto, su Repubblica, è stato il corrispondente Antonello Guerrera. E l’attacco del suo pezzo dice molto di Ken Follett e del suo modo di essere di sinistra. Follett, si legge, «arriva al club londinese “Royal Over-Seas League” in macchina, una Rolls Royce scura. Nessun dubbio, è lui. Da spavaldo 74enne di Stevenage, la targa è personalizzata con il suo cognome bestseller da 191 milioni di copie vendute nel mondo. “Bella, eh?”, gongola quando lo avviciniamo, “e scusate se abbiamo rinviato quest’incontro di un giorno. Ma la regina Camilla mi ha invitato a Parigi per presentare, insieme alla première dame Brigitte Macron, un nuovo premio letterario anglo-francese e... come potevo dire di no...”.

Perdonato. Qui a St James’s invece, a pochi metri dal Ritz, lo scrittore inglese presenta il suo nuovo romanzo, “Le armi della luce”»... Ritz e martello, proletariato e regina... le battute sulla sinistra chiusa nelle ztl dei centri storici sono ormai piuttosto scontate, ma qui siamo oltre: la sinistra chiusa nella Rolls Royce.

 

 

 

Eppure, guardando dal finestrino della sua fuoriserie, lo scrittore vede un mondo che proprio non gli piace. C’è una Brexit che Ken deve ancora digerire e che purtroppo ha allontanato Londra dalla Parigi chic e macroniana, e poi c’è la guerra in Ucraina, lunga e logorante, con il rischio che il conflitto possa addirittura estendersi. Piccole cose, però, rispetto a quello che per Follett è il vero problema del momento: il ritorno del fascismo. «In genere non mi piace abusare del termine fascismo. Ma bisogna chiamarli con il loro nome: questi sono neo-fascisti. E questa è la battaglia più grande da affrontare oggi», spiega il romanziere nel pezzo di Repubblica. E ancora: «Ciò mi preoccupa moltissimo. Non c’è niente di nuovo nella destra estrema. A parte una cosa: ora le persone votano volontariamente per i leader autoritari, per qualcuno che vuole togliergli esplicitamente la libertà. Ciò mi spaventa molto, è pericolosissimo, ma sinceramente non saprei cosa fare. Vedi in Turchia, o in Ungheria, dove il governo controlla tutti i media e dunque i cittadini. O in Francia, dove il partito di estrema destra vola nei sondaggi». Ovviamente arriva pure la domanda su di noi: si riferisce anche all’Italia? Risposta: «Certo che sì, e sono pure al governo».

 

STRANI ELETTORI

Eccolo lì: in Italia c’è il fascismo. D’altra parte lo abbiamo inventato noi. Poi, da qui, lo abbiamo esportato in tutto il mondo, come fosse un pezzo di parmigiano o un vestito alla moda. Dalla Turchia all’Ungheria, dalla Francia a chissà quale altro posto... Ma la cosa che inquieta di più lo scrittore è che gli elettori «votano volontariamente per i leader autoritari, per qualcuno che vuole togliergli esplicitamente la libertà». Insomma, perché il popolo non vota più la sinistra, a parole così attenta ai problemi dei più deboli? Cosa passa nella testa di questi elettori, soprattutto quelli delle periferie? Forse la democrazia non funziona più? Bisogna proprio che Ken Follett ne parli con la regina Camilla, la prossima volta che lo invita a Parigi per un premio letterario... 

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