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Meloni-Macron, vertice a Palazzo Chigi: immigrazione, asse contro Berlino?

Meloni e Macron

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Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron che era a Roma per partecipare ai funerali di Stato di Giorgio Napolitano, al termine della cerimonia si sono recati insieme a Palazzo Chigi per un colloquio "informale" che non era stato annunciato. Con ogni probabilità i due parleranno della questione dell'immigrazione. Domenica sera 24 settembre, in una intervista televisiva a reti unificate, Macron aveva annunciato una proposta per aumentare gli sforzi nella lotta all’immigrazione clandestina. E a stretto giro di posta era arrivata la risposta della nostra premier che aveva accolto con "grande interesse la proposta di collaborazione".

Del resto negli ultimi giorni la Francia ha mostrato una inaspettata empatia verso l’Italia alle prese con la crisi di Lampedusa. Macron e il governo di Elisabeth Borne, per la prima volta, si sono detti d’accordo a "non lasciare sola l’Italia". Dopo aver anche riconosciuto che il governo Meloni ha saputo evitare "una risposta semplicista e nazionalista" dimostrando responsabilità in un frangente molto delicato. L'Eliseo ha anche tirato in ballo l’Europa chiedendo di "meglio condizionare" (a una politica responsabile in materia migratoria) gli aiuti elargiti da Bruxelles alla regione. Bene quindi, anche per Macron, gli accordi di "partenariato" per contenere le partenze con i Paesi in transito (come Tunisia o Libia) che sia affacciano sul Mediterraneo e ancora meglio se, in questo sforzo, l’Europa sarà capace di fare squadra. 

Capacità questa che non sta invece dimostrando la Germania. Mentre si sta creando un asse Roma-Parigi, infatti, Meloni ha accusato il governo tedesco che "in modo non coordinato con il governo italiano - come ha scritto nero su bianco la presidente del Consiglio in una lettera inviata al Cancelliere Scholz - avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti organizzazioni non governative impegnate nell’accoglienza ai migranti irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel Mare Mediterraneo" quando "è ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle Ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie che risulta non solo in ulteriore aggravio per l’Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare".

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