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Pd, i dem si schierano con i taroccatori anti-Meloni

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Claudia Osmetti
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Che occorra fare chiarezza, nel caso Rainews, cioè per quei 37 secondi di rassegna stampa condotta, quest’estate, dal giornalista Massimiliano Melilli, estrapolati dal contesto e finiti su alcune testate nazionali con titoloni scandalizzati il cui succo era “col nuovo governo si fanno servizi pro-governativi mentre i giornalisti in redazione si ribellano”, ecco, che su questo occorra fare chiarezza non ci piove. L’han chiesto tutti. I deputati della Lega e i senatori del centrodestra che siedono nella commissione Vigilanza Rai, tanto per cominciare. Solo che adesso lo fanno anche i colleghi del Pd (sempre quelli della stessa commissione), ma con altro genere di commenti. Della serie: «La cortina fumogena alzata con la vicenda del giornalista Melilli rappresenta solo un’arma di distrazione di massa per nascondere l’esito dell’assemblea di redazione della testata Rai chiesta dal Cdr (il Comitato di redazione, ndr) al direttore Paolo Petrecca per ripresentare il piano editoriale. Occorre fare chiarezza». Appunto, la chiarezza. Ma dall’altra parte.

Mentre Carroccio, Fratelli d’Italia e Forza Italia vogliono capire come sia possibile che un giornalista sia stato tacciato di faziosità per un mini-video tagliuzzato ad arte (lo denuncia Pluralismo e Libertà, che è una componente interna dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai: non noi), i democratici se la prendono con le affermazioni pro-Meloni di quello stesso giornalista ritagliare in quello stesso mini-video. «Da un lato», continuano, «riteniamo sia necessario che l’azienda non permetta più che un giornalista Rai, come denunciato anche dal Comitato di redazione, tramuti la rassegna stampa in uno strapuntino in favore del governo; dall’altro, l’azienda fa un pessimo servizio se lascia intendere ai suoi ascoltatori che l’obbligatorietà dell’azione penale nei confronti di Delmastro, Santanché o del figlio di La Russa (i trentasette secondi incriminati si riferivano a questi episodi, ndr) sia una reazione della magistratura contro la riforma della Giustizia voluta dall’esecutivo».

 

 

Risultato: «Petrecca venga a riferire in commissione di Vigilanza sulle affermazioni di Melilli in rassegna stampa. La Rai al tempo di Giorgia Meloni, con tagli alle risorse, fuga dei principali conduttori e crollo dell’audience, sembra ormai un simulacro di ciò che dovrebbe invece incarnare il servizio pubblico radio-televisivo». Fine. Anzi no, perché l’impressione è che di tutta questa storia se ne parlerà ancora per un bel pezzo.

 

 

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