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Magistratura Democratica? La storia: braccio giudiziario di Pci-Pds-Ds

Paolo Ferrari
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La storia di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, è perfettamente sovrapponibile a quella del Pci-Pds-Ds-Pd di cui ha sempre rappresentato il braccio giudiziario. Se un tempo il Pd era il partito dei lavoratori e portava avanti battaglie contro il loro sfruttamento, così i magistrati di Md agli inizi si lanciavano in una interpretazione giurisprudenziale a favore delle classi più deboli. «L’attuale giustizia è una giustizia di classe» dicevano le toghe di Md, rievocando l’interpretazione marxista dello Stato borghese fondato sui rapporti di produzione capitalistici e sulla lotta di classe. Il formalismo giuridico e l’interpretazione imparziale del diritto erano «perfettamente funzionali al dominio borghese». Il diritto borghese, in altre parole, era accusato di non prendere in considerazione le disuguaglianze economiche e sociali.

Adesso il Pd non è più il partito dei lavoratori che vivono in periferia ma dei ricchi benestanti che vivono ai Parioli a Roma o a Brera a Milano, ed Md non si occupa più di diseguaglianze ma di diritti civili. Temi minoritari, ben rappresentati dalla segretaria dem Elly Schlein. Nata nel 1964, Md si schierò fin da subito su posizioni progressiste per la formazione di un nuovo tipo di giudice. La conseguenza fu il riconoscimento nella Costituzione di un preciso programma politico e l'attribuzione alla magistratura di una funzione di controllo e supplenza rispetto al legislatore. Uno scenario che venne ben delineato dal pretore Marco Ramat, uno dei fondatori di Md. Il primo passo fu l’apertura alle istanze avanzate dai giovani del Sessantotto e dai movimenti operai, con una certa indulgenza nei confronti delle azioni di protesta, spesso violente. Come adesso con gli attivisti di Ultima generazione.

 


Francesco Misiani, tra i magistrati più noti in Md negli anni Settanta, come ricorda il giornalista del Foglio Ermes Antonucci nel libro La Repubblica giudiziaria, nel 2004 ammise: «Devo riconoscere, con lo sguardo di oggi, che i reati c’erano eccome. A noi faceva velo il contesto sociale e politico, l’ideologia. Di fatto, in quei frangenti, molti di noi arrivarono a giustificare la violenza con finalità politica». La radicalizzazione della linea ideologica di Md generò tensioni con gli altri gruppi. Durante l’assemblea nazionale di Md del 1969 a Bologna venne adottato un ordine del giorno in cui si esprimevano critiche nei confronti del pubblico ministero di Roma, Vittorio Occorsio, che aveva disposto l’arresto di Francesco Tolin, direttore del periodico Potere operaio, per i reati di apologia e istigazione a delinquere. Su alcuni articoli della rivista si incitava alla violenza operaia proprio mentre erano in corso agitazioni dei lavoratori allo stabilimento Fiat di Torino. Occorsio, che non faceva distinzione fra eversione di sinistra e quella di destra, sarà poi assassinato dai terroristi di Ordine Nuovo. 

 

 

 

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