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Pierpaolo Bombardieri, l'innominato senza argomenti che grida al fascismo

Pietro De Leo
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Quando Pierpaolo Bombardieri fu eletto segretario generale Uil nel 2020, una scheda dell’Agi raccontava che, sul muro alle spalle del suo tavolo di lavoro, era appesa incorniciata la “Lettera al figlio” di Ruyard Kipling. “Un inno al coraggio e alla determinazione rivolto ai giovani”, spiegava l’agenzia. Chissà, magari il vento nuovo che l’ha avvolto in questi ultimi mesi lo spingerà a riporla in uno scatolone, quella poesia incorniciata. Dato che Kipling, autore britannico d’epoca vittoriana, è odiato assai dagli alfieri della Cancel Culture e dell’antifascismo militante per via del suo sostegno al colonialismo. Kipling, tuttavia, ne ha scritta un’altra di poesia, la celebre If (Se), che comincia così: «Se riuscirai a mantenere la calma quando tutti intorno a te la perdono...». Ecco, segnaliamo questo passaggio, al segretario del (fu) sindacato riformista. Ormai abbandonato al vento tatticamente scalmanato della Cgil, il sindacato che ha lanciato l’opa sul terreno politico della disastrata sinistra. Un abbandono fino a conseguenze infauste, non soltanto la perdita di una specificità nell’universo sindacale, con un Bombardieri fagocitato dal più baldanzoso Landini. Ma anche lo schianto d’immagine, con una mobilitazione, quella di ieri, che è andata molto al di sotto le aspettative.

 

 

Un insuccesso preceduto da vagonate di retorica impropria: «Violenza verbale, un atto di squadrismo», aveva detto Bombardieri a proposito delle accuse di Salvini circa uno sciopero vagamente strategico per allungarsi il week end. Il pericolo del Ventennio, che noia! La condivisione, dunque, di una retorica più propriamente cigiellina, il sindacato che del “pericolo fascista” ha fatto la sua ossatura qualificante nella Segreteria Landini. Eppure, da Bombardieri ti aspetteresti qualcosa di diverso, così, quanto meno ad occhio. Robusto e dal sorriso giocondo (al contrario di un certo piglio serioso di Landini), il racconto che promana dal suo account instagram è quello di un abile pescatore che mostra orgoglioso tonni e guglie imperiali. Nelle pause dall’impegno sindacale, ovvio. Una “forza tranquilla”, per dirla mitterandiamente, o magari una persona tranquilla e basta. Che non richiama a cuspidi intransigenti nemmeno leggendo la biografia. Studioso di Keynes e di Stigliz, si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Messina, iniziando il suo percorso di rappresentanza nella Uil giovani, di cui è segretario generale nei primi anni ’90. Intanto, è impegnato come ricercatore nell’Istituto superiore perla prevenzione e la Sicurezza del Lavoro. Nel sindacato “adulto”, poi, inizierà da segretario organizzativo della Confederazione Regionale Laziale.

 

 

Una figura che trasmette il modello dello studioso prestato al sindacalismo. Lech Walesa, prima sindacalista e poi leader politico, per dire faceva il montatore elettrico nei cantieri navali a Danzica. E allora ecco che in questa fase in cui Bombardieri è il Robin di Landini, in questo romanzo sindacale uscito un po’ scarno, ci consoliamo con la storia. Rileggendo le pagine di quel che accadde intorno al decreto di San Valentino, 1984, quando la reazione intorno alle iniziative del governo Craxi per affrontare l’inflazione spaccò il sindacato. A rimanere isolata nell’intransigenza fu solo l’area più radicale della Cgil. Tutto il contrario di oggi, epoca in cui anche una sigla dalla tradizione riformista come la Uil si accoda al treno degli antigovernativi. Un treno, però, senza meta.

 

 

 

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