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Formigli e l'Expo a Roma, "la propaganda della Meloni"

Roberto Tortora
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Expo 2030, centralità dell’Italia in Europa e riforma costituzionale sull’elezione diretta del premier: questi sono i temi toccati dall’ultimo editoriale di Corrado Formigli nella sua trasmissione, PiazzaPulita, in onda su La7 ogni giovedì sera.

Formigli attacca il governo sull’ultima sconfitta internazionale, quella di Expo 2030, assegnata all’Arabia Saudita: “La favoletta che ci hanno raccontato per mesi e mesi sul fatto che Roma era favorita e poteva diventare la sede dell'Expo 2030 si è letteralmente disintegrata martedì, quando l'Italia è arrivata buona ultima sulle tre finaliste. Riyad in Arabia Saudita, che è stata vincitrice a mani basse, Busan in Corea del Sud e infine noi. Tenete conto – spiega Formigli - che noi abbiamo preso 17 voti, 29 ne ha presi Busan in Corea del Sud e 119 l'Arabia Saudita. Pensate – continua inorridito il conduttore di PiazzaPulita - che non ci ha votato nemmeno l'Albania, quella di Edi Rama, quella stessa Albania con cui avevamo stretto quel famigerato accordo per cui Edi Rama prenda a casa sua i nostri migranti, prima delle prossime elezioni europee. Quindi bella riconoscenza dell'Albania, che invece ha votato per Riyad. Al di là delle considerazioni ovvie che tirano in ballo l'amministrazione della nostra capitale, provate a farvi un giro a Riyad o in Corea del Sud e guardate quanti cassonetti rovesciati per le strade ci siano, provate a confrontare i trasporti pubblici, gli investimenti in infrastrutture. Ovviamente, sempre al netto dei diritti umani e della democrazia, ma sapete che la democrazia non vive un periodo particolarmente felice. Al netto di tutto ciò, il medioevo sembriamo più noi che Riyad e la Corea del Sud”.

 

"La favoletta che ci hanno raccontato". Formigli contro Meloni, guarda il video di PiazzaPulita

 

Formigli, quindi, passa alla questione della centralità dell’Italia in Europa e nel mondo e, anche qui, non mancano gli attacchi al governo: “Colpisce, ancora una volta, l'incessante propaganda politica che ci aveva fatto pensare di essere esattamente al centro del mondo con Giorgia Meloni, finalmente una leader riconosciuta a livello internazionale. Quante volte avete sentito questa frase? Ultimi su Expo 2030, non ci hanno votato neppure i cugini. Pur essendo l'unica candidata europea, solo 6 paesi su 27 dell'Unione europea hanno votato per noi. D'altronde siamo isolati in Europa, sul Mes siamo gli unici che rifiutiamo di ratificarlo, sul tema immigrazione, al di là delle promesse, nessuna mano tesa da Francia e Germania. Tant'è vero che Giorgia Meloni si è inventata il patto con l'Albania sui migranti e l'Albania ha votato in cambio per l'Arabia Saudita. Nord-Africa: ricordate il tanto celebrato memorandum con la Tunisia per contenere i migranti in cambio di soldi? Non se ne sa letteralmente più nulla, perché né Europa né Banca Mondiale hanno versato un euro".

 

 

 

"Quanto allo sbandierato Piano Mattei per l'Africa, qualcuno di voi ha più sentito dire una parola? Libia, questa sconosciuta: fino a poco tempo fa – racconta il conduttore di La7 - l'Italia era schierata per un voto ed elezioni libere e democratiche. Oggi in Libia non tocchiamo palla, comandano i russi e i turchi, si continua a morire nei lager dei migranti e non controlliamo le partenze dalle coste, insomma l'Italia è completamente assente. Quanto all'ucraina, tema prediletto di questo governo e della premier, che fin dalla sua elezione è stata del tutto alleata agli Usa come posizione, almeno formalmente. Abbiamo poi saputo cosa pensa davvero solo grazie ad una figuraccia di livello internazionale rimediata da Meloni nella famosa telefonata-beffa con i due comici russi. I veri colpevoli di quella figuraccia internazionale – tuona Formigli - per la quale è stato defenestrato il dottor Talò, sono ancora tutti al loro posto nello staff della presidente del Consiglio, tanto la verità è che sul piano internazionale contiamo zero”.

 

 

 

Quindi, l’attacco finale, sulla riforma costituzionale e la diretta elezione del Presidente del Consiglio: “In compenso, si lavora alacremente per rafforzare i poteri del premier e del governo, lo si fa continuando a fare la guerra alla magistratura, lo si fa puntando a una stretta sulle intercettazioni, puntando a disegni di legge che limiteranno fortemente il diritto di critica e la libertà di fare inchiesta dei giornalisti, lo si fa soprattutto con un percorso già incardinato in parlamento per eleggere in modo diretto il premier. Questa riforma viene definita dal più importante costituzionalista italiano, il professor Gustavo Zagrebelsky, come il colpo di grazia del sistema parlamentare. A proposito di Riyad e della democrazia”.

 

 

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