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Stefano Bonaccini, il buco-record in Emilia Romagna che "scompare per magia"

Simona Pletto
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Trecento milioni di euro. Sarebbe questa la cifra raggiunta dal deficit del comparto sanità in Regione Emilia-Romagna. Un buco che farebbe tremare i polsi a qualsiasi amministratore regionale, ma sembra non spaventare la giunta Bonaccini, impegnata - come ormai accade da anni- a coprirlo con i versamenti del governo, con abili acrobazie di bilancio e adesso anche con i fondi regionali del Pnrr. «La nostra priorità - ha dichiarato in merito il governatore, - è impedire la demolizione della sanità pubblica con una risposta forte in termini di risorse e personale, per ripristinare il diritto alla salute delle persone». D’altro canto, l’opposizione di centro-destra denuncia numeri ben più alti rispetto a quelli dichiarati dalla giunta Pd, estrapolati dai bilanci di previsione di ogni singola Ausl. Secondo la consigliera regionale Valentina Castaldini di Forza Italia, il disavanzo sarebbe di 1.014.833.927 euro - dunque addirittura sopra il miliardo - in deciso aumento rispetto agli 838 milioni del 2022. Un ammanco per il quale, dal Palazzo di via Aldo Moro, sede della Regione, è stata data la colpa in questi ultimi anni prima al Covid, poi al caro bollette.

«Le Ausl emiliano romagnole hanno incrementato quasi del 20 per cento il proprio indebitamento rispetto alle previsioni dello scorso anno» sintetizza Castaldini, che ha raccolto i verbali dei preventivi di bilancio di 330 sindaci, di 7 Conferenze territoriali socio sanitarie (Ctss) e di 13 aziende socio sanitarie. Le perdite maggiori riguardano la Ausl Romagna (-219 milioni), quella di Ferrara -(150 milioni), le Ausl di Modena (-149 milioni) e quelle di Bologna (-122 milioni); e ancora, l’Ausl di Reggio Emilia (-107 milioni), Policlinico Sant’Orsola (-80 milioni), Piacenza (-69.909 milioni) e Parma (-105 milioni). Alla luce di questi numeri, Castaldini aveva chiesto una «riforma seria della sanità, perché chiedere solo soldi al governo senza dire per cosa, non va bene. È necessario capire quali siano gli sprechi, fare una mappatura dei dati, prestare molta attenzione agli accessi negli ospedali e responsabilizzare i medici di base nelle cure dei pazienti (per evitare troppe ospedalizzazioni, ndr).

 

 

In Emilia Romagna, per esempio, in materia di prestazioni sanitarie, è impossibile trovare posto in tempi brevi». L’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, di fatto smentisce i dati dei bilanci di previsione e tranquillizza sulle future coperture che si andranno a ratificare nel prossimo bilancio definitivo previsto a maggio 2024. Anche se non è mai ben chiaro dove questi soldi vengano presi, prelevati sistematicamente da fondi europei, stanziamenti governativi e tagli a svariati settori. «Nessun buco da un miliardo», mette avanti le mani l’assessore. «Il debito della sanità emiliano-romagnola per il 2023 ammonta a 300 milioni di euro. E anche quest’anno siamo impegnati a sanarlo». E in effetti ogni anno, come per magia, la Regione riesce a stornare da chissà dove i soldi per ripianare le voragini dei bilanci della sanità. L’assessore Donini quindi tranquillizza: «Nell’iter di formazione dei bilanci - dice, - bisogna contare anche le risorse che abbiamo a copertura. Si tratta di risorse che consentono di portare il potenziale disavanzo a 300 milioni, che anche quest’anno siamo impegnati a sanare come abbiamo fatto negli ultimi tre anni». Nessun buco, quindi? In realtà, ogni anno, lo spauracchio del commissariamento per il rosso nella sanità è dietro l’angolo. Ad ogni modo, il “modello virtuoso” della sanità nella Regione rossa, sempre sventolato, contava anche lo scorso anno un disavanzo di 837.906.008 euro. Un buco che il “mago” Bonaccini è riuscito a ripianare. E a far passare come normale una gestione che in altre regioni non potrebbe passare sotto silenzio. 

 

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