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Giorgia Meloni "uomo dell'anno" per Libero? Occhio a queste foto: sinistra in tilt

Tommaso Montesano
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Fermi tutti: noi di Libero siamo la prova del regime incombente e non ce ne siamo accorti. Proprio così: la prima pagina di venerdì scorso con la foto di Giorgia Meloni eletta “uomo dell’anno” 2023 è il sintomo che in Italia sta accadendo qualcosa di grave. Guai «a buttarla sul ridere», avverte Concita De Gregorio nella sua rubrica su Repubblica: «La contraffazione della realtà» - ovvero una donna designata “uomo dell’anno” - è la spia di quanto ormai sia pericolosa la situazione in Italia. «È un’operazione tipica delle disinformazioni di regime», specialmente «quando i regimi si sentono imbattibili».

Il tono è quello tipico della lezioncina col ditino alzato. Della serie: noi (a Repubblica) abbiamo capito tutto, voi (gli italiani) state scivolando verso la dittatura senza rendervene conto. Infatti la «contraffazione»- tanto più «grossolana» quanto più il «desposta si sente invincibile» - «ha maggiori possibilità di successo» se «la platea a cui si rivolge» è «credulona, disarmata del potere di critica».

È questo l’effetto più insidioso della prima pagina di venerdì scorso, oggetto sui social di una proliferazione di “meme” (in queste pagine ne vedete alcuni): «La questione centrale è la contraffazione della realtà come metodo di gestione del potere».

 

 

VARCATA LA SOGLIA - Del resto si procede a piccoli passi, ricorda Concita. Si inizia con «la terra è piatta, il virus è un’invenzione delle multinazionali, Elon Musk un benefattore dell’umanità» ed è breve il passo per dire che una donna è «l’uomo dell’anno. Dal ridicolo al pericolo è un attimo, occhio a non aver già varcato la soglia». Quindi guai a parlare di divertissement, la posta in gioco è altissima. Anche perché, aggiunge De Gregorio, quella copertina «ci copre obiettivamente di ridicolo agli occhi del mondo, un dannodi (già provatissima) credibilità internazionale con, temo, ricadute di discredito istituzionale».

I rosiconi non vanno in vacanza. A Stasera Italia, su Retequattro, è stato il turno di Simona Malpezzi, senatrice (meglio non rischiare...) del Pd, partito di cui nella scorsa legislatura è stata capogruppo. Succede che nel corso di un dibattito sulla prima pagina di Libero, l’esponente dem si scaldi fin da subito.

«L’italiano è una lingua, esiste benissimo un vocabolario ampio. Siccome Sechi e Capezzone sono due persone colte, hanno utilizzato “uomo” provocatoriamente, ma anche in maniera offensiva. Lo dico perché “uomo” non è neutro e le differenze servono ad arricchire la società.
“Uomo” e “donna” servono ad arricchire la società».

 

 

In studio, Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, scuote la testa divertito. L’opinionista Fabio Dragoni commenta ridendo: «La Malpezzi che difende la Meloni...». Sui social, chi segue la trasmissione è tranchant: «L’inarrivabile pesantezza della Malpezzi» (con tanto di emoticon con la faccina che sbadiglia).

Ma la senatrice non molla: «Giorgia Meloni, se deve essere nominata, è la “donna dell’anno” per quel giornale e dovrebbe essere fiera Giorgia Meloni di essere riconosciuta “donna dell’anno”. Per il resto io non ci sto nell’annullamento delle differenze tra uomo e donna».

 

 

ALTRI ATTACCHI - Su X, l’ex Twitter, il dibattito è continuo. Una delle più attive è Cristiana Alicata, scrittrice, vicina alla comunità Lgbtq+, un passato di militanza nel Pd, che non dimentica le sconfitte del passato: «Fanno la battaglia contro “genitore 1” e “genitore 2” e poi Meloni è uomo dell’anno. Non avete un’ identità, avete la sindrome infantile dei “no”, vivete di contrapposizioni». La rabbia non passa neanche a Tiziana Ferrario, ex volto Rai del Tg1, che sul suo profilo come didascalia per la foto della prima pagina di Libero scrive: «Coerenza». E poi gli hashtag #liberoquotidiano #Meloni #fluidità #gaypride. 

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