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Paolo Berlusconi, il Cav segreto: "Sento che Silvio è ancora in mezzo a noi"

Hoara Borselli
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Paolo Berlusconi, 74 anni, milanese, imprenditore. In questo fine anno del 2023 Paolo vuole parlare solo di suo fratello. È sempre stato legatissimo a lui. Paolo era il fratellino. Quando andò in prima elementare, Silvio stava già all’Università. 

Paolo si è sempre tenuto un passo di lato. Non tiene al potere, alla fama, al governo. Fa l’imprenditore, vive la sua vita, difende i sentimenti. Vogliamo parlare del 2023? Beh chiunque può riconoscere che, per noi italiani, l’evento più importante del 2023 è stata la scomparsa di Silvio Berlusconi.

Nel dopoguerra, sicuramente, è stato lui l’uomo che più d’ogni altro ha fatto coincidere la sua immagine con l’immagine dell’Italia. Persino più dei mostri sacri di una volta: De Gasperi, Moro, Andreotti, Craxi, Berlinguer. L’Italia dal 1994 in poi- a prescindere da chi stava al governo - era l’Italia di Berlusconi.

È lui che ha saputo rompere le vecchie tradizioni, la cultura, il blocco di potere cattocomunista, e aprire le porte al vento del liberalismo. Persino i nemici, credo, glielo riconoscono. Difficile oscurare la grandezza del suo passaggio ai vertici del paese. Con la sua personalità, il suo carisma, la sua forza, le sue idee che a volte potevano anche sembrare impossibili, ma poi, sempre - ma proprio sempre - si realizzavano. E oggi? Beh, vedremo. 

Intanto proviamo a ricordarlo Silvio, prima di salutare 2023, e certamente la persona più adatta a parlare di lui, quello che lo ha conosciuto meglio e più a lungo, si chiama Paolo.

 



 

Dottor Berlusconi, come sarà questo Capodanno senza Silvio? Quali sono i sentimenti prevalenti?
«Tristezza, tanta tristezza, ma soprattutto commozione. Ogni volta che ne parlo, che ne sento parlare, che lo ricordo, che mi parlano di lui, scatta una sensazione di struggente nostalgia. Anche se poi io sento che lui è ancora in mezzo a noi. Lo è per me, per noi, lo è per tanti italiani . E a loro dico: “Non è più il tempo delle lacrime, amici miei, è il tempo del ricordo con la serenità e la felicità di averlo conosciuto. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo , abbiamo avuto la fortuna di viverlo e io avendolo avuto al mio fianco, fin da quando sono nato, più di tutti gli altri”».

Ma per lei cos’è stato Silvio Berlusconi? Un fratello, un amico, una guida?
«Silvio è stato il mio fratellone con cui giocavo da piccolo, è stato l’uomo che mi ha insegnato a lavorare, che mi ha insegnato ad avere rispetto degli altri, che mi ha insegnato i valori più importanti della vita. I suoi valori che sono diventati anche i miei. Silvio è il fratello che quando ho avuto una brutta malattia mi chiamava tre volte al giorno: Silvio fino alla fine della sua vita, ancora sino all’ultimo, al telefono, o quando ci vedevamo, mi chiamava Amore. Non era mica una parola casuale, non era l’abitudine. Vorrei che lei capisse questo: Silvio era, è stato, è, e sarà sempre Amore. Lui aveva amore per tutti, era incapace di rancore, incapace di sentimenti negativi. Per questa semplicissima ragione tanti italiani lo rimpiangono. Come fai a non rimpiangere una persona così?».

E per l’Italia? Cosa è stato Silvio Berlusconi per l’Italia?
«Silvio per il nostro Paese è stato un faro. Un faro per l’Italia e un faro sull’Italia. Una luce che ha brillato e ha posto l’Italia all’attenzione del mondo, soprattutto a livello internazionale, creando dei rapporti interpersonali con i leader dei paesi più importanti. È conosciuto in tutto il mondo. Dovunque lui vada...».

Dottore, lei sta usando il presente...
«(si corregge con un sorriso malinconico)...ha ragione, scusi: “andasse”... Si, ovunque andasse, il traffico si fermava perché tutti lo hanno conosciuto e tutti lo hanno amato per quello che era. Non soltanto per il Milan, non soltanto perché è stato premier italiano per tantissimi anni e ha fatto tante cose buone per l’Italia, ma perché in ogni sua mossa lui trasmetteva empatia, trasmetteva il calore umano e si capiva, sentendolo parlare, guardando il suo sguardo, guardando il suo sorriso, sentendo il salire e scendere della sua voce, si capiva che tipo di uomo era».

E la sua politica? Che bilancio facciamo?
«Silvio per l’Italia è stato anche colui che ha impedito che la sinistra prendesse il sopravvento nel’94 quando, con Mani pulite, furono eliminati dalla scena politica i cinque partiti di centro ed era rimasto in campo soltanto il Partito Comunista. L’Italia credo che debba molto a questo uomo».

Ora che lui non c’è più, l’Italia resterà un paese liberale?
«L’Italia è un paese liberale in cui c’è ancora molto da fare e Silvio ha dato il suo importantissimo contributo sul piano anche culturale. Ha messo al centro di tutto la parola “libertà”. Una parola ostica per la sinistra. Anche nella creazione del Popolo della Libertà si capiva come la libertà è sempre stato il valore che Silvio ha posto al di sopra di tutti gli altri».

 


 

Mi dicono che lei sia un ottimo prestigiatore. Bene, se potesse fare un gioco di prestigio per migliorare il paese, che gioco farebbe?
«Sono solo un prestigiatore dilettante. L’unico gioco di prestigio che potrebbe veramente cambiare l’Italia sarebbe far tornare Silvio in mezzo a noi. Lui che aveva cominciato a cambiarla, innovando nell’urbanistica, creando dei quartieri che ancora oggi sono all’avanguardia e rappresentano un modello in tutto il mondo, entrando nel calcio dove ha sbaragliato tutti ed era diventato il Presidente più vincente di tutti i tempi, inventando la televisione commerciale che così tanto ha dato allo sviluppo dell’Italia creando posti di lavoro, consentendo alle aziende di uscire dal monopolio Rai con la pubblicità dei loro prodotti e dando così a loro la possibilità di svilupparsi sul territorio nazionale. E poi entrando nella politica dove ha innovato e svecchiato questo paese con il suo contributo».

Vostra madre è stata fondamentale nella vostra formazione? È cambiato qualcosa in Silvio dopo la sua morte?
«Mio padre e mia madre sono stati fondamentali nella formazione di Silvio, soprattutto con l’insegnamento che la famiglia è il valore più grande che noi possediamo. Dopo la morte della mamma, Silvio, ha trovato in Marina una degna sostituta. Gli ha saputo dare i consigli e l’amore che prima ci dava nostra madre».

Ieri su La Verità Ingroia ha detto che Napolitano tramò contro suo fratello. Fu un Golpe quello del 2011?
«Quello fu solo uno dei cinque Golpe che danneggiarono la vita politica di mio fratello. E non hanno fatto male non solo a lui ma all’Italia intera».

Mi dia in tre righe una definizione di Silvio.
«Negli ultimi tempi di vita, Silvio si è definito un uomo buono, giusto, generoso e io vorrei aggiungere un grande Presidente. Grande in tutti i campi in cui si è cimentato. E poi un grande statista, ma soprattutto un grande fratello».

Per concludere se la sente di rivolgere un augurio agli italiani? Anzi, se la sente di rivolgere l’augurio che Silvio avrebbe rivolto agli italiani?
«Questo l’augurio che certamente Silvio avrebbe fatto a tutti gli italiani: “Abbiate sempre il sole in tasca e regalate un sorriso a tutti coloro che incontrate nella vostra vita». 

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