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Pozzolo, la sinistra sbraita ma dimentica il sindaco comunista con la pistola

Alessandro Gonzato
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Non serve essere pistola, basta la foto di Bonelli. Angelo, il leader dei Verdi, che fa il brillante ma ha la verve del Tonno Insuperabile. La mitica pubblicità dei “150 grammi di bontà in olio d’oliva”. Bonelli però è un delfino, ce l’ha scritto sulla carta che ha appiccicata su una mascherina azzurro-Puffo che gli adorna la fronte. È lui, su “X” (un tempo Twitter), a pubblicare lo scatto corredato di didascalia: «Io a Capodanno gioco con mia figlia, mia moglie, amici e amiche. Gli invitati non portano pistole... Auguri senza armi». E bravo Bone’! Un utente però lo sbertuccia così: «Soumahoro che figurina aveva?». Soumahoro non c’era: prima osannato dal Bonelli che quando ne aveva annunciato la candidatura si era addirittura commosso - che sentimentalone il Verde Angelo - e disconosciuto in un amen dopo il casino sulle cooperative “di famiglia”. Soumahoro chi? Bonelli cuore ingrato. Il capo dei Verdi vuole ironizzare sul collega di Fratelli d’Italia, l’ingiustificabile Pozzolo dalla cui pistola la notte di San Silvestro è partito un colpo, fa sapere che lui di armi non ne ha, e un altro utente commenta che «un pistola che porta la pistola sarebbe troppo», ma qui noi ci dissociamo. Bonelli picchietta sullo smartphone e invia comunicati a raffica: in uno di questi chiede che la Meloni sbatta Pozzolo fuori dal partito, magari la premier lo farà anche o lo sospenderà - vedremo - ma il tribunale social chiede ad Angelo perché lui non abbia fatto altrettanto con Soumahoro e i suoi stivali infangati.

L’UOMO DI ELLY
Intanto il baffone di Sandro Ruotolo, folto e canuto, vibra che è una meraviglia. Il comunista Ruotolo, responsabile comunicazione del Pd, si chiede se siano questi «gli uomini di governo». Tuona che «questa destra populista ha costruito le sue fortune elettorali su fatti di cronaca, sull’insicurezza, sul pericolo immigrati, sugli stupri, e oggi», aggiunge Ruotolo, «ci viene a dire che non è successo nulla in provincia di Biella la notte di Capodanno». Quindi un politico di destra fa una cazzata e per Ruotolo sparisce l’immigrazione clandestina alimentata dalle cooperative rosse; gli stupri commessi dagli stranieri devono essere taciuti; il finto-buonismo delle anime belle pure. I baffi di Salvador Dalì volgevano al cielo come le torri della cattedrale di Burgos. Quelli di Ruotolo protendono verso Elly. Nel gran caravanserraglio della sinistra irrompe tal Cristina Tajani, che non è parente del ministro degli Esteri ma senatrice del Pd cresciuta in Rifondazione Comunista. Eccola, la Tajani, su “X”: «Sembrava “Fascisti su Marte”, con tutti i cliché: il deputato nostalgico virilmente circolante con arma da fuoco (però piccola...), l’esibizione, il colpo vagante che colpisce il povero malcapitato. Sembrava. Invece era la festa di Capodanno dei Fratelli d’Italia».

 

 

L’originalità del Pd è come la verve di Bonelli. Ma l’acchiappa-fascisti, il vero, insuperabile come il tonno, è Paolo Berizzi il quale dalle colonne di Repubblica le spara in serie, «l’attrazione fatale della destra per la fondina», «l’irresistibile tentazione del Far West», poi Berizzi cita l’allora 65enne Graziano Stacchio, il benzinaio vicentino che nel 2015 ha risposto al fuoco dei banditi che avevano assaltato l’oreficeria attaccata al suo distributore. Stacchio per salvare la vita alla giovane commessa aveva ucciso un delinquente e il giudice ha archiviato l’accusa di eccesso di legittima difesa. Berizzi ricorda il leghista Giancarlo Gentilini «che da sindaco (di Treviso, ndr) posava come un Tex Willer meno tonico», ma dimentica - può capitare- quello di Taranto, Ippazio Stefano, comunista che brindava alla rielezione con la pistola in bella vista in cintura.

Era il 2012. Il pm aveva chiesto un annodi reclusione. Il giudice alla fine l’ha assolto «perché il fatto non sussiste». Proseguiamo. Quei gran geni dei deputati dem si mettono d’accordo e sulla chat di gruppo di WhatsApp iniziano a scriversi: «Ma Pozzolo può essere entrato armato alla Camera in passato?»; «Potrà farlo in futuro?». Messaggi poi inoltrati alle agenzia di stampa. Gad Lerner, sul Fatto Quotidiano, cita i partigiani e «le fiamme del governo». Sui social Pozzolo viene giustamente massacrato. Ma sui social rimbalza anche la battuta che non serve avere un pistola per spararle. Tocca al dem Arturo Scotto: «Delmastro riesce a trovarsi sempre nel posto sbagliato. Sarà pure sfortuna, ma uno così al governo è un pericolo pubblico». Vuole cacciare Delmastro perché per lui porta sfiga. Puro avanspettacolo. Poteva mancare Roberto Saviano? Sì, e non ne avremmo sentito la mancanza. E invece... «Quello che è accaduto è la prova più forte che possiamo opporre a ogni estensione dell’uso delle armi, che questo governo invoca e legifera».

 

 

BANG BANG
Nessuno a sinistra che ricordi l’ex presidente della Commissione ecomafie Stefano Vignaroli (Cinque Stelle), che sparava col kalashnikov al poligono sulle note di “Mother Russia” degli Iron Maden. E sì che sono passati soltanto due anni da quelle eroiche gesta immortalate e rilanciate dai social... Vittoria Baldino, vicecapogruppo grillina a Montecitorio, dichiara che «con Fdi c’è un preoccupante degrado politico». E detto da chi ha fatto fare il ministro a Toninelli preoccupa davvero.

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