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Giorgia Meloni: "Tra il governo e mia figlia scelgo Ginevra"

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Francesco Storace
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Non siamo al remake di com’è umano lei, quelli erano altri tempi, era il Sessantotto di Fracchia versus Fantozzi e invece Giorgia Meloni sarebbe nata quasi dieci anni dopo. Ma ci sta tutta la constatazione di una diversità profonda della premier rispetto ai retroscena sul suo carattere una volta imbufalito e l’altra irritato. Invece, la Meloni ha fatto sfoggio di un’umanità che si butta alle spalle amarezze e dolori.

È del resto un tempo difficile questo, per tutti. Le guerre generano odio, asprezza, dissenso. La salute malandata – e quanti italiani sono nelle stesse condizioni - fa danni. Ma poi se hai almeno un briciolo di umanità persino in politica, sai tirarla fuori nel momento apparentemente più complicato, l’incontro con una stampa che si autodescrive come battagliera e poi improvvisamente ritrovi sopita, docile, mansueta.

Anche il bisogno fisico finale ha offerto un tratto di verità, il rifiuto della finzione. Quella pipì garantiva tenerezza dopo tre ore di domande e risposte. La Meloni ha scansato anche le polemiche aizzate da chi sospettava malattie diplomatiche per non confrontarsi con i giornalisti. Umanità anche quando la premier ha parlato di fatti politici, come voleva la conferenza stampa annuale. Ma è indubbio che c’era sentimento pure quando ha catalogato la tragedia di Cutro come il momento peggiore dell’anno trascorso, «sentirsi addosso colpe che non hai per la morte di 94 persone».

 



C’è cuore anche nell’ostentata rivendicazione dell’azione di governo su Caivano, voluta e condotta senza sosta da Palazzo Chigi. Non sarà certo un caso che a far partire l’esecutivo lancia in resta contro le bande locali sia stato l’orrendo stupro di due cuginette proprio lì. Poi, il resto lo ha fatto persino il rapporto costruito da questa madre che guida il Paese con il prete di periferia, don Antonio Patriciello. Poi ci sono anche le vicende spinose di partito.

Sul caso Pozzolo, il deputato pistolero di Capodanno, la Meloni non fa la boccuccia ipocrita – ohibò ha un’arma – ma pretende che se ne hai diritto devi anche osservare il dovere della serietà nella custodia di quella pistola. E per questo dice al suo parlamentare accomodati davanti ai probiviri del partito. C’è rispetto per le donne quando parla di lavoro e maternità, la premier, non si può essere costrette a scegliere. E non cambia idea su Elon Musk in tema di maternità surrogata. Quell’umanità rischia di saltare alla domanda più noiosa, quella sulla sorella, Arianna, che sta da una vita in politica senza incarichi pubblici. Lì la frecciatina, senza citarli, la riserva alle coppie Franceschini e Fratoianni, che hanno il privilegio del posto duplicato in Parlamento senza doversi sacrificare nella retrovia della militanza di partito. E in fondo la Meloni ha dimostrato umanità anche quando, nel doloroso momento della separazione pubblica da Andrea Giambruno, scelse di stare a casa con sua figlia Ginevra anziché andare a festeggiare un anno di governo con i suoi militanti. La politica non ha sempre la precedenza.

 

 

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