Cerca
Cerca
+

Elly Schlein, la balla spaziale su Giorgia Meloni: "Non dipende da lei"

Elisa Calessi
  • a
  • a
  • a

Il sabato di Elly Schlein è stato tutto in Abruzzo, una delle regioni al voto nella prossima primavera. Un tour partito da Aielli, dove ha visitato il murales contro la mafia, poi a Tagliacozzo dove è andata all’ospedale Umberto I, a Celano per vedere un'azienda agricola, quindi ad Avezzano dove ha incontrato sindacati e datori di lavoro e ha visitato un centro anti-violenza, fino a chiudere con una iniziativa a sostegno del candidato presidente Luciano D’Amico. La sanità al centro di questa giornata, come delle prossime che farà toccando le regioni al voto. Eppure la domanda che l’ha inseguita per tutta la giornata, è sempre stata un’altra: si candida o no alle elezioni europee? Farà la capolista nelle 5 circoscrizioni, come probabilmente Giorgia Meloni, o ascolterà il consiglio che sempre più persone, in questi giorni, le stanno dando, primo fra tutto Romano Prodi, ossia di non fare una candidatura finta?

MELINA - Sulla candidatura alle Europee «non c’è nessuna novità», ha detto ad Avezzano rispondendo ai cronisti. Ha provato, poi, a spostare l’attenzione sull’altro campo, dove non mancano problemi e divisioni: «Per fortuna nel Pd ci sono discussioni verso un appuntamento elettorale importante, si pensi ad un altro partito dove stanno litigando con membri del governo e parlamentari perché non si capisce chi ha sparato a una festa di Capodanno. Mi tengo stretto il Pd», ha aggiunto la leader dem.

 

 

In mattinata, ospite di “Agorà”, aveva spiegato che candidarsi per le Europee sarebbe una scelta che, in ogni caso, «prescinde dalle valutazioni di altri leader e di altre forze» rivendicando di avere «sempre detto che è l’ultima delle valutazioni: prima viene il progetto dell’Europa che vogliamo, poi verranno le liste, che prima di tutto sono una squadra. Sono impegnata a costruire una squadra che rappresenti la nostra idea dell'Europa». Anche sul possibile confronto in tv con Giorgia Meloni ha detto che «non ci sono novità su questo versante». I contatti ci sono. A tutto campo. Ogni giorno. La disponibilità di entrambe, in linea di massima, c’è. Ma va stabilito quando e soprattutto il campo di gioco. Bruno Vespa è stato il primo a proporsi, mettendo a disposizione “Porta a Porta” e la rete ammiraglia del servizio pubblico. Altre reti e conduttori, però, in queste settimane si sono aggiunte. Il tutto va deciso, però, a breve, prima che scattino le regole della par condicio.

A infilarsi in questo limbo è Matteo Renzi che ha colto la palla al balzo per criticare la segretaria del Pd: «L’errore», ha scritto il leader di Iv sui social, «è tutto di Elly: doveva replicare per prima alla Meloni. Avrebbe potuto dirle sì, avrebbe potuto dirle no. Rispondendole “Ni” e aprendo il dibattito interno si sono levate le voci - disinteressate e non - di tutti, tranne che l’unica che forse valeva la pena sentire: la voce di Elly. Peccato, un’occasione persa». E ha annunciato ufficialmente che si candiderà per le elezioni euoropee: «Io nel frattempo mi candido. Contro questo governo incapace ma anche contro questa opposizione inconcludente».

 

 

ARIA PESANTE - Il nodo sulle candidature (e sulla candidatura della leader dem), però, è solo un fattore di un clima che, nel Pd, comincia a essere pesante nei confronti della segretaria. Dalle scelte per le elezioni regionali alle strategie parlamentari sulla politica estera, dalle posizioni sulla giustizia (vedi l’abuso di ufficio) ai candidati e alle alleanze per le comunali, lo scontento, dietro le prime file dem, comincia a prendere la forma di quel fuoco amico sotto qui, periodicamente, i segretari del Pd sono caduti. Elly Schlein, va detto, a differenza dei predecessori maschi, sembra resistere a mugugni o aperte critiche. Sorride, fa i tour nelle regioni al voto, non polemizza. Fa il muro di gomma rispetto agli attacchi interni o esterni che le arrivano. «Per fortuna nel Pd ci sono discussioni verso appuntamenti elettorali importanti, si pensi ad un altro partito dove stanno litigando con membri del governo e parlamentari perché non si capisce chi ha sparato con la pistola di un parlamentare a una festa di Capodanno. Mi tengo stretto il Pd», ha detto ieri. Finora ha funzionato. Bisogna vedere se questa tattica resisterà.

Dai blog