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Bonaccini stanga gli anziani: case di riposo più care

Stefano Bonaccini

Fabio Rubini
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L’Emilia Romagna di Stefano Bonaccini non è una regione per anziani. Dopo il tentativo che sta per andare in porto di penalizzarli nell’assegnazione delle case popolari, la giunta a guida Pd ha rifilato un nuovo schiaffone ai nonni emiliano romagnoli, prevedendo un’autentica stangata sulle rette delle case di riposo. A stabilirlo è una delibera regionale che prevede un aumento di oltre quattro euro al giorno per gli ospiti delle Rsa. Una vera e propria stangata che costerà alle famiglie quasi 1.500 euro all’anno e che colpirà soprattutto le famiglie con più fragilità.

Bonaccini ha giustificato questo aumento con il rincaro dei prezzi delle materie prime, ma il sospetto delle opposizioni è che il governatore arrivato alla fine del suo secondo mandato - scadrà nel 2025-, abbia la necessità di rimettere un po’ in ordine i conti della Regione gravati dai debiti accumulati soprattutto in materia di Sanità.

Un buco che per la giunta è di 300mila euro, ma che per le opposizioni di centrodestra sfiorerebbe il milione di euro.

 

 

LA DENUNCIA  - A lanciare l’allarme sul rincaro delle rette è stato il sindaco di Ferrara Alan Fabbri, che è anche presidente della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria di Ferrara. Chiamato a scegliere se far partire i rincari dal primo gennaio o dal primo febbraio, Fabbri ha optato per una terza via: «Abbiamo scelto di non partecipare al voto per prendere nettamente le distanze dall’ennesima decisione sbagliata e iniqua della Regione Emilia Romagna, che va a penalizzare i cittadini e i loro diritti. Non ne saremo complici», tuona l’esponente leghista, che insiste: «Gli aumenti non ci devono essere. Oltre all’aspetto economico e politico, questa decisione va a toccare un aspetto umano: un aumento da quasi 1.500 euro all’anno per molti può essere insostenibile e fare la differenza tra il poter o non poter garantire ad un proprio caro la migliore assistenza. E questo è un fatto molto grave».

Il rincaro delle rette delle Rsa potrebbe avere anche un risvolto più generale: «Gli aumenti non solo peseranno sulle famiglie con un anziano a carico - spiega Fabbri -, ma finiranno per pesare su tutti perché ogni Comune dovrà provvedere a sostenere i propri cittadini in difficoltà, visto che si tratta di servizi quasi sempre indispensabili. Quindi il concetto è sbagliato due volte: in senso umano e sociale e anche nell’ottica della sussidiarietà tra gli enti che viene stravolta mentre ad impoverirsi saranno le casse comunali». In sostanza la giunta regionale mira a sistemare i suoi conti a scapito dei bilanci dei Comuni emiliano romagnoli. Anche per questo Fabbri chiede «alla Regione di sospendere la delibera fino alla conclusione di un vero confronto con le parti interessate e di recuperare altrove e non nelle tasche dei cittadini o nelle casse dei Comuni, i fondi a copertura di un servizio tanto essenziale».
Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere regionale della Lega Fabio Bergamini, che parla di «una decisione assurda da parte di un ente, la Regione, che dovrebbe tutelare chi è in difficoltà e che invece fa tornare i conti mettendo le mani in tasca ai cittadini».

 

 

C’È CHI DICE «SÌ» - Chi invece concorda con Bonaccini è l’Alleanza delle Cooperative italiane dell’Emilia Romagna, che gestisce molte Rsa e che, anzi, bacchetta la giunta per una misura ritenuta «insufficiente», perché «senza intervenire sulle entrate saremmo costretti a interrompere o a ridimensionare i servizi creando un forte disagio all’utenza e alle famiglie e mettendo a rischio la continuità lavorativa di operatrici e operatori». La decisione di aumentare le rette arriva solo pochi giorni dopo un altro provvedimento molto controverso preso da Bonaccini: la scelta di cambiare i criteri di assegnazione delle case popolari, dando meno potere ai sindaci di far valere il peso della storicità delle residenza nei punteggi delle graduatorie. Una misura che finirà per penalizzare gli italiani e in particolare gli anziani che da più tempo risiedono nelle città. Una decisione peraltro contestata anche da molti sindaci Pd e che fa dire a Fabio Bergamini: «Così come i sindacati hanno applaudito al provvedimento sulle case popolari, anche in questo caso c’è chi applaude alla decisione di aumentare le rette nelle Rsa: le cooperative. Ecco un’altra maschera della sinistra che cade miseramente». 

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