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Vittorio Sgarbi, "cosa deve fare De Fusco": scacco matto al Pd?

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Rischia di diventare una grana anche nel centrodestra la nomina del regista Luca De Fusco a direttore del Teatro di Roma. La scelta è stata presa dal governo, accusa la sinistra, senza concertazione con il Comune di Roma (guidato dal Pd), e in particolare si punta il dito contro il presidente della Commissione cultura della Camera e responsabile Cultura di Fratelli d'Italia Federico Mollicone, che sarebbe intervenuto "indebitamente", sostengono i dem che presenteranno una interrogazione urgente a Montecitorio.

A esporre più di un dubbio sulla dinamica della nomina è anche Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura: "Un direttore deve chiedere di essere votato da tutto il Consiglio di amministrazione per il rapporto costante che deve avere con quella istituzione. Non può dirigere a prescindere dal Cda". Questo, spiega Sgarbi, "è un gesto che gli farebbe onore e smentirebbe il non gradimento del sindaco che lo definisce, come se a teatro fosse un limite, 'regista' e non 'manager' (figura umiliante e senza storia) - aggiunge Sgarbi - con ciò consoliderebbe la sua elezione, garantita - comunque - dalla maggioranza nel plenum del consiglio, e riabiliterebbe, per tutto il mondo del teatro, la figura del regista nella sua funzione di direttore". 

 

 

 

De Fusco ha ricevuto, de facto, il sostegno del governatore della Regione Lazio Francesco Rocca (di centrodestra) dello stesso "capo" di Sgarbi, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sprezzantemente definiti dal deputato Pd Matteo Orfini "marionette nelle mani di Mollicone". 

 

 

 

"Il presidente può, come ha fatto, rimandare la riunione, ma non evitarla - riprende il ragionamento Sgarbi -. De Fusco può nobilmente chiedere di essere votato da tutti. Un contropiede limitatamente rischioso, rispetto allo schema di prepotenza che è stato rappresentato". "Così la sua direzione è mutilata e minacciata - conclude Sgarbi -. De Fusco, per la sua storia, non vale meno degli altri candidati, politicamente, più che culturalmente, a lui contrapposti".

 

 

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