Soumahoro si sente Maignan: "Ululati in Parlamento". Ma è stato smentito
Soumahoro è nel pallone. Non come l’allenatore, Lino Banfi, nel mitologico film. Aboubakar, ora - dopo essersi paragonato a Mandela e Martin Luther King, non due terzini della Longobarda - si sente il portiere del Milan. Come: tolti gli stivali di gomma infangati il deputato s’è messo in testa di indossare i guanti? Ancora no, anche se quanto a uscite coraggiose Abou non è secondo a nessuno. L’ultima idea meravigliosa dell’onorevole ivoriano- I have a dream - è quella di paragonare gli ululati contro il milanista Mike Maignan a Udine a quelli contro di lui in parlamento.
Col particolare che contro Soumahoro, in parlamento, non c’è stato alcun ululato. Non ci sono prove audio, video, né scritte che il deputato- si riferisce ancora alla seduta dello scorso 28 giugnoabbia subìto cori o frasi razziste. E però Abou si è buttato a capofitto nella polemica nata dai versi dei tifosi friulani.
La performance, il deputato del gruppo (fritto) Misto, l’ha sciorinata su Facebook: «Nello stadio hanno fatto rumore di scimmie», ha scritto. «“Non è la prima volta che mi succede”, ha detto Maignan, vittima di insulti razzisti. A questo riguardo, vorrei esprimergli tutta la mia solidarietà perché so quanto male fanno gli ululati ed essere paragonati alle scimmie, visto che l’ho vissuto anch’io in parlamento (...) L’attuale contesto sociopolitico e culturale, di riduzionismo e revisionismo storico, sembra voler normalizzare il razzismo. Per questo», attenzione-attenzione, «le forze politiche che fondano la loro fortuna elettorale sull’odio del “nero” o del “diverso” devono essere stigmatizzate perché minano l’unità e la coesione del nostro Paese».
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Di ululati contro Soumahoro, dicevamo, non c’è traccia nemmeno nel resoconto stenografico della Camera. E il deputato, l’indomani, se n’era lamentato, a Montecitorio: «C’è scritto solo “commenti”. È generico, rispetto alla gravità di ciò che è successo nel luogo più alto che rappresenta la nostra democrazia». Solo che nel documento il termine “commenti” (dei deputati di Fratelli d’Italia e Lega) è rimasto, e la ragione è semplice: non si sentono ululati, tanto che lo stesso vicepresidente grillino della Camera, che quel giorno presiedeva la seduta, non si era accorto di alcun atto razzista.
«Ieri», aveva detto Sergio Costa, «ho percepito delle intemperanze (come riportato nello stenografico, ndr), ma “ululato è una parola grossa. Non si è trattato di una cosa da stadio, io questo non l’ho percepito. Neanche lontanamente», aveva proseguito il vicepresidente della Camera, «si deve pensare che qualcuno possa pensare al razzismo in aula». Niente. Soumahoro, nel suo messaggio su Facebook, è perentorio: «Il razzismo, che è la madre del nazismo e del fascismo, deve essere combattuto in ogni sua espressione e in ogni luogo succeda. Per questo presenterò un’interrogazione parlamentare al ministro dello Sport su quanto denunciato da Magnan», che si scrive Maignan, con la “ i”, ma la trance agonistica gioca brutti scherzi. In ogni caso un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Soumahoro quest’altr’anno non giocherà con la maglia numero 7. No. Soumahoro è un numero uno.
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