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Autonomia, "di tutto per fermarla". Schlein attacca, Foti la zittisce

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"Pronti a tutto per fermare l'Autonomia", dalla piazza al referendum abrogativo. Elly Schlein suona la carica e chiama alla raccolta la sinistra pochi minuti dopo l'approvazione in Senato della riforma dell'Autonomia differenziata messa a punto dal ministro Roberto Calderoli.

Suggello di ore caldissime: L'inno d'Italia accompagna il voto: la Lega per festeggiare "un traguardo storico", l'opposizione polemicamente vuole punteggiare "un giorno triste per l'Italia". Dopo quasi un anno dal via libera del Cdm, l'Autonomia compie il primo passo con il sì del Senato: sono 110 i sì, 64 i no, 3 gli astenuti. Ora il provvedimento passerà a Montecitorio e l'auspicio del Carroccio è poter avere la sua legge di bandiera in tempo utile per le Europee. Contemporaneamente prendono corpo le modifiche al disegno di legge sul premierato.

Il playmaker della premier Giorgia Meloni per la partita è il presidente della commissione Affari Costituzionali Alberto Balboni, che ha già pronti 7 emendamenti, uno dei quali riscrive completamente la norma anti-ribaltone, "una ipotesi di aggiustamento" in modo che non si debba andare necessariamente alle urne, anche in casi eccezionali, ma che salvaguarda il ruolo che deve avere un premier eletto per volontà popolare.

Ma è il giorno dell'Autonomia. Era l'ottobre del 2017 quando Veneto e Lombardia promossero due consultazioni tra i cittadini per il trasferimento di competenze alle Regioni, come previsto nella riforma del titolo V della Costituzione. Da allora ci hanno lavorato tre governi, Roberto Calderoli ha abbracciato il progetto come una battaglia personale promuovendo il ddl che nel percorso parlamentare è stato notevolmente cambiato per tenere d'accordo le diverse anime del governo. L'ultima modifica la scorsa settimana, con un emendamento di Fratelli d'Italia che ha voluto una ulteriore garanzia sul fatto che le risorse per i Lep arrivino contestualmente anche alle regioni che non chiedono l'Autonomia. In Aula spuntano cartelli con la bandiera tricolore dai banchi del Pd, al momento del voto in Aula risuona l'inno di Mameli, dai banchi della Lega si leva anche un Leone di San Marco.

A presiedere l'Aula è il vicepresidente leghista Gian Marco Centinaio e non il presidente del Senato Ignazio La Russa. Nessuno dei leader prende la parola, Matteo Renzi e Carlo Calenda non partecipano nemmeno al voto. Italia viva è contro, con le altre opposizioni, Azione si astiene anche se la sua portavoce Mariastella Gelmini vota in dissenso dai colleghi a favore del provvedimento. "È un passo importante verso un Paese più moderno ed efficiente, nel rispetto della volontà popolare espressa col voto al centrodestra che lo aveva promesso nel programma elettorale", esulta Matteo Salvini che dedica il risultato a Roberto Maroni. "Si è compiuto un ulteriore passo avanti verso un risultato storico, importantissimo e atteso da troppo tempo - è la soddisfazione di Calderoli -. Avevo previsto che oggi sarebbe stata una bella giornata, e così è stato. Questa è una risposta che dovevo a quelle 14 regioni su 15 a statuto ordinario che ce l'avevano chiesto".

La segretaria del Pd Schlein e il leader M5s Giuseppe Conte chiamano alla mobilitazione, dentro e fuori dal Parlamento. E già si pensa a un referendum abrogativo. "Giorgia Meloni fa rivivere l’antico sogno secessionista della Lega. Una riforma pericolosa - ha detto Schlein - ma non escludiamo alcuno strumento per frenare questa riforma che spacca l'Italia". "Meloni spacca il Paese e svende il Sud a Salvini. Noi non ci rassegniamo", le fa eco Conte.

"Il segretario del Pd Schlein non ha buona memoria - le ricorda Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera da Porta a porta, su Rai 1 -. È del 2021, ovvero quando lei era vicepresidente della Regione Emilia Romagna, l'approvazione della mozione nella quale si diceva di dare mandato al governatore Bonaccini per l'attuazione piena dell'art. 116 comma tre della Costituzione perché era fondamentale che la Regione avesse l'autonomia. Questo articolo, peraltro, è stato voluto dal centrosinistra e non dal centrodestra, che lo approvò con tre voti di scarto. Nel 2014, sempre la sinistra ha stabilito la prima forma di collaborazione con le Regioni per attuare queste norme. Nel 2019, inoltre, l'allora neo ministro Boccia, oggi capogruppo Pd al Senato, sosteneva che occorresse una legge cornice per dare attuazione all'articolo della Costituzione, che ora dalla sinistra viene definito 'Spacca-Italia'. Al tempo del governo Gentiloni, nelle proposte sottoscritte allora dai governatori, non si parlava dei livelli essenziali delle prestazioni, introdotti in questa legge così come dei livelli essenziali di assistenza. A tacere del fatto che la parola 'Meridione' dalla Costituzione l'ha cancellata la sinistra". 

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