Cerca
Cerca
+

Stop ai fondi ai filo-Hamas? Il Pd vuole ridarglieli

Esplora:

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

C’è una nuova divisione tra i governi occidentali. Da una parte quelli che hanno il coraggio di bloccare i fondi alla Unrwa, l’agenzia dell’Onu che in teoria dovrebbe assistere i profughi palestinesi, ma in pratica - da tempo - è compromessa con Hamas.

Dall’altra i governi che non hanno la volontà e la forza d’interrompere quelle donazioni: per ragioni di politica estera, dettate dalla vicinanza ai Paesi arabi che simpatizzano coi terroristi palestinesi, o di sicurezza interna, dovute alla presenza nei loro confini di masse di islamici difficili da controllare. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni fa parte del primo gruppo. L’ha annunciato ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dando così un significato concreto al Giorno della Memoria: «Il governo italiano ha sospeso i finanziamenti all’Unrwa, dopo l’atroce attacco di Hamas contro Israele.

Paesi alleati hanno recentemente preso la stessa decisione». Parole che valgono 18 milioni di euro: a tanto è ammontato sinora, tra soldi, beni e servizi, il contributo annuale versato dall’Italia all’Unrwa.

Una decisione che il governo di Gerusalemme ovviamente apprezza, ma è contrastata dal partito di Elly Schlein. Nella mozione che sarà discussa domani alla Camera, il Pd chiede infatti di «ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell’anno in corso all’Unrwa, per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori». Un testo firmato dalla segretaria, e a seguire da tutti i deputati democratici.

E dire che la storia dell’agenzia Onu per i palestinesi è una lunga galleria di orrori e complicità coi terroristi. Gli ultimi venuti a galla sono il coinvolgimento di dodici suoi dipendenti nei massacri del 7 ottobre e la chat in cui tremila insegnanti che lavorano a Gaza, pagati dalla Unrwa, elogiano gli assassini e gli stupratori di Hamas come «eroi».

 

UNA MOSSA PREVISTA
Nella Farnesina raccontano che la mossa era stata programmata già a novembre. Una fonte diplomatica spiega che «il capo della Unrwa, lo svizzero Philippe Lazzarini, non controlla ciò che avviene sotto di lui. Gli stessi dipendenti palestinesi dell’agenzia sono ricattati da Hamas, che riempie l’Unrwa di uomini, spie e trafficanti. Una situazione insostenibile».

A dicembre il ministero degli Esteri ha deciso quindi di aiutare i civili palestinesi in altro modo, stanziando a tale scopo 10 milioni di euro. Di questa cifra, 4 milioni andranno alla Fao; il resto al Programma alimentare mondiale, all’Organizzazione mondiale della sanità, alla Croce Rossa e alla Mezzaluna Rossa. Soldi che serviranno a fornire beni alimentari, a sostenere l’agricoltura e l’allevamento e a garantire cure mediche, nonché a portare cento bambini fuori dall’inferno di Gaza. Come spiega Tajani, «l’Italia continuerà l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese», malo farà «tutelando la sicurezza di Israele». Quindi senza permettere che se ne avvantaggi Hamas, che secondo il ministro degli Esteri rappresenta «le nuove SS, la nuova Gestapo, perché la caccia all’ebreo è stata compiuta in maniera scientifica».

Assieme all’Italia c’è un gruppetto di Stati occidentali. La prima amministrazione ad annunciare la sospensione dei finanziamenti all’Unrwa è stata quella del democratico Joe Biden. Il dipartimento di Stato di Washington ha fatto sapere di voler valutare con attenzione sia le posizioni dei dipendenti dell’agenzia accusati di aver partecipato alla strage, sia la risposta che darà l’Onu.Gli Stati Uniti sono i primi donatori dell’Unrwa, con quasi 344 milioni di dollari l’anno. Stessa cosa, subito dopo, hanno fatto il Canada e l’Australia. Quindi il governo Meloni ha ufficializzato il blocco dei fondi, seguito dai governi di Regno Unito, Finlandia, Olanda e Germania.

Il Pd si trova così in sintonia coi suoi alleati di sinistra (per il rossoverde Angelo Bonelli «rimuovere il sostegno finanziario all’Unrwa è un errore»), ma lontano e spiazzato dalla propria “casa madre”, quella dei democratici americani, e dai socialisti tedeschi che governano a Berlino.

 

«VA CHIUSA»
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ringrazia l’Italia e gli altri Paesi che hanno compiuto il gran passo, e chiede ad altre nazioni di fare altrettanto. «Sono anni che avvertiamo: l’Unrwa perpetua la questione dei rifugiati, ostacola la pace e funge da braccio civile di Hamas a Gaza. È parte del problema», dice il ministro di Netanyahu. Il governo di Gerusalemme intende comunque impedire alla Unrwa di operare a Gaza dopo la guerra. Significherebbe chiuderla: argomento su cui i governi e i partiti occidentali potranno litigare nei prossimi mesi. Intanto il fatto che Hamas difenda l’Unrwa, e chieda all’Onu di «non cedere alle minacce e ai ricatti di questa entità nazista canaglia», non migliora la posizione dell’agenzia. 

Dai blog