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Jannik Sinner, veleno di Acerbo: "Sarei più felice se pagasse le tasse in Italia"

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Non poteva non diventare un caso politico, Jannik Sinner. E così, all'indomani del trionfo del 22enne di San Candido agli Australian Open e sull'onda del clamore mediatico che circonda il tennista altoatesino, ecco che da sinistra qualcuno prova a guadagnare un po' di visibilità con una polemica facile facile. 

"Complimenti a Sinner, ma se pagasse le tasse in Italia sarei più contento". Parola di Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista, che ha vergato l'illuminato commento sul proprio profilo Facebook. "Nel 2006 ero in Irlanda e tutti i quotidiani in prima pagina invitavano gli U2 a non spostare domicilio fiscale in Olanda - ha aggiunto Acerbo, paragonando la situazione dell'italiano a quella della rockband irlandese -. In Italia invece si considera normale che ci si sottragga al fisco. Siamo un paese dove Briatore, Marchionne, Berlusconi e la famiglia Agnelli sono stati proposti come modelli positivi - ha concluso il segretario di Rifondazione -. Il tricolore è per i fessi che sono costretti a pagare le tasse?". 

Le rosee prospettive di Sinner per il futuro potrebbero rendere Jannik un boccone assai gradito per il Fisco di casa nostra. Grazie al suo primo trionfo in uno dei 4 tornei dello Slam, il "rosso" ha intascato un primo premio da 3,15 milioni di dollari australiani, al cambio attuale quasi due milioni di euro. Un bel bottino a cui però è da aggiungere quanto vinto complessivamente nel 2023, ben 28 milioni di euro tra risultati del campo e sponsor, con il colosso Nike che ha rinnovato il contratto nel 2022 per 150 milioni di euro spalmati nei prossimi 10 anni.

Da sportivo di successo a piccolo uomo-impresa, insomma, anche visto il suo legame con aziende di livello mondiale come Rolex, Head, Lavazza, Fastweb, Parmigiano Reggiano, Alfa Romeo, Technogym, Pigna, Panini e Intesa Sanpaolo. Se tutto andrà come si prospetta oggi, contratti che rischiano di "esplodere" nei prossimi anni ben al di sopra degli attuali 5 milioni di euro di valore complessivo. Numeri che non possono non far gola al Fisco, ma soprattutto a chi, da sinistra, tasserebbe tutto e tutti.

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