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Ilaria Salis, le opposizioni si ricompattano: "Meloni venga in aula"

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L'opposizione si ricompatta sul caso di Ilaria Salis, la maestra italiana di 39 anni detenuta in Ungheria da un anno con l'accusa di aver partecipato ad un'aggressione a colpi di manganello ai danni di due estremisti di destra ungheresi durante una manifestazione a Budapest. La sinistra, spaccata sempre e su tutto, ritrova la tanto agognata (e strumentale) unità nella richiesta alla premier Giorgia Meloni di andare a riferire sia alla Camera che al Senato. Sul caso, in particolare, è stata chiesta alla presidente del Consiglio un'informativa urgente. "La nostra concittadina, che si è dichiarata innocente - ha affermato Enrico Borghi di Italia viva al termine della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama - ha diritto a un giusto processo e deve essere difesa dal più alto livello istituzionale italiano". 

Simili le parole di Stefano Patuanelli del Movimento 5 Stelle: "È doveroso che un premier che ha sempre manifestato amicizia nei confronti di Orban venga a dirci quali possono essere i frutti di questo rapporto privilegiato. Le immagini che abbiamo visto sono drammatiche", ha detto in riferimento agli scatti in cui la 39enne appare con mani e piedi legati da catene. "Quel che abbiamo visto fa inorridire ed è inaccettabile per un Paese europeo. Sono metodi fascisti e speriamo che il governo faccia sentire la sua voce", ha dichiarato Francesco Boccia, capogruppo del Pd. A fare eco a tutti loro il leader del M5s Giuseppe Conte: "Abbiamo una nostra connazionale, Ilaria Salis, in catene in Ungheria, e i nostri patrioti non si sono così dimostrati solerti nei confronti della nostra connazionale. Ci dicono che la presidente Meloni è informata ma non parla, il ministro Lollobrigida non ha visto le immagini, il ministro Tajani non è stato informato dagli ambasciatori ma la notizia, bastava leggere le rassegna stampa di mesi fa, era già sui giornali''.

I principali partiti dell'opposizione, Pd e M5s, si trovano in sintonia su qualcosa. Fino a ieri, invece, non riuscivano a pensarla allo stesso modo nemmeno sulla Rai. Il leader grillino, infatti, ha dato due di picche ai dem, intenzionati a organizzare un sit-in di protesta davanti alla sede della tv pubblica il prossimo 7 febbraio. L'iniziativa era stata lanciata pochi giorni fa dalla segretaria del Pd Elly Schlein contro la presunta influenza politica del governo sull'azienda di viale Mazzini. 

A rispondere alle opposizioni, da parte della Lega, ecco l'intervento del deputato Davide Bellomo, componente della commissione Giustizia: "Garantire i diritti degli imputati senza se e senza ma è da sempre un fondamento dell’azione politica del centrodestra. Diventa dunque inaccettabile che sul tema pretendano di darci lezioni quelle stesse opposizioni che osteggiano nelle aule parlamentari qualsiasi nostra proposta favorevole a chi, in quanto accusato e non condannato in via definitiva, non è per la nostra Costituzione considerato colpevole", picchia duro Bellomo. E ancora: "Nell’esprimere, dunque, parere favorevole all’interlocuzione con il governo sul caso della cittadina italiana Ilaria Salis, detenuta in Ungheria, che merita un processo degno di questo nome, come sempre dovrebbe accadere in tutta Europa, non possiamo però censurare alcune immagini e ignorarne completamente altre", conclude.

Dinamiche interne all'opposizione a parte, in realtà il governo si è già mosso per il caso della Salis. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha "chiesto al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie" pur specificando che il premier "Orban non c'entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente". Nel frattempo, è stato richiamato alla Farnesina l'ambasciatore ungherese in Italia. Mentre a breve l'ambasciatore italiano avrà un incontro con esponenti del governo ungherese. Ma non è tutto: la Farnesina ha chiesto anche i domiciliari per la Salis al più presto. La richiesta ufficiale è stata presentata dal ministero degli Esteri all'incaricato d'affari dell'Ungheria a Roma. 

Sul caso, inoltre, si è espresso anche il presidente del Senato Ignazio La Russa: "Quello della dignità dei detenuti" è un problema che "deve stare a cuore a tutti in Ungheria ma anche in ogni altra parte al mondo, anche in Italia dove ho notizia di una situazione non molto dissimile, almeno per gli uomini" e non per le donne "con il guinzaglio ma non le manette ai piedi". E ancora: "Ho preso appuntamento con il padre della ragazza, lo vedrò il 2 febbraio". 

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