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Chiesa silente e "irrilevante" sul suicidio dell'Europa: parola di Pera e Mantovano

Indi Gregory

Fausto Carioti
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Il cattolico Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non è persona che si scaldi mentre parla. Stavolta, invece, gli succede. Si accalora per quanto può accalorarsi un uomo delle istituzioni abituato a stare dietro le quinte e col culto del lavoro monacale. Accade al convegno sul “Suicidio dell’Occidente” ospitato da Marcello Pera nei locali della Biblioteca del Senato (pienone di pubblico: impensabile qualche anno fa).

Mantovano indica l’eugenetica e l’eutanasia come le «ideologie» in cui si rispecchia il suicidio della nostra civiltà. Ripercorre le tappe della storia della piccola Indi Gregory, che ha seguito da vicino. C’erano proposte mediche sperimentali, mantenerla in vita avrebbe permesso di guadagnare tempo, come chiedevano i suoi genitori. Il governo italiano e l’ospedale Bambino Gesù fecero di tutto per aiutarli, ma non servì: le autorità inglesi ritennero Indi «unfit», indegna di vivere. La vicenda servì comunque, commenta Mantovano, ad aprire «una crepa in un muro ideologico che appariva intangibile». Un modo, anche questo, per contrastare «la deriva suicidaria dell’Occidente».

 

 

Un governo da solo, però, può fare poco: c’è una battaglia «culturale e pre-politica» da combattere, «sul terreno dell’elaborazione scientifica, filosofica e giuridica». Ed è a questo punto che il braccio destro di Giorgia Meloni decide di parlare «al limite della rozzezza». Rimarca «l’irrilevanza di quel che rimane del popolo cattolico italiano» e «la difficoltà che esso ha di trovare guide al suo interno», «gli spunti disorientanti che si moltiplicano e non risparmiano il recinto ecclesiale»: parole che non passeranno inascoltate nella Cei. Ricorda i «recenti documenti che hanno generato lo sconcerto di intere conferenze episcopali», ed è chiaro il riferimento alla dichiarazione Fiducia supplicans con cui il prefetto perla Dottrina della fede, Víctor Manuel Fernández, ha concesso ai sacerdoti di benedire «le coppie dello stesso sesso».

È qui che Mantovano si scalda. Sta parlando dei suoi valori, della sua fede, dei suoi correligionari. «Che cosa è accaduto in vent’anni a quel popolo», che nel 2005 si era schierato e aveva vinto il referendum sulle norme contro la procreazione medicamente assistita, «per ridursi a frangia marginale, nemmeno riconoscibile?». Alzando la voce, domanda: «Possibile che con tanti organismi, accademie e atenei di area ecclesiale, cui sono demandate l’elaborazione culturale e la riflessione anche giuridica, questo mondo non è riuscito a dire nulla sulla vicenda di Indi?». Possibile che sull’eutanasia «la sola proposta che viene avanzata sembra essere la trasposizione in legge della sentenza della Corte costituzionale del 2019?». Ossia la “sentenza Cappato”, per cui non può essere punito chi presta assistenza al suicidio di una persona «tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile».

 

 

È possibile, insiste Mantovano, che il mondo cattolico «non sottoponga, come è doveroso, il percorso argomentativo di quella sentenza a vaglio critico?». Parole che scuotono la platea. Come quelle pronunciate poco dopo da Pera, che oggi è senatore di Fdi e in un passato non lontano è stato autore di lunghe riflessioni sull’Europa con Joseph Ratzinger. «Alla lotta dei laicisti contro il cristianesimo e alla crisi di vocazioni e di fede dei cristiani», denuncia il filosofo, «si è aggiunta, in tempi recenti, una sostanziale trasformazione della stessa dottrina cristiana». Snocciola gli esempi. «Si dice che Dio vuole il pluralismo religioso, cioè che il Dio cristiano vuole ugualmente la fede anticristiana. Si dice che la misericordia di Dio precede il perdono, come se il Dio cristiano perdonasse sempre e comunque e non condannasse mai. L’Inferno – se mai ancora esiste – è vuoto. Si dice che Dio benedice le situazioni di peccato, cioè violazioni dei suoi comandamenti, in nome della tolleranza della diversità. Si dice che Dio si trova anche nei culti pagani, come quello della Madre Terra. Si dice che l’evangelizzazione e il proselitismo sono una forma prevaricante di inculturazione. Si dice che la riaffermazione rigorosa della dottrina tradizionale è “clericalismo”».

E così via, «fino alle battute irriverenti, come quella che al tempo di Cristo non c’era il registratore e noi non sappiamo quali furono le sue esatte parole, se mai egli ne pronunciò alcuna». Non occorre fare i nomi, la platea sa di chi sta parlando. Lo sa pure il cardinale Angelo Bagnasco, che è lì sul palco e poco prima ha avuto parole dure sulla «Europa malata». Quelle che Pera elenca sono dichiarazioni del preposto generale dei Gesuiti, Arturo Sosa Abascal, del prefetto per la dottrina delle Fede Fernández, di altri bergogliani. Dello stesso papa Francesco. Le domande di Mantovano e lo sconcerto di Pera appartengono a qualche milione di cattolici europei. Convinti, anche loro, che il suicidio dell’Europa nasca lì: dalla negazione delle radici cristiane da parte dei laici, e dai «nuovi modi di pensare», come li chiama caritatevolmente Pera, che si vanno diffondendo nella Chiesa

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