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Mattarella, il Giorno del Ricordo: "Foibe, un muro di silenzio e oblio"

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"Un muro di silenzio e oblio". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito quel "misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità" che per decenni ha cancellato la tragedia delle Foibe

Nel Giorno del Ricordo, per onorare la morte di migliaia di italiani trucidati dai titini comunisti al confine tra Friuli Venezia Giulia e l'allora Jugoslavia comunista, il capo dello Stato usa parole durissime. "Lungo tempo è trascorso da quegli eventi ma essi sono emotivamente a noi vicini: questo consente - in una vicenda storica complessa e ancora soggetta a ricerche, dibattiti storiografici e politici - di stabilire dei punti fermi e di delineare alcune prospettive".

Un clima ostile e di censura "si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell'imprigionamento se non dell'eliminazione fisica". Una tragedia andata a braccetto con quella, più certamente più ampia e assai più nota, della Shoah, anche in Italia, e che tuttavia è necessario recuperare per disegnare un quadro complessivo di cosa sono stati davvero quegli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale, fatti di follia, sangue di innocenti e vendette.

"Malgrado queste tragiche esperienze del passato - è il monito del Quirinale -, assistiamo con angoscia anche oggi, non lontano da noi, al risorgere di conflitti sanguinosi, in nome dell'odio, del nazionalismo esasperato, del razzismo. Dall'Ucraina al Medio Oriente ad altre zone del mondo, la convivenza, la tolleranza, la pace, il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale sono messi a dura prova. I soprusi e le violazioni si moltiplicano e chiamano quanti condividono i valori di libertà e di convivenza a una azione di contrasto, morale e politica, contro chi minaccia la libertà, l'ordine internazionale e le conquiste democratiche e sociali. Pagine buie della storia, anche d'Europa, sembrano volersi riproporre. Disponiamo di un forte antidoto e dobbiamo consolidarlo e svilupparlo sempre di più".

L'orrore delle Foibe ha rappresentato anche uno dei più clamorosi paradossi politici italiani. "Le sparizioni nelle foibe o dopo l'internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l'annessione di quei territori sotto la dittatura comunista". Anche per questo quelle pagine furono di fatto cancellate dalla storiografia più politicizzata e vicina alla sinistra. Avrebbero per così dire "disturbato" la narrazione globale di quegli anni. 

"Il nuovo assetto internazionale, venutosi a creare con la divisione in blocchi ideologici contrapposti, secondo la logica di Yalta, fece sì che passassero in secondo piano le sofferenze degli italiani d'Istria, Dalmazia e Fiume. Furono loro a pagare il prezzo più alto delle conseguenze seguite alla guerra sciaguratamente scatenata con le condizioni del Trattato di pace che ne derivò. Dopo aver patito le violenze subite all'arrivo del regime di Tito, quei nostri concittadini, dopo aver abbandonato tutto, provarono sulla loro sorte la triste condizione di sentirsi esuli nella propria Patria. Fatti oggetto della diffidenza, se non dell'ostilità, di parte dei connazionali".

"L'istituzione del Giorno del Ricordo - conclude Mattarella - ha avuto il merito di riconnettere la memoria collettiva a quel periodo e a quelle sofferenze, dopo anni di rimozione. Ha reso verità a tante vittime innocenti e al dolore dei loro familiari. Tutto questo è stato importante, doveroso, giusto. Ma non è sufficiente. Il ricordo, la memoria della persecuzione e delle tragedie, deve essere fecondo, deve produrre anticorpi, deve portarci a fare in modo che simili crudeli lacerazioni nei confronti della libertà, del rispetto dei diritti umani, della convivenza appartengano a un passato irripetibile". 

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