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Riservisti, sparata-Pd: "La Gladio della Lega"

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La Lega propone "10mila riservisti sul modello israeliano" e a sinistra gridano, ovviamente, al regime. Con il Pd che addirittura parla di "Gladio leghista", alludendo alla organizzazione paramilitare segreta creata dai Servizi segreti e dalla Cia americana in funzione anti-sovietica durante la Guerra Fredda. Il parallelismo è evidentemente strumentale, ma tant'è.

"Ci mancava la Gladio leghista", recita un post social del senatore del Partito Democratico Filippo Sensi, ironizzando a modo suo sulla proposta di legge depositata alla Camera dal deputato Nino Minardo in cui si prevede di istituire "una riserva militare da mobilitare rapidamente in caso di grave minaccia per la sicurezza del Paese o di stato d'emergenza". Stessa musica da Alleanza Verdi e Sinistra, con la capogruppo alla Camera Luana Zanella che accusa: "Per noi è tempo dei corpi di pace in Italia e in Europa, altro che riservisti agli ordini del governo. Il nostro antimilitarismo ci fa guardare alla proposta della Lega con preoccupazione anche per le questioni interne. Un gruppo armato pronto a sparare agli ordini di un presidente del Consiglio, magari eletto dal popolo come vuole Meloni, è una ulteriore ferita alla democrazia". 

 

 

 

Ma cosa prevede di preciso la proposta di legge leghista? La creazione di una riserva militare, sul modello Usa e israeliano, da mobilitare rapidamente in caso di grave minaccia per la sicurezza del Paese o di stato d'emergenza. Minardo, che è anche presidente della Commissione Difesa di Montecitorio, spiega come la proposta di legge parta dalla presa d'atto che in questo momento "dobbiamo essere pronti a ogni evenienza" e che nel paese "c'è un sentimento diffuso di mettersi a disposizione".

 

 

 

Si tratterebbe di un 'esercito' di 10.000 unità con età non superiore a 40 anni, provenienti "esclusivamente dal bacino dei cittadini italiani che hanno già prestato servizio come 'Volontari in Ferma Triennale' o' Volontari in Ferma Iniziale' e che attualmente sono in congedo". Ciò, viene fatto notare "consentirebbe di selezionare, su base volontaria, personale già formato e addestrato dalle Forze Armate e di fatto idoneo a essere utilmente e rapidamente mobilitato in caso di necessità e urgenza".

 

 

 

A mettere in moto la mobilitazione, ovvero la catena di comando, spetterebbe all'esecutivo: "Il governo - si legge al punto 3 dell'art.1 della norma - può mobilitare la riserva in tempo di guerra e di grave crisi internazionale o in caso di situazioni di grave crisi suscettibili di ripercuotersi sulla sicurezza dello Stato, nonché per la difesa dei confini nazionali". Non solo: "Il governo può, altresì, mobilitare la riserva per adibirla al presidio del territorio, anche in concorso con le Forze di polizia a ordinamento civile e militare, in caso di dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale da parte del Consiglio dei ministri. Resta comunque in capo alle Camere il via libera finale alla mobilitazione, per "autorizzarla o respingerla in tempi estremamente brevi". "La decisione di mobilitare la riserva è comunicata tempestivamente alle Camere, che l'autorizzano o la respingono entro quarantotto ore dalla data della sua formalizzazione", si legge ancora al punto 4 dell'articolo unico. 

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