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Pd, anche i giovani del Pd si scannano tra loro

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Pietro De Leo
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Niente, non c’è verso di cambiare: il Pd è sempre in modalità riunione di condominio. Se il “partito adulto” negli ultimi mesi è stato funestato da divisioni sui territori (i fuoriusciti in Sardegna e a Firenze ne sono un esempio), anche a livello giovanile la situazione non è più rosea, anzi. Ieri, La Stampa ha scritto di un’impasse sul regolamento del congresso nazionale che riguarda il movimento del vivaio dem. Argomento che, dice il quotidiano torinese, è stato di recente affrontato anche da Massimo D’Alema: «se fossi in voi -ha detto durante un incontro a dei giovani militanti presenti in platea- io mi incazzerei, io a 28 anni ero già in direzione nazionale, a voi non fanno fare neanche il congresso». Il tema, però, è capillare. Ecco qui che ieri un angolo di cronaca politica è stato conquistato dal congresso regionale siciliano dei giovani dem. L’assise, che si è tenuta nello scorso fine settimana, ha incoronato segretario un consigliere comunale di Enna, Marco Greco. E vissero tutti felici e contenti? Nemmeno per sogno. Perché gli iscritti di Agrigento, Palermo, Trapani, Caltanissetta, Messina, Catania, Siracusa contestano l’esito del congresso, basandosi su una delibera della commissione nazionale di garanzia del partito. Un provvedimento, dicono i giovani “ribelli”, il quale «fa emergere tutto ciò che da settembre 2023 denunciamo: dal tesseramento online risultano 120 iscrizioni anomale alla Giovanile, quasi il 15%. A queste si sommeranno le cartacee, non controllate e in cui sembra ci siano tantissime ulteriori irregolarità».

Quella delibera, inoltre, aveva indicato ciò che doveva esser fatto per indire il Congresso, ovvero «la revisione dell’anagrafe online con l’esclusione delle 120 iscrizioni anomale segnalate; la comprovata verifica e certificazione del tesseramento cartaceo; l’eventuale conseguente nuova determinazione del delegati congressuali».  Dunque, evidentemente secondo chi protesta questa procedura non sarebbe stata rispettata. Il diretto interessato, però, prova ad andare oltre. «Non commento notizie prive di fondamento veicolate strumentalmente. So soltanto che l'unione regionale dei Giovani Democratici è unita, ha celebrato oltre 50 momenti congressuali molto partecipati in cui il documento politico è stato votato all’unanimità -dice Greco- In un'organizzazione di oltre 2000 iscritti, è fisiologico che ci sia una piccola minoranza. Anche a loro dico che le porte dell'organizzazione sono aperte e che sarò anche il loro segretario perché i miei avversari sono fuori dal Partito, non dentro».

 

 


In realtà, però, c’è un altro esponente che si affianca ai contestatori. Si tratta di Paolo Romano, consigliere regionale Pd in Lombardia e candidato al congresso nazionale. Che va giù duro: «L’ultima delibera della commissione nazionale di Garanzia del PD sul congresso siciliano fa emergere dati preoccupanti: quasi il 15 per cento delle iscrizioni, una parte enorme della platea online della regione Sicilia usate per il congresso locale, sono state dichiarate totalmente illegittime. I cartacei purtroppo testimonieranno una situazione ancor più grave: non sono mai stati pagati e sembra che in molti manchino i dati essenziali al tesseramento, rendendoli nulli. Di fronte a una cosa così andrebbe annullato tutto».  Poi spiega altri aspetti procedurali interni, e chiude denunciando «un congresso ad personam che ha del vergognoso». Ora, risparmiamo al lettore altri particolari procedurali. Basti considerare che la politica giovanile dovrebbe essere il respiro delle idee e degli ideali. Nessuno nega che i protagonisti di questo duello li abbiano. Ma di certo stanno sullo sfondo, e molto, rispetto alla battaglia sulle norme e alle recriminazioni formali. Un contagio di quella malattia, ben nota, che il Pd “dei grandi” manifesta ogniqualvolta deve darsi un leader. 

 

 

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