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Giuseppe Conte si smarca sulla Rai? Chi debutta a Viale Mazzini: tutto torna

Giuseppe Conte

T.M.
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Giuseppe Conte sulla Rai si smarca. Del resto l’ex avvocato del popolo guida in partito - il M5S - che ieri sera ha assistito al debutto, su RaiTre, del programma La Confessione affidato a Peter Gomez, uomo di punta del Fatto Quotidiano, un giornale certo non ostile all’ex premier.

Ma torniamo a Conte. Mentre da sinistra si cannoneggia all’indirizzo di viale Mazzini dopo la nota dell’amministratore delegato, Roberto Sergio, sul “caso Ghali”, ecco che Conte tira un colpo di freno. Anzi, due. A margine della proiezione del film Palazzina Laf (di Michele Riondino), uscendo dalla sala capitolare del Senato il capo grillino ha preso le distanze dal clima che da domenica pomeriggio circonda il capo azienda della tv di Stato. «Credo che ci sia un clima, adesso, di attacchi personali, anche forse di minacce nei confronti dell’amministratore delegato. Questo mi sembra che sia trascendere il confronto di critica legittima».

La distanza dal Pd, che da domenica pomeriggio sta cavalcando la polemica, è evidente. Anche perché sul tema, poco dopo, “fonti del M5S” aggiungono un tassello. Questo: «Se per alcuni esponenti del Pd condannare attacchi personali e minacce è sconveniente e diventa l’ennesimo escamotage per attaccare Conte e fare polemica politica, beh, questa inclinazione si commenta da sola». Un riferimento alle critiche che erano arrivate dal Nazareno all’ex premier. Ad esempio dall’ex Guardasigilli Andrea Orlando, che su X aveva accusato Conte di difendere «l’indifendibile Sergio». E su questo M5S ha trovato sponda pure in Fratelli d’Italia, con Federico Mollicone cha ha invitato la sinistra a «spegnere il fuoco dell’estremismo» sulla vicenda Rai. Secondo punto di attrito tra alleati: la governance di Viale Mazzini.

Anche in questo caso Conte marca la differenza dal Pd. Va bene parlare di riforma, premette, ma «dire oggi a questo governo, dopo che c’è una legge del 2015 voluta dal governo Renzi, che non deve nominare amministratore delegato, presidente della Rai e via discorrendo, è una cosa che non ha senso perché oggi ci sono loro (il centrodestra, ndr), legittimamente votati dagli italiani, e applicano le norme che peraltro ha voluto il Pd». Il riferimento è alla legge approvata in via definitiva il 22 dicembre 2015 dal Senato durante il governo Renzi, allora leader del Pd, che affida a Palazzo Chigi e ministero dell’Economia le decisioni più importanti sulla Rai, a partire da quelle su organi dirigenziali e regole di bilancio. Non a caso Conte la scorsa settimana si è guardato bene dal partecipare al sit in organizzato da Pd, Italia Viva e +Europa davanti al cavallo di viale Mazzini per in nome della protesta contro la presunta “Tele Meloni”. Il leader M5S, oltre all’approdo di Gomez su RaiTre - produzione di Loft, la società del Fatto Quotidiano, e prima puntata con il magistrato Nicola Gratteri e Morgan- vanta anche la presidenza della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. A guidarla, infatti, è la senatrice penta stellata Barbara Floridia, non a caso in prima fila durante il Festival di Sanremo.

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