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Antonio Tajani sulle Europee: "Forza Italia mira al 10%, dove prenderemo i voti"

Francesco Specchia
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Antonio Tajani è un uomo esausto, ma felice. Strattonato nel triplo ruolo di ministro degli Esteri, di presidente e di salvatore di una Forza Italia destinata alla dissoluzione, ha già vinto la sfida. Nella prossima due giorni romana del 23/24 febbraio Tajani, il reggente ora assunto a tempo indeterminato, celebrerà sia il tesseramento del partito a quota 110mila iscritti; sia, soprattutto, il congresso nazionale in un’azzurra unità d’intenti che mai avresti detto.

Caro ministro Tajani, nonostante il pessimismo di molti (noi compresi), Forza Italia vive e lotta insieme a noi. Che congresso sarà ?
«Sarà un congresso all’insegna dell’unità, nel nome e sull’insegnamento di Berlusconi. Non essendoci più la ricerca di un delfino, ci siamo resi conto di essere, tutti noi, l’erede di Silvio, la cui figura resta incommensurabile. Berlusconi era talmente visionario che ha lavorato in un progetto per il futuro di Forza Italia, oltre le divisioni interne che, all’improvviso si sono sciolte come neve al sole, invece di sciogliersi il partito».

 

 

 

E molti di voi questo, Silvio vivente, forse non l’avevano mica capito, dato il formarsi di correnti e controcorrenti interne...
«No, questa cosa non l’avevamo capita: qualcuno preconizzava la fine di Forza Italia, altri se la auguravano. Invece Berlusconi aveva progettato il futuro della sua creatura già dal 5 maggio 2023, ricorda il discorso dall’ospedale? Lì parlava di Forza Italia leggendo il passato in chiave generazionale. E lì abbiamo capito. E tutti sono ritornati alle sedi di territorio, si sono rimboccati le maniche. Un fatto imprevedibile».

Qualcuno dice che il congresso sarà un modo per contarvi. È vero?
«Il congresso sarà tutto tranne che un modo per contarsi. Verranno da tutta Europa: Weber, la Metsola, Lopez, il gotha del Ppe di cui noi siamo la costola in Italia. Il Ppe sarà sempre il primo partito d’Europa».

Ma la domanda fondamentale, nel caso vincesse il centrodestra, è: come farete con le alleanze post-elezioni? Ingloberete i sovranisti o, giocoforza e per realpolitik, tratterete con i socialisti?
«Be’, Io sono il figlio di un’alleanza tra popolari, liberali e conservatori: sono stato eletto Presidente del Parlamento Europeo con quei voti contro la sinistra».

Non era questa esattamente la domanda.
«Con Lega noi stiamo sempre e comunque, ma con Adf e Le Pen decisamente no».

Però Le Pen si è schierata con l’Ucraina, ne ha riconosciuta l’apertura anche Giorgia Meloni.
«È vero che Marine Le Pen si è dichiarata atlantista, ma non basta una semplice dichiarazione. Servono i fatti. E serve un percorso sentito e articolato. Il nostro riferimento in Francia sono Les Républicains».

Da destra-destra qualcuno afferma che lei sia troppo europeista...
«Lo sono fino al midollo, ma al contempo il primo critico dell’Unione, e lo dico chiaramente: il concetto “Siamo in Ue, la va tutto ben madama la marchesa” mi è abbastanza estraneo»

Quali sono i vostri obiettivi in campagna elettorale?
«Gli argomenti sono chiari. Siamo per le privatizzazioni, per una politica estera liberale, per cui non è importante chi fornisca un servizio al cittadino –pubblico o privato- ma come e in quanto tempo lo si fornisce, vale per il trasporto pubblico, per la raccolta dei rifiuti, ecc. Siamo per l’alleggerimento delle pressione fiscale. Siamo per i contratti collettivi e non per il salario minimo».

Poi c’è la questione dell’ambientalismo, sulla cui sensibilità la destra liberale -da Scruton a Montanellivada una solida abitudine. Lei come la pensa?
«Siamo per l’ambientalismo intelligente, non certo quello panteista della Papessa Greta Thunberg e del sacerdote Timmermans: per esempio, per la riqualificazione delle caserme da trasformare in uffici; se l’abbiamo fatto con le chiese va bene anche per le caserme. E per un Green Deal graduale, perché, allo stato dei fatti la rivoluzione verde sta tagliando 70mila lavoratori, e non va bene. Pensiamo anche, al posto del carbone, al nucleare, la forma di energia più pulita, come attestano anche i documenti delle Commissione europea».

 

 

 

Vasto programma...
«La difesa unica europea sarà essenziale; arriverà che non potremo più chiedere agli Usa, impunemente, di toglierci le castagne dal fuoco. E, certo, si devono alzare le spese militari al 2%, tenendo fuori dal computo le missioni in mediorente e in Iraq; e il costo dei nostri militari sono in Africa, in Ucraina, ai confini del Mar Rosso...».

Vastissimo programma. Che risultato contate di ottenere alle Europee?
«Dopo la scomparsa di Silvio - una ferita ancora apertatutti ci davano al 3%, risucchiati dalla tragedia. Invece oggi puntiamo al 10% alle Europee e al 20% alle prossime Politiche. Pensiamo anche al 11-12% alle Amministrative in Basilicata, Abruzzo, Sardegna. L’idea è Franco Battiato».

Come Franco Battiato?
«Per citarlo: vogliamo diventare il “centro di gravità permanente della politica italiana”. Ma, a differenza di quanto dicequalcuno, noi non pensiamo di rubare elettori a Fratelli d’Italia o Lega; in realtà, c’è uno spazio enorme fra la Meloni e la Schlein, e lì noi puntiamo, sempre tenuto conto che viviamo tre guerre e l’economia in crisi (in Italia meno che altrove)».

Non è curioso che dal centrodestra che –soprattuttoda centrosinistra qualcuno oggi commenti: “Però, ‘sto Tajani in fondo è bravo...”? Non si chiede, a volte, dove ha sbagliato?
«(Ride) Perché in Italia non mi conoscevano, io ho lavorato molto all’estero. Ma mi fa piacere lo riconoscano: io ce la sto mettendo tutta. Io sono sempre leale, con un senso dell’onore, acquisito da due grandi maestri: Montanelli e Berlusconi. Poi il riferimento resta la mia famiglia, figli e nipotini compresi».

Si è rivelato inconsuetamente risoluto in molte prese di posizione.
«Io non sono doppio: quello che dico penso e quello che penso faccio, di solito. E ho consolidato in anni – metodo Berlusconi- rapporti amicali coni grandi leader ad alto livello, e voglio che Forza Italia si presenti come forza seria e responsabile per tutti i moderati. Penso che questa cosa passi al pubblico. Soprattutto giovane. Un sondaggio di Masia, ci certifica un aumento esponenziale dei giovani elettori».

Lei ha avuto a Bruxelles un colloquio con la vedova del dissidente Navalny. Che cosa le ha detto?
«È molto preoccupata e provata, ma vuol fare la sua parte contro il regime. Mi ha ripetuto “Putin non è la Russia, e la Russia non è Putin”. Ma guardi, Berlusconi aveva il sogno di fare entrare la Russia nella Nato, ma è rimasto, alla fine, profondamente deluso da Putin». 

 

 

 

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