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Roberto Gualtieri e i Gps? Roma, come butta nei rifiuti altri tre milioni di euro

Chiara Pellegrini
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Impianti fantasma, incarichi irregolari, cassonetti affittati a peso d’oro - addirittura 25 milioni di euro spesi dal 2010, stando alla sintesi stilata dalla Corte dei Conti del Lazio, «per i canoni pagati per l’utilizzazione full service di 28.050 cassonetti, impiegati per lo svolgimento del servizio di raccolta di rifiuti urbani». E poi ancora, assicurazioni pagate per veicoli da rottamare, e ora impianti Gps per il tracciamento dei mezzi e il conferimento dei rifiuti acquistati e mai utilizzati. L’Ama, la municipalizzata capitolina che dovrebbe incaricarsi dei rifiuti urbani, è un colabrodo. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri si affanna attraverso i social a mostrare un volto diverso: l’ultimo video è stato postato solo due giorni fa quando affiancato da un netturbino- ha mostrato ciò che nelle altre città è routine, ma che nella Capitale viene spacciato come evento, cioè la pulizia dei cassonetti. L’innovazione romana è che verranno sanificati «500 al giorno dal centro alla periferia, quattro volte all’anno, su tutto il territorio». Dieci giorni fa sempre Gualtieri era volato a Copenaghen per convincere con un video anche i più scettici che il termovalorizzatore è la soluzione giusta per risolvere il problema rifiuti. Un tentativo di allure europea che Gualtieri tenta di dare alla Capitale, ma che confligge con le grane che Ama partorisce a getto continuo.

L’ultima denuncia è del consigliere di Fratelli d’Italia Federico Rocca, anticipata dal Corriere della Sera. Rocca ha messo in luce come il sistema di monitoraggio dei conferimenti e tracciamento dei veicoli dell’Amaresti di fatto inutilizzato. Nel 2018, quando alla guida del Campidoglio c’era Virginia Raggi, viene aggiudicata una gara da 7,5 milioni di euro, della durata di 60 mesi. Le imprese aggiudicatarie devono fornire cablaggio, installazione di 1.500 dispositivi di rilevamento fissi (i Gps, simili in sostanza ai navigatori delle nostre auto); fornitura di 150 device di rilevamento mobili; realizzazione di una piattaforma web; corsi di formazione per gli addetti alla pulizia e gli operatori informatici; manutenzione. I dispositivi vengono installati a novembre, e sei mesi dopo, il 31 maggio 2019, vengono messi in disarmo.

 

 

Il fatto è che gli operatori ecologici si rifiutano di usarli: manca «un accordo sindacale», tuonano. I netturbini non vogliono essere controllati e dall’utilizzo dei Gps, che monitorerebbero le loro attività, possano derivare provvedimenti discilinati, chissà perché. Finora dall’analisi della documentazione cartacea risulta effettuata l’installazione di 629 dispositivi su 1.500, meno della metà, riporta il Corsera. Quanto all’importo già versato, nella risposta all’interrogazione, il dg di Ama, Alessandro Filippi, chiarisce che «sono stati corrisposti al fornitore 3 milioni e 142mila euro». Ama nel frattempo ha avviato un audit interno per verificare il corretto svolgimento della gara.

 


È poi di ieri la notizia del ritiro della candidatura di Roma a ospitare i Mondiali di atletica. Il Campidoglio, al grido di panem et circenses, si è scagliato subito contro il governo: «Meloni è come Raggi, il no ai Mondiali di atletica da parte della premier e del ministro Abodi ha un precedente nella Capitale paragonabile solo al “no alle Olimpiadi” dell’ex sindaca Virginia Raggi». E ancora: «L’ennesima occasione persa per lo sporte perla Capitale», ha detto l’assessore allo Sport di Roma Alessandro Onorato. In realtà, la Fidal (Federazione italiana atletica leggera) ha preferito sfilarsi dalla candidatura perché «mancavano i requisiti minimi», vale a dire le garanzie economiche. Il ministro per lo Sport Andrea Abodi ha chiarito che «il governo ha fatto tutto il possibile, anche chiedendo a novembre dello scorso anno alla Fidal di predisporre un business plan, documento che forse sarebbe servito ben prima, ed è stato presentato il 24 gennaio. Con tutta la buona volontà, in una fase così delicata per il nostro Paese è risultato impossibile trovare le garanzie pubbliche necessarie perla copertura degli 85 milioni di euro richiesti, su un budget di 130 milioni». Il Campidoglio di ritardi ne sa qualcosa. Come ha denunciato il capogruppo della Lega in Campidoglio, Fabrizio Santori: alle «porte di un appuntamento importante come l’Anno Santo, non sono stati stanziati i fondi nel piano degli investimenti per 100 progetti Pnrr, e ora si corre ai ripari con una variazione di bilancio di ben 177 milioni».

 

 

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