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Sardegna, scarto ridotto: Todde teme il ribaltone

Pietro De Leo
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I colpi di scena, se saranno, lasciamoli al destino e al pallottoliere. E però c’è un dato che da numerico sta già diventando politico e riguarda le elezioni in Sardegna. Avevamo lasciato l’aritmetica premiare Alessandra Todde, deputata del Movimento 5 Stelle e candidata presidente in alleanza con il Pd, per appena 2615 voti su Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, esponente di Fratelli d’Italia, in corsa con il centrodestra. I partiti del centrodestra, però, sopravanzavano nel risultato rispetto al “campo largo”. A contorno di tutto questo, Libero aveva anche raccontato che, in una estenuante epica dei ritardi, c’era circa una ventina di sezioni che, dopo un giorno e mezzo, ancora non avevano ultimato lo spoglio. Perciò le operazioni erano state trasferite, come da prassi, nelle commissioni circoscrizionali dei tribunali di Cagliari e Sassari. Sembrava un dato più di colore che altro. Invece questo lavoro di scrutinio sta restituendo, almeno al momento, una storia un po’ diversa: il margine tra Todde e Truzzu si riduce. Sul “quanto” si riduca è il busillis di queste ore che sarà sciolto soltanto a spoglio ultimato.

Ieri, durante il suo tour elettorale per le regionali in Abruzzo, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha affermato come i voti di differenza dovrebbero essere «più di 1600». Lo staff di Alessandra Todde traccia un conteggio preciso di quelle sono le sezioni scrutinate tra quelle mancanti («si dovrebbe chiudere domani sera»). In una nota scrivono «ci sono 1048 voti di cui 450 per la Todde: numeri che rendono impossibile il ribaltone».

CALMA E GESSO
Ora, al di là del ribaltone o meno, c’è una questione riguardante lo scarto, che se fosse troppo risicato potrebbe legittimare pienamente la richiesta di un riconteggio da parte di chi ha perso. Spiega bene, in un colloquio con l’Adnkronos, il deputato sardo di Fdi Salvatore Deidda. «Siamo convinti che in base al risultato delle sezioni rimaste ancora sospese e tenendo conto anche delle schede contestate e di quelle nulle, il vantaggio della Todde potrebbe assottigliarsi a circa 600-800 preferenze». Dunque «in base ai verbali e ai dati delle sezioni scrutinate, valuteremo il da farsi, ovvero se fare ricorso e ottenere il riconteggio». Perciò, calma e gesso, aspettare la fine delle operazioni per poi valutare le iniziative -eventualmente- da intraprendere. La conferma arriva perfino dal Canada, dove il numero uno di Fdi, Giorgia Meloni, è chiara: «Si sta assottigliando parecchio lo scarto, le cose sono andate meno peggio di quanto si pensasse. Poi valuteremo se è il caso di andare a verificare».

L’esponente della lista Alleanza Sardegna- Partito Liberale Italiano aggiunge un passaggio ulteriore: «Il centrodestra ha già allertato un pool di avvocati che avranno il compito di verificare le condizioni per un eventuale ricorso, che ci sarà eventualmente solo dopo il conteggio operato dalle autorità preposte». La linea rossa per innescare l’azione legale finalizzata al riconteggio (ci sono 30 giorni di tempo dal momento della proclamazione del Presidente della regione e dei consiglieri) sarebbe un margine inferiore ai mille voti.

ACCESSO AGLI ATTI
Intanto, c’è chi una mossa l’ha già fatta. È il candidato di Fratelli d’Italia (non eletto per un a manciata di voti) Andrea Nieddu, sindaco di Berchidda, in Gallura. Ha presentato richiesta di accesso agli atti delle sezioni elettorali della circoscrizione Olbia-Tempio. All’Ansa ha spiegato che «come candidati ne abbiamo diritto. Possiamo esercitare la presa in visione degli atti di seggio. Per ora si tratta solo di una verifica, ma se dovessi avere anche il minimo dubbio che ci siano delle incongruenze, andrò anche oltre passando per le vie legali e la richiesta di visione delle schede». Fin qui la questione di procedure elettorali che tiene con il fiato sospeso. Poi c’è l’aspetto politico. In questi giorni, Pd e 5 Stelle hanno elevato la Sardegna a vessillo di un presunto cambiamento di trend del consenso nel Paese, confidando in un’onda psicologica che possa innescare un effetto contagio anche per l’Abruzzo. Ora, riconteggio o no, già era difficile cogliere nella Sardegna un punto di svolta con 2600 voti di scarto considerando che partiti del centrodestra hanno avuto consenso maggiore rispetto a Pd-5 Stelle. Figurarsi se il dato finale dovesse sancire un margine infinitesimale. Certo, quanto accaduto non lenisce le responsabilità del centrodestra nella gestione del dossier elettorale sull’isola. Ma raccontare la favola del «vento che cambia» con questi numeri va oltre la propaganda, sconfinando nella mistificazione. 

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