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Puglia, scandalo per la giunta Emiliano: ecco chi paga la festa gay

Annarita Digiorgio
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Michele Emiliano finanzia con i soldi dei pugliesi (oltre cento mila euro) un festival lgbt. E di questo non ci meravigliamo, con un’amministrazione abituata allo sperpero. Il particolare è che stavolta i soldi per organizzare il festival arcobaleno vanno direttamente al presidente del Pd regionale. Nonché consigliere personale di Emiliano per l’attuazione del programma: l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista Titti De Simone. Già pagata con 65 mila euro l’anno dei pugliesi, per far parte dello staff di nomina diretta del presidente Emiliano.

La notizia è stata data dal giornalista Massimiliano Scagliarini su La Gazzetta del Mezzogiorno. E subito commentata dai consiglieri regionali di Fratelli d’Italia: «E così a carico dei pugliesi non abbiamo solo l’indennità che Titti De Simone percepisce, ma anche altri 115mila euro per il festival lgbt». Il festival arcobaleno si chiama “Sherocco”, ed è organizzato dall’associazione “Fuoriluogo” che ha sede legale nella casa della moglie di Titti De Simone, che con lei risulta tra le coordinatrici dell’evento che da tre anni si tiene ad Ostuni, la Bologna di Puglia. La stessa del direttore del museo civico che aveva pubblicato la foto del presidente Meloni a testa in giù.

 

 

Come si legge sul sito, “Sherocco è uno dei principali festival dei diritti e delle culture LGBTQIA+ italiani, che gode di numerosi patrocini e riconoscimenti nazionali e internazionali ed è sostenuto da Regione Puglia e Comune di Ostuni”. Ma nonostante la legge lo preveda, né sul sito della Regione né su quello del Festival sono pubblicati i riferimenti ai 115 mila euro che prende tramite Teatro Pubblico Pugliese e Puglia Promozione. Mentre alla voce partnership compaiono enti privati, e una lista di finanziatori a titolo personale. A novembre 2021 l’Associazione di promozione sociale Fuoriluogo si è iscritta al registro regionale del Terzo settore, e solo sei mesi dopo è riuscita a ottenere questi importanti finanziamenti regionali. Mentre magari migliaia di altre associazioni, senza i giusti contatti, non riescono ad avere questo privilegio.

Titti De Simone, ora presidente del Pd puglia, nel 2001 fu eletta deputata alla Camera con Rifondazione Comunista nella circoscrizione Campania. Ed è stata parlamentare fino al 2008. Nel 2014 venne scoperta da Michele Emiliano, allora sindaco di Bari, che, senza alcun legame con la città, la nominò assessore al Patrimonio e ai Servizi Demografici. L’anno dopo entrò a parte del suo staff per la candidatura alla Regione, come organizzatrice delle Sagre del Programma. Eletto Presidente, Emiliano la nominò Consigliera politica per l’attuazione del Programma. Un incarico da 65 mila euro l’anno. Quindi da quasi nove anni Titti De Simone costa ai pugliesi 585mila euro. Nel 2022 si iscrive al Pd per sostenere la candidatura di Elly Schlein al congresso e diventa presidente del pd pugliese. De Simone, alla domanda di Scagliarini circa un possibile conflitto di interessi, ha risposto che «è tutto a titolo gratuito, stiamo parlando di un progetto culturale senza scopo di lucro con una forte valenza sociale. La mia storia politica di attivismo è sui libri. È uno dei festival più prestigiosi a livello internazionale. Non capisco il caso che si vuole fare».

 

 

Eppure immaginiamo che con questi 115 mila euro la coordinatrice del festival per organizzarlo scelga, e paghi, ditte, professionisti e maestranze con partita iva che per natura sono a scopo di lucro. Come nota la Gazzetta del Mezzogiorno «è tutto perfettamente legale. Ma anche in questo caso c’è un enorme corto circuito tra la politica pugliese e i finanziamenti pubblici destinati al sistema della cultura, da un ventennio gestiti con logiche che rasentano il clientelismo». La sintesi la fa Mario Conca, ex consigliere regionale fuoriuscito dai 5stelle: «Se è reato pagare i voti con soldi propri, non dovrebbe essere penalmente più rilevante ripagare il consenso e il sostegno elettorale con elargizioni, incarichi e nomine fiduciarie pagate con soldi pubblici?».

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