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Michele Emiliano scaricato da Vendola, Fratoianni e Cuperlo

Alessandro Gonzato
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Era scatenato, Michele Emiliano, come il “Toro” Jake La Motta, boxeur interpretato da Robert De Niro. Era scatenato fino a sabato, il governatore pugliese, che non è un peso medio. Emiliano ha la stazza del massimo. Ora però, dopo che ha messo in piazza i suoi incontri veri o presunti coi familiari del boss di Bari vecchia - incontri a cui avrebbe partecipato, ma chissà quante altre versioni darà, anche il sindaco Antonio Decaro - l’Emiliano già picchiato come un punching ball dal centrodestra viene preso a cazzottoni pure da molti compagni di sinistra. Toro scaricato. I primi colpi al corpulento governatore li ha assestati il suo predecessore, il Nichi Vendola presidente di Sinistra Italiana, il quale è un peso mosca ma si è impegnato: «Ha fatto un danno, ha sovrapposto un racconto alterato a tutta la città di Bari». Poi il Vendola furioso, guantoni e pantaloncini arcobaleno, ha svelato un aneddoto: «Mi ricordo quando nel 2012 arrivò il presidente della Repubblica, furibondo con Emiliano, il quale aveva appena dichiarato che c’era un patto tra Pd e Pdl, tra sinistra e destra, per dare un salvacondotto a Berlusconi, e che questo patto era benedetto dal Quirinale. La reazione di Napolitano? Il gelo...».

L’AMICO DI ABOU
Il segretario di Sinistra Italiana è Nicola Fratoianni, il padre putativo di Aboubakar Soumahoro, assieme ad Angelo Bonelli. Ieri anche Fratoianni ha scaricato Emiliano: «Se è come dice Decaro, il quale sostiene che l’incontro non c’è stato, allora no, Emiliano ha fatto male. E se poi il governatore stesso ha confermato di aver ricordato male, beh, allora ha fatto doppiamente male». Salirà sul ring con gli stivali di gomma anche Soumahoro? Vedremo. Intanto il commento di Gianni Cuperlo, deputato dem, è impietoso: «L’episodio che Emiliano ha voluto ripetere sabato davanti a migliaia di cittadini è inaccettabile, e penso sia giusto che il mio partito prenda con chiarezza le distanze. Le ragioni che hanno indetto il presidente della Puglia a quella scelta», ha continuato Cuperlo, «le ignoro e mi paiono persino un problema secondario. Ciò che resta, al di là dell’episodio, è un’idea del potere che Emiliano e le persone anche del Pd a lui più prossime hanno coltivato negli anni, una pratica denominata della trasversalità, ma che nella sostanza ha coperto a volte vere e proprie azioni di trasformismo a mio avviso incompatibili con quel rinnovamento della politica e del Pd che dovremmo sempre coltivare e praticare».

 

 

Per Cuperlo questo «rinnovamento» starebbe provando a incarnarlo la Schlein. E che rinnovamento, signori... Attenzione: è in arrivo un altro gancio sinistro... «Nel suo incredibile comizio», ha tuonato il senatore renziano Enrico Borghi, «Emiliano evidentemente ci ha tenuto a far sapere che da quelle parti comanda lui e non il sindaco. A Bari, come direbbe Bruno Pizzul, sono saltati tutti gli schemi». Per commentare i pugni però servirebbe Rino Tommasi. «Emiliano ha sbagliato», ha dichiarato Alessandro Alfieri, componente della segreteria del Partito democratico. «Ha sbagliato a dire quelle cose, mi sembra evidente. Penso che si sia reso conto di avere sbagliato. Il Pd pugliese e di Bari avrà la possibilità di dimostrare con la propria storia e il lavoro che noi siamo dalla parte della legalità».

 

 

IL RICONOSCIMENTO
Anche Emiliano ha dato un pugno, ma a Decaro: il sindaco di Bari- era trapelato venerdì prima del patatrac - era secondo nella circoscrizione Sud nella lista del Pd per le elezioni europee di giugno. Le parole del governatore pugliese hanno rischiato di far saltare tutto, e l’eventuale scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Bari (stavolta Emiliano non c’entra) poteva e potrebbe essere un macigno sulla campagna elettorale del sindaco. Sennonché la segretaria del Pd, ieri sera a “DiMartedì”, su La7, ha confermato la candidatura, anzi le candidature: «Abbiamo chiesto a Lucia Annunziata di guidare la lista del Pd al Sud, non solo perché è una figura di grande valore per il lavoro che ha fatto da giornalista per tanti anni, ma soprattutto perché ha una grandissima conoscenza della politica estera e internazionale, e oggi con due guerre che ancora minacciano la pace e la sicurezza nel mondo, abbiamo bisogno di figure competenti. Il numero due», eccoci, «sarà uno dei più bravi sindaci d’Italia che ha contribuito con la sua amministrazione alla rinascita della sua città: sto parlando di Antonio Decaro». Per il sindaco un bel premio, insomma. La Schlein ha parlato anche di Emiliano? Sì, con tre giorni di ritardo: «Io non avrei detto quelle parole... Probabilmente è stata sbagliata la modalità». Ah: la modalità.

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