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Ilaria Salis candidata col Pd? Il rifiuto del papà a Schlein e compagni

Francesco Storace
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Andare in Ungheria a spaccare le teste e ritrovarsi poi al Parlamento europeo potrebbe essere un sogno: e se poi non ce la fa? “Povera” Ilaria Salis, che ora deve aggiungere un’angoscia alla prigionia che sta scontando nel paese magiaro per reati abbastanza gravi.

Perché nel Pd, tra le varie bande correntizie, si è aperto un bel dibattito. Proporre per Straburgo la detenuta eccellente di Budapest per darle l’immunità parlamentare e tirarla fuori dal carcere: come un galeotto qualsiasi, insomma, che sia meritevole di tanta protezione. Sotto sotto è la Schein che ci sta provando, anche se poi dovrà spiegarlo alle donne del Pd che già mal sopportano la corsa in lista della leader. Ci manca pure Ilaria Salis. Ma poi, chi se la carica per le preferenze necessarie? Dice bene stavolta il padre: «Se Ilaria non viene eletta, la massacrano».

 

 

 

Verrebbe quasi da solidarizzare se tutto questo non fosse farsesco. È Nicola Zingaretti quello che lancia il sasso, stavolta senza nascondere la mano. Anzi, con una certa dose di faccia tosta: «Quello che sta passando Ilaria Salis», dice l’ex segretario del Pd, «è una vergogna, e facciamo bene a tenere alta l’attenzione denunciando l’oscena subalternità del governo. Per quanto riguarda la candidatura è una valutazione che spetta a lei, alla sua famiglia e al gruppo dirigente del Pd: tutto il resto è rumore di fondo. Perché si tratta di una situazione delicata, da trattare con prudenza e non gettare nel tritacarne. Io non so cosa possa comportare la candidatura perla sua situazione, ma se può esserle utile mi chiedo: perché no?».

 

 

 

Magari Zingaretti farebbe bene a leggere le parole di un’altra autorevole esponente del suo partito, Irene Tinagli. Come bruciare quella candidatura? Prendendola alla lontana: «Non ci dimentichiamo che in gioco c’è il futuro dell’Europa, la prossima legislatura sarà costituente, si parlerà di riformare i trattati, rafforzare il bilancio europeo, della sicurezza, di politica industriale. Temi molto importanti che richiederanno una rosa di competenze. Scelga la segretaria dove andarle prendere, ma deve essere una squadra forte e incisiva», e magari non esattamente in una cella di Budapest...

A richiamare il Pd alla realtà è il titolare della Farnesina. «È un grave errore trasformare la vicenda Salis in una vicenda di tipo politico mentre è una vicenda puramente giudiziaria. Diventa uno scontro politico, perché lei è una militante di estrema sinistra, sono andati lì tutti i parlamentari di sinistra, di estrema sinistra. Tutta questa politicizzazione non aiuta la concessione degli arresti domiciliari a Ilaria Salis e il possibile ritorno in Italia». Antonio Tajani lo ha detto a Quarta Repubblica su Rete4. «Noi», ha spiegato il ministro, «abbiamo fatto tutto quello che potevamo, la nostra ambasciata ha fatto un lavoro straordinario. Il padre può dire quello che vuole. Io mi attengo ai fatti, lui legittimamente può chiedere di più. Io mi auguro che le parole del capo dello Stato aiutino a convincerlo più di quello che abbia fatto io o il presidente del Consiglio».

 

 

 

Ma il Pd ormai pare sempre più un partito disperato, che pare non rendersi conto del rischio di una deriva modello “potere al popolo” che certo non fa bene alla sua immagine. Ma se la Schlein lo desidera, la strada questa è. E nessuno potrà togliere dalla testa alla pubblica opinione che per il “nuovo” Pd l’antifascismo militante è l’obiettivo di una sinistra sempre più vocata all’estremismo...

Ed è proprio il padre di Ilaria Salis, Roberto, a gettare le carte in tavola su quanto è imputato a sua figlia. Per lui – lo ha scritto a Repubblica in risposta a Furio Colombo – «Ilaria ha ragione: non si può stare a guardare questi tentativi di riesumazione dell'ideologia nazista o fascista, bisogna darsi da fare perché l’Unione europea renda intollerabili nel suo territorio queste manifestazioni. Ilaria è fatta così». E quindi botte da orbi a chi sta dall’altra parte.

Ma sì, portiamola pure in Europa. Dopo la stagione di Toni Negri arriva quella di Ilaria Salis: da Roma a Strasburgo. Poi dicono che non li devono legare, con le bizzarre idee che si impadroniscono di loro. Almeno la famiglia di Ilaria può avere l’alibi di vivere un momento difficile, perché la galera non piace a nessuno. Ma che il Partito democratico debba provocare una specie di conflitto per conto terzi con quello che comunque resta un paese membro della ue – l’Ungheria – con una giurisdizione autonoma rispetto al potere legislativo, è davvero roba da non credere.

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