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Repubblica come il Pd, Cheli: "Palese occupazione della Rai del centrodestra"

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Dopo il Pd, è il quotidiano di riferimento del Nazareno, la Repubblica, a scendere pesantemente in campo contro la Rai, il Tg1 e il centrodestra. 

Nelle ultime ore i dem hanno vivacemente protestato perché il telegiornale della rete ammiraglia ha "osato" affrontare il tema politico di queste settimane, vale a dire le inchieste sui possibili casi di corruzione elettorale che stanno interessando il Partito democratico e il centrosinistra a Bari e a Torino. Quando si parla di "bavaglio", insomma. 

Ora il quotidiano diretto da Maurizio Molinari e controllato dal gruppo Gedi di John Elkann, proprio come il "gemelllo" La Stampa, rincara la dose ospitando una durissima intervista di Enzo Cheli, ex vicepresidente della Consulta e per 7 anni alla guida dell'Agcom, che parla di un "palese processo di occupazione del servizio pubblico" da parte del governo e della maggioranza. 

 

 

 

"Si sta portando a compimento un processo di occupazione del servizio pubblico e del mondo della comunicazione che è già visibilmente avviato", le parole di Cheli riferendosi nello specifico all'emendamento della maggioranza sulla par condicio in vista delle prossime elezioni. 

"Lo scopo della proposta è chiaramente quello di mascherare la comunicazione politica della maggioranza in una istituzionale e governativa. Le due categorie, ai fini della par condicio, sono ben distinte - prosegue -, perché la prima richiede un confronto paritario tra le diverse posizioni politiche, mentre la seconda si deve rigorosamente limitare a offrire notizie oggettive sul lavoro che le istituzioni e il governo stanno svolgendo". 

 

 

 

Cheli parla poi di "altri due preoccupanti tentativi di aggiramento della par condicio. Il primo è quello di trasmettere su Rainews i comizi in diretta, fuori dall'informazione dei Tg. Ed è evidente che ciò può favorire la maggioranza". Anche se non appare, onestamente, così evidente l'effetto pro-centrodestra.

 

 

 

Tuttavia secondo l'ex capo dell'Agcom "non è normale" che la Rai condivida preventivamente tutto questo e per questo "si impone una riflessione seria su come il servizio pubblico, specialmente nel campo dell'informazione politica, debba funzionare".

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