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Vito Bardi, "il campo larghissimo l'ho fatto io": la confessione a 7 giorni dal voto

Francesco Specchia
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 «Generale, queste cinque stelle/’Ste cinque lacrime sulla mia pelle». Ad ascoltare la ballata di De Gregori, il generale di Corpo d’armata Vito Bardi, 72 anni - divisa della Guardia di Finanza cucita sottopellepotrebbe leggerci una metafora pentastellata della crisi del centrosinistra. Ma, da Presidente della regione Basilicata proiettato verso la riconferma elettorale, preferisce non polemizzare. E dedicarsi al suo motto preferito «lavorare, lavorare, lavorare»...

...Che detto così, caro Presidente Bardi, perdoni, la fa più assomigliare a un imprenditore di Monza che allo storico meridionalista GiustIno Fortunato. Eppure i sondaggi la premiano, ed è riuscito a portarsi dalla sua anche Renzi e Calenda. Come ha fatto?
“Be’. Rispetto a cinque anni fa il clima è perfino più entusiasta. Potremmo dare l’esempio anche a Monza. C’è stata, nel sostenermi, la convergenza con Renzi e Calenda e la coalizione si è estesa: significa che se la sinistra tenta il campo largo noi l’abbiamo fatto larghissimo. La differenza è che loro basano tutto sulla critica (è facilissimo) ma senza proporre soluzioni. Ovvio che poi la gente capisce e, dal 2019, piazza il centrodestra –la prima volta dopo 40 anni di Dc e sinistra- al governo delle Regione».

 

 

 

Ribadisco: come ha fatto ad attrarre a sé Renzi e Calenda, i loro voti e il loro ego?
«Attraverso un semplice scambio di programmi e il dialogo su cose fondamentali: sanità, rilancio delle infrastrutture in una regione che ne ha sete, energia. In questo caso, col ministro Fitto, poco fa, parlavamo dello stanziamento di 1 miliardo di euro di patto di coesione, con 250milioni dedicate alle infrastrutture: dai collegamenti di Matera con la transcollinare alla galleria di Pazzano. Ma soprattutto dobbiamo impostare perlomeno lo studio di fattibilità di 70/80 di milioni per l’Alta velocità della regione, sennò entro vent’anni la Basilicata diventerà un enclave completamente isolato».

Cioè: il suo campo larghissimo è tutta una questione di treni in orario?
«Non banalizzi. Ma aggiunga pure il turismo. Considerando che Matera è esplosa col 40% in più di visitatori stranieri, dobbiamo ora concentrarci sul resto del territorio da valorizzare. Abbiamo dei borghi bellissimi come Irsina, Castelmezzano o Pietrapertosa dove creare delle strutture che impediscano il solo turismo mordi-e-fuggi».

Su Pd e M5s lei ha twittato: «non si è mai assistito a uno spettacolo più indecoroso: bruciare candidati per mettere le mani sul potere».
«Confermo. Prima c’è stato un autocandidato, Chiorazzo; poi è venuto quell’oculista molto bravo che non sapeva non solo di essere stato candidato, ma contattato; poi un altro e infine Marrese, presidente della Provincia di Matera. C’è molta confusione sotto quel cielo. Credo che, tra i loro elettori, più d’uno si volterà da questa parte, anche per una questione di compensazione».

Compensazione ideologica, intende?
«Sono un uomo del fare. Intendo “compensazione ambientale”, ossia quel bonus scaricato direttamente dalla bolletta idrica e del gas per una trentina d’anni, che arriva dai ristori delle compagnie petrolifere che estraggono qui gas o petrolio (a Viggiano abbiamo la seconda produzione europea su terra, operano tre compagnie tra cui Enel e Total: c’è un immigrazione al contrario). Abbiamo fatto in modo che la popolazione residente avesse, di fatto, gratis l’energia».

Prima di trovare l’accordo sulla sua candidatura-bis, il viceministro Cirielli (FdI) dichiarò di volere un meloniano al suo posto. Tajani rispose: «In Basilicata dove lo trovi un altro Bardi?». Forza Italia ora è all’8% e lei ancora qui. Come lo spiega?
«Ringrazio Tajani. Il risultato di Fi sta nella capacità di Silvio Berlusconi di unire il partito anche da morto, imprimendo a tutti noi la voglia di continuarne il progetto. E lo scontro con Cirielli si è scontrato con la realtà, un po’ per non svilire i risultati che ho ottenuto al primo mandato. Un po’ proseguirli: per esempio il piano sanitariointerrotto col Covid- si rimodulerà sulla medicina territoriale: con una serie di front office, di presidi di territorio fatti di medici e infermieri di famiglia».

 

 

 

Prima di lei la Basilicata era conosciuta per i sassi, il Cristo di Pasolini e l’Amaro Lucano. Ora è terra di sviluppo industriale e capitale europea della Cultura. Una rinascita come quella pugliese. Ora, le capita di pensare alle inchieste di Bari sulla giunta Emiliano?
«Se è per questo, ho proposto a Fitto anche le Zes culturali, le zone economiche speciali dei fondi per la cultura di territorio. Su Bari la situazione non è nuova. Ma più di un codice etico di partito serve un codice etico personale. La questione morale è da recuperare; ma ciò detto, Michele Emiliano è persona seria. Quel che è successo alla sua giunta potrebbe succedere a chiunque di noi».

Sta trattando l’argomento con la cautela che si adotta con la nitroglicerina...
«Sono pratico. Non mi sento troppo di speculare sulla faccenda. Noi, in Basilicata, per ora, pure essendo circondati da ‘ndrangheta, Sacra corona e camorra, stiamo messi abbastanza bene...».

È d’accordo con l’autonomia differenziata?
«Mi fa sorridere la sinistra che critica l’autonomia regionale dopo averla introdotta nel Titolo V°. Mala questione meridionale è antica. Sono convinto che l’autonomia differenziata possa fare bene al sud, a patto che ci siano condizioni economiche uguale. È vero che i Lep sono stati approvati ma bisogna vedere da dove si prendono le risorse per finanziarli».

Lei resta un militare, un servitore dello Stato. Questo le è servito in politica, come è successo al suo collega Figliuolo? Cosa pensa, invece, della candidatura alle Europee –possibile- del suo collega Vannacci?
«Per 45 anni io ho fatto il militare. Mi è servito in Regione per applicare le tecniche di organizzazione, di controlli e soprattutto di dialogo con le persone: il valore del capitale umano. In politica volevo solo fare qualcosa per la mia terra. Su Vannacci non vedo contraddizioni, ma temo che debba prima lasciare la divisa...».

E quando lascerà lei l’incarico?
«Ho 72 anni. Con molta probabilità mi dedicherò alla famiglia: figli (uno e ufficiale della Finanza, l’altro cardiologo, ndr) e nipotini...». 

 

 

 

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