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Antonio Scurati e il fascismo: "E' già qui, il prossimo governo anche peggio"

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Un lungo applauso, poi via alle sparate politiche contro il governo. Dopo la "Repubblica delle Idee" a Napoli, Antonio Scurati arriva a Milano alla fondazione Feltrinelli per arringare il pubblico accorso per il dibattito "Come sta la democrazia". Risposta dello scrittore protagonista della censura-non censura a Che sarà su Rai 3, sabato sera? Male, ma forse andrà peggio.

"Non aspettatevi da domani la verifica di ciò che è ancora vivo del fascismo - ha detto l'autore della trilogia di M su Benito Mussolini - perché è già qui in tante piccole e grandi cose comprese quelle che mi hanno riguardato", ossia il caso del monologo sul 25 aprile che non ha letto nella trasmissione condotta da Serena Bortone (ci ha pensato lei, però) e che sarà recitato giovedì in molte piazze italiane. Scurati, per la Festa della Liberazione, sarà invece in corteo a Milano, come da tradizione.

 

 

 

"Un primo bilancio provvisorio della democrazia? Non so se augurarmi che sia provvisorio perché il prossimo rischio di essere anche peggio di questo", è la sua profezia che inevitabilmente tira in ballo Giorgia Meloni. "Non torna più il fascismo delle camicie nere con il manganello, non verranno più a bussare alle porte. Quello che doveva tornare è già qui, oggi, ieri. In tante piccole e grandi cose". Il fascismo oggi, aggiunge, va visto come "eredità di lungo periodo che è pericolosa per la democrazia che deriva da altre caratteristiche del mussolinismo e viene mutuato dal populismo". "A cominciare dal primo assunto del capo populista che dice: 'Il popolo sono io'". "E allora a cosa serve il Parlamento? È vecchio, pletorico, decrepito, corrotto, inetto". "Tutti i populisti, di destra, centro e sinistra esercitano, nella fase movimentista, una virulenza polemica anti-parlamentare". Ma il problema è solo la destra.

 

 

 

"Credo che l'Italia non abbia mai attraversato il fantasma del fascismo e che abiti ancora il nostro presente, la casa della democrazia moderna, in forma più ampia, e meno appariscente di chi fa saluto e festeggia, meno orripilante, ma più diffusa". "C'è una certa deriva fascistoide, non fascista", conclude riferendosi alla sua vicenda personale.

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