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25 Aprile, bruciata la foto della Meloni e botte alla brigata ebraica: 9 denunciati

Alessandro Gonzato
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Violenti di seconda generazione. Forse di terza. Stavolta le bande di nordafricani che terrorizzano Milano hanno picchiato gli “Angeli della città”, i “City Angels”, i volontari che ogni notte portano un pasto caldo ai senzatetto e che ieri invece hanno dovuto portare a casa la pelle. Si erano offerti di scortare la “Brigata Ebraica” durante la sfilata del 25 aprile. «Non è la prima volta, ma quest’anno c’è una tensione diversa», ci aveva detto a inizio corteo Mario Furlan, il fondatore dell’associazione. Abbiamo parlato in corso Venezia, prima del lussuoso quartiere San Babila. Attorno, tra bandiere della Palestina, insulti a Israele e al governo Meloni, i primi avamposti: «Siete complici degli assassini!», «Vergognatevi!». Furlan non sbagliava. Due ore dopo, davanti al McDonald’s di piazza Duomo, ecco l’inferno. La “Brigata Ebraica” e i loro “angeli” rallentano, incolonnaPochi secondi e una quindicina di zucche vuote di origine magrebina li assaltano: «Israele merda!», «Fascisti!», «Nazisti!», «Viva la Palestina!». C’è anche chi grida «Viva Hamas!».

Parte dei volontari, una quarantina, tenendosi per mano cercano di creare un cordone di sicurezza. Non serve. I nordafricani iniziano con gli sputi e passano subito ai calci e ai pugni. I “City Angels”, a mani nude – non hanno funzione di pubblico ufficiale – provano a resistere. Fanno quel che possono. Un delinquente tira fuori un bastone e lo spacca addosso a uno dei volontari. I nordafricani sembrano posseduti: «Venite, venite, vi ammazziamo!». I più violenti sono tre: uno indossa una felpa gialla, l’altro una tuta bianca con borsello a tracolla, l’ultimo una maglietta contraffatta della Juventus. Irrompe un quarto coi capelli all’Ultimo dei Mohicani che si mette a torso nudo e rotea furiosamente le braccia. Arriva la polizia e qualcuno scappa con la complicità di altre teste calde con la bandiera palestinese sulle spalle. Un componente della Brigata mostra una ferita vicino al gomito: «È una coltellata». Potrebbe essere stata anche l’asta di una bandiera, ma non cambierebbe la gravità. Una manifestante viene colpita da una sedia. Un vaso sfiora un altro. Alla fine la polizia ferma dieci persone. Una donna viene deferita per oltraggio a pubblico ufficiale mentre nove giovani nordafricani per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. Tre di questi sono minorenni.

TERRA STRANIERA
In piazza, prima dell’arrivo della Brigata Ebraica, altra tensione: un gruppo di filo-palestinesi cerca di oltrepassare le transenne a protezione del palco. Gli agenti evitano che la situazione peggiori. Prima ancora i fischi all’inno di Mameli e al sindaco Giuseppe Sala. Piazza del Duomo sembra una capitale islamica e islamista: le bandiere della Palestina, decine, garriscono al vento, e la lingua ufficiale non è l’italiano. Le poche parole autoctone sono d’odio contro l’Italia e Israele. Viene srotolata un’enorme bandiera palestinese ai piedi della statua di Vittorio Emanuele II. Altri odiatori bruciano le foto di Giorgia Meloni e Mario Draghi. Sempre davanti al McDonald’s, dov’è scoppiato il finimondo, un nordafricano strappa la bandiera israeliana a una signora, riempie la stella di David di sputi e prova a dare fuoco al vessillo con un accendino, ma non ce la fa. Viene fermato anche un altro ragazzo nordafricano, che all’inizio sembrava far parte del gruppo dei violenti ma si è poi capito che a un certo punto si dimenava per cercare di fermare gli altri. Gli agenti a quel punto l’hanno lasciato andare. «Non volevo questi scontri, queste cose non vanno bene», ha detto ad alcuni cronisti, «non va bene mettere la benzina vicino al fuoco». Torniamo un attimo all’avvio del corteo. «C’è chi vuole cancellare la storia, ma noi non ci stiamo», aveva detto a Libero Davide Romano, il presidente della Brigata Ebraica. «Siamo abituati alle contestazioni, l’importante è che tutto rimanga nei limiti della civiltà. È dal 7 ottobre che siamo sotto pressione, abbiamo dovuto rafforzare la sicurezza nelle scuole dei nostri figli, nelle università, nelle sinagoghe. C’è un clima molto brutto...». Al termine della manifestazione il commento è sconsolato: «Quello che è successo è frutto di mesi di parole malate che portano a comportamenti malati». La giornata dell’odio si chiude all’ora dell’aperitivo quando i militanti anti-occidentali iniziano a lasciare ai turisti una piazza insozzata. Si accendono i lampioni. Le terrazze si animano. Il grido «Assassini!» cede agli spritz. Milano sembra quasi Italia.

 

 

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