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L'Anpi ha tradito il senso del 25 aprile

Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, passata l’effervescenza mediatica costituita dalle feste “comandate” del 25 aprile e del 1 maggio e i fuochi d’artificio finali per la presentazione delle liste, vale la pena mettere in evidenza alcune contraddizioni emerse in questi giorni. Le più macroscopiche sono esplose il 25 aprile. Partiamo da un dato: la Brigata “Massimo Giannini- Lilli Gruber” e la segretaria del Pd Schlein hanno dato al termine “anti fascismo” un valore assoluto, una sorta di cartina di tornasole per la legittimità di qualunque interlocutore, in primo luogo di Giorgia Meloni e del suo partito, Fratelli d’Italia.

Ciò detto è emerso a sinistra la più incredibile delle contraddizioni. Per chi, compreso il sottoscritto, si pone sul terreno classico dell’antifascismo, senza oltranzismo alcuno, il 25 aprile è per eccellenza la giornata che celebra la vittoria della Resistenza italiana degli eserciti angloamericani con l’appendice costituita dalla Brigata Ebraica e dai Reparti Polacchi. Orbene, purtroppo già da alcuni anni, la Festa del 25 aprile ha avuto una spiacevole deviazione provocata dall’Anpi (associazione che ha storicamente raggruppato i partigiani comunisti) che attualmente, così come la Fiap e altre associazioni dello stesso tipo (non più espresse dai partigiani combattenti), è stata conquistata da una corrente di Rifondazione Comunista che non nasconde due riferimenti fondamentali: la Russia di Putin, tant’è che non ha mai solidarizzato con l’Ucraina, e anzi sostiene il blocco dell’Invio di armi al governo Zalensky e una totale identificazione con le associazioni palestinesi presenti in Italia, da anni inserite nelle celebrazioni del 25 Aprile. Finora le associazioni palestinesi hanno sempre messo in atto violente contestazioni contro la partecipazione della Brigata Ebraica e delle comunità ebraiche nelle varie città ai cortei ufficiali del 25 Aprile.

Questa scelta, fondata sulla violenza, è stata portata alle estreme conseguenze a Milano e a Roma: a Milano sono avvenuti anche scontri fisici perché l’associazione sinistra per Israele, la Brigata Ebraica, la Comunità Ebraica hanno avuto solo la copertura dell’associazione privata degli “Angeli”, i cui esponenti sono stati aggrediti e picchiati dagli squadristi palestinesi e dai centri sociali in assenza della polizia. Le cose sono andate meglio a Roma dove il corteo della comunità ebraica ha potuto usufruire della doppia protezione offerta sia dalle forze di polizia sia da un autonomo servizio d’ordine. Su questo nodo, però, precipita una questione politica e culturale di grande rilievo. L’Anpi si è assunta la responsabilità storica di aver “spaccato” le manifestazioni del 25 Aprile perché da alcuni anni ha operato una inaccettabile forzatura: i palestinesi non hanno nessun titolo per partecipare alle manifestazioni del 25 Aprile sia per il loro attuale antisemitismo, sia perché in quegli anni decisivi (1943-1945) la maggioranza del mondo arabo e i palestinesi erano schierati dalla parte opposta, cioè dei nazisti.

Orbene, questa scelta inaccettabile ha avuto come conseguenza che la comunità ebraica italiana, vittima della Shoah, è stata espulsa o messa ai margini delle manifestazioni del 25 aprile. Avrebbe dovuto reagire proprio chi ha assunto l’antifascismo come cartina di tornasole, cioè il Pd e la “Brigata Giannini-Gruber”: invece c’è stato un silenzio assoluto con le eccezioni di alcuni esponenti del Pd come Emanuele Fiano, Lia Quartapelle, Mariangela Madia e pochi altri. Nessuno ha preso di petto il problema costituito dal fatto che sia per motivi di ordine pubblico, sia per ragioni di decenza, sia per il rispetto dei valori fondamentali dell’anti fascismo per il futuro all’Anpi va sottratto il potere decisivo di gestire la giornata dell’anti fascismo che va messo nelle mani dei sindaci e del ministero degli Interni.

Quanto al dibattito politico culturale sul tema dell’antifascismo, Cacciari ha usato parole di buonsenso: «Basta chiedere alla destra di abiurare. Nella mia vita avrò detto e fatto delle scemenze come tutti. Ma non sono responsabile dei lager di Stalin. Non sento di dovermi pentire per quell’abominio. Così come Giorgia Meloni non è responsabile delle leggi razziali. Non si può chiedergliene conto».

Detto ciò, però non possiamo fare a meno di ricordare anche tre autogoal del centrodestra. Se tu inviti a parlare in tv personaggi come Saviano e Scurati poi la parola gliela devi comunque dare mettendo nel conto che essi “si allargano” dal passato al presente, mettendo nel mirino non solo Mussolini ma anche Giorgia Meloni e magari Berlusconi (per il passato) e Salvini (per il presente). In secondo luogo se inviti ad una manifestazione di partito come è avvenuto a Pescara capi azienda del settore pubblico, devi evitare di chiedere ad essi esibizioni di magliette perché il tutto si traduce in un autogoal. Terzo punto: in Parlamento sia in aula che in commissione il voto è sacro e non può essere ripetuto.

Come vedi, caro direttore, ce ne è per tutti, ma non possiamo sorvolare sul fatto politicamente e culturalmente fondamentale che gli antifascisti per così dire di sinistra non possono sfuggire per il futuro al seguente interrogativo di fondo: è inaccettabile che manifestazioni per il 25 aprile siano dominate dagli antisemiti soi disant di sinistra che escludono da essi le principali vittime del nazismo e del Fascismo, cioè gli ebrei. Su questo punto Elly Schlein dovrebbe dare una risposta inequivocabile non delegando ad altri prese di posizione al limite del grottesco *Presidente ReL Riformismo e Libertà.

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