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Paolo Damilano: "Perché ho accettato di candidarmi con Forza Italia"

Fabio Rubini
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Paolo Damilano, imprenditore piemontese, dopo aver costruito in pochissimo tempo un’espressione civica- Torino Bellissima- che assieme al centrodestra ha costretto il Pd al ballottaggio alle amministrative del 2021, si lancia in una doppia sfida politica. Da un lato la sua Civica appoggerà quella di Alberto Cirio, governatore uscente del Piemonte; dall’altro lui personalmente scenderà in campo nella lista di Forza Italia per le Europee.

Come è nata l’idea di candidarsi?
«Da un discorso fatto per le Regionali e dal buon risultato, il 13%, fatto dalla mia Civica alle Comunali. Da allora il nostro lavoro è continuato in Consiglio e così, quando Cirio si è ricandidato è stato naturale parlarci e unire le forze. Da lì è intervenuto poi Antonio Tajani e abbiamo ipotizzato un mio coinvolgimento diretto. Il tutto nella direzione di allargamento alla società civile intrapreso dagli azzurri. Con la mia squadra ci abbiamo pensato a lungo, poi abbiamo deciso di accettare anche perché con Forza Italia condividiamo gli ideali di moderazione e libertà».

 

 

 

Si fa un gran parlare dell’Europa e della necessità di riformarla. Lei, che è anche un imprenditore, che idea ha di questa Unione europea?
«È un’istituzione che non riesce a trovare unità d’intenti. Il sistema dei veti è un tema che andrebbe rivisto».

A cosa si riferisce?
«Per il Piemonte quella è una filiera importantissima. Le imprese del settore hanno competenze altissime che sarebbero in grado anche di dare il loro contributo ad altri progetti, indipendentemente dal futuro di Stellantis. Ecco, la Ue dovrebbe lavorare per creare nuove possibilità».

Altro tema che sarà al centro delle politiche del prossimo Parlamento Ue è quello dell’agricoltura e delle politiche green. Qual è la sua posizione?
«Io credo che l’Europa non debba mortificare quel comparto, ma anzi aiutarlo in un’ottica di autonomia che il nostro Continente deve avere per poter competere con l’India o la Cina. E questo potrà essere possibile solo se ogni Paese membro sarà messo in grado di esprimere al meglio le proprie eccellenze. E l’agroalimentare per l’Italia è fondamentale. Ma le politiche sin qui adottate sembrano penalizzarci».

A cosa si riferisce?
«Pensi alla normativa sull’alcol. Bisogna assolutamente metterci mano, perché un conto è se si parla di super alcolici, un altro se si parla di vino. Servono regole differenziate, sono due settori che non possono essere messi equiparati. Quello dell’alcol è il chiaro esempio di come l’attuale Europa spesso faccia normative in maniera troppo frettolosa. Come è successo anche per tutte le leggi sul green».

 

 

 

Se verrà eletto come interpreterà il suo ruolo al Parlamento Ue?
«La mia idea è quella che l’europarlamentare debba essere un rappresentante del proprio territorio presso l’Ue, una sorta di agenzia capace di fare da cerniera tra Bruxelles e l’Italia. In questo senso la mia formazione imprenditoriale sarà utile».

Cosa pensa della situazione internazionale?
«Sono ovviamente preoccupato. Però vede, al di la delle mediazioni che dovranno fare il loro corso, io credo che la politica stia sbagliando a polarizzare il dibattito tra chi ha torto e chi ha ragione, senza approfondire le ragioni che sono alla base delle diverse situazioni. In questo modo arrivare a una soluzione condivisa è complicato».

Damilano, lei ha cinque figli. Come vede il ruolo dei giovani in un mondo segnato da tutte queste tensioni internazionali?
«Io credo molto nel diritto dei giovani a protestare. A patto che esso venga esercitato in forme non violente. Il problema è che dopo la Seconda Guerra Mondiale non era mai più capitato che uno Stato sovrano in un’area di pace consolidata, venisse invaso con i carri armati da un altro, così come ha fatto la Russia con l’Ucraina. Questo ci ha fatto capire che quel modello occidentale che avevamo costruito è stato messo in discussione. E in questo i giovani potranno avere un ruolo molto importante. Perché io spero che questa rinnovata voglia di partecipazione giovanile corrisponda a un ritrovato interesse delle nuove generazioni alla politica».

L’astensionismo la preoccupa?
«C’è una grande paura. Per questo dovremo essere bravi a raccontare che queste elezioni sono importantissime per il nostro futuro».

 

 

 

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