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Giovanni Toti interrogato, la memoria ai pm: "Agito nell'interesse pubblico"

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Il grande giorno è arrivato e si è chiuso. Quasi nove ore di interrogatorio e 180 domande da parte della procura. La giornata della verità di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, ai domiciliari con l’accusa di corruzione dallo scorso 7 maggio, è scandita da questi numeri. L’interrogatorio fiume, richiesto dallo stesso governatore dopo aver scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip lo scorso 10 maggio, si è svolto nella caserma della Guardia di Finanza nel porto di Genova.

Toti ha risposto a tutte le domande e ha consegnato ai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, oltre che all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, una memoria di 17 pagine per "spiegare le linee politiche e morali che, da quanto ho assunto l’onore di guidare Regione Liguria, hanno sempre informato l’attività perseguita dalla Giunta regionale nella unica prospettiva di servire il bene e l’interesse comune dei cittadini liguri e delle loro istituzioni: ogni euro incassato è stato destinato alla politica", con tutte le spese tracciabili in ogni momento, ha scritto il governatore.

 

 

Una memoria in cui ribadisce "la ferma volontà di collaborare, con trasparenza ed onestà, alla ricostruzione della Verità nel supremo interesse della Giustizia, per restituire alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la Dignità che ho costantemente cercato di preservare".L’interrogatorio si è svolto negli uffici del Reparto operativo navale, il Roan della Guardia di finanza a Molo Giano. Le domande che i pm gli hanno rivolto, hanno riguardato i capi di imputazione contestati al momento dell’arresto: il presunto voto di scambio e la corruzione. Toti ha spiegato che le sue azioni "(anche quelle contestate) sono state ispirate, certamente dalla giusta attenzione verso le imprese operanti sul territorio, ma nell’unica prospettiva della tutela dell’interesse collettivo e del suo progresso", che "ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati" e che non si è "mai sentito debitore nei confronti di chi aveva contribuito alla mia iniziativa politica". Ora il governatore è intenzionato a chiedere al gip la revoca della misura cautelare dei domiciliari.

 

 

 

 

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